Ai microfoni della Radio Vaticana, il grazie di mons. Bagnasco al Papa e al presidente
Napolitano per la solidarietà dopo le minacce dei giorni scorsi. Il presidente della
Cei ribadisce l’urgenza di un confronto sereno sulla famiglia
Piena solidarietà del Papa al presidente della Conferenza episcopale italiana, mons.
Angelo Bagnasco, dopo le minacce dei giorni scorsi. Ieri, Benedetto XVI ha telefonato
personalmente all’arcivescovo di Genova per esprimergli la sua vicinanza e lo ha incoraggiato
- attraverso un telegramma - a continuare il suo servizio alla Chiesa italiana. Al
presidente della CEI anche la solidarietà del presidente della Repubblica italiana,
Giorgio Napolitano, che ha accolto l’appello del cardinale segretario di Stato Tarcisio
Bertone, alle autorità politiche affinché mons. Bagnasco non venga lasciato solo.
Il servizio di Alessandro Gisotti: ********** “Profondamente
colpito e addolorato”: sono i sentimenti espressi da Benedetto XVI in seguito alle
minacce all’arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco. Intimidazioni che, in un telegramma
a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il Papa definisce “episodi
gravi e deprecabili che turbano la serena convivenza della comunità ecclesiale e civile”.
Il Pontefice rinnova anzitutto la sua “vicinanza spirituale” al presule e assicura
la sua preghiera affinché “possa proseguire fruttuosamente il suo alto servizio alla
Chiesa italiana”. Con “l’aiuto divino e il fraterno sostegno del popolo cristiano”,
scrive il Papa, mons. Bagnasco “continui ad operare per il bene comune difendendo
e promuovendo i valori umani e religiosi senza i quali non è possibile costruire vere
democrazie libere e stabili”. Al presidente dell’Episcopato italiano è giunta anche
la solidarietà del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che in risposta ad un appello
del cardinale Bertone ha assicurato “che l'Italia non lascerà solo” mons. Bagnasco
“di fronte alle inammissibili, vili minacce di oscura provenienza di cui è stato fatto
oggetto”. In un telegramma, Napolitano ribadisce che “occorre garantire il più sereno
esercizio della missione pastorale” del presidente della CEI e “il più pacato, responsabile
e costruttivo dialogo tra la Chiesa Cattolica, la politica e la società civile, in
linea con gli ottimi rapporti che intercorrono tra la Santa Sede e lo Stato italiano”.
Dal canto suo, il cardinale Bertone, in un’intervista al TG2, si è soffermato sulla
solidarietà espressa al presidente CEI: “Io ho percepito una grande vicinanza,
anzitutto, da parte delle autorità religiose, da parte dei confratelli di mons. Bagnasco
e da parte anche delle comunità cattoliche. Anche le autorità politiche, anche i rappresentanti
della cultura e della politica, in generale, hanno dimostrato comprensione della gravità
del problema, ma hanno anche cercato – e penso che sia ciò che dobbiamo fare tutti
– di disinnescare questo potenziale di collera e di contrapposizione, che ha un po’
caratterizzato gli ultimi giorni e le ultime settimane della storia italiana”. E
gratitudine per la “corale manifestazione di incoraggiamento e sostegno” è stata espressa
dalla CEI attraverso il suo segretario generale, mons. Giuseppe Betori. Una solidarietà,
afferma mons. Betori in una nota, che rafforza mons. Bagnasco nella “volontà di continuare
con serenità” nel “compito di servizio alla verità del Vangelo e alla piena dignità
della persona umana e costruzione della convivenza civile”. Parole a cui fa eco la
dichiarazione del direttore della Sala Stampa della Santa Sede. “Non solo non ci si
deve lasciare intimidire in alcun modo dalle minacce, da qualunque parte esse vengano”,
ha affermato padre Federico Lombardi, ma anzi “bisogna cogliere l’occasione per ribadire
l’urgenza di un dialogo sempre più sereno e costruttivo fra la Chiesa, la politica
e la società civile”.
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Dunque, la Chiesa
e il popolo italiano si stringono attorno al presidente della Conferenza episcopale
italiana. Intervistato da Alessandro Gisotti, lo stesso mons. Angelo Bagnasco
esprime la sua gratitudine in particolare al Papa e al presidente Napolitano:
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R.
– E’ stato un momento di grandissima gioia, di sorpresa, proprio perché inattesa questa
telefonata del Santo Padre, che mi ha riempito veramente di gioia e di gratitudine.
Con la sua parola piena di affetto, di attenzione e, allo stesso tempo, di decisa
chiarezza, mi ha confermato di proseguire nel magistero che riguarda anche quei valori
religiosi ed umani, senza i quali non è possibile costruire delle vere e stabili democrazie.
Questa telefonata è certamente motivo non solo di grande incoraggiamento e di conforto,
ma anche di conferma per quello che è il servizio della Chiesa italiana per il bene
di tutti.
D. – Solidarietà le è stata espressa anche
dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Mons. Bagnasco sente questa vicinanza
delle autorità politiche e del popolo italiano?
R.
– Moltissimo. Intanto, appunto, per il segno molto gradito da parte del nostro presidente
della Repubblica, che esprime la solidarietà di tutto il mondo politico, che si è
espresso anche in molti modi in questi giorni e in questi ultimi tempi. In lui certamente
si vede la sintesi più alta e più autorevole. E in lui si esprime anche il popolo
italiano, che si è stretto accanto a me in moltissimi modi e attraverso moltissime
espressioni, a tutti i livelli, di età, di posizione ed anche di fede e di credo.
D. – Nel telegramma inviatole, il Papa la incoraggia
a proseguire il suo servizio alla Chiesa italiana. Dunque, queste minacce – si può
dire - rafforzano il suo impegno piuttosto che indebolirlo?
R.
– Certamente lo confermano insieme alla parola autorevole del Santo Padre e lo confermano
nella chiarezza essenziale delle cose, senza nessuna contrapposizione di nessun tipo
e nessun livello, perché la Chiesa, da sempre, promuove e crede fermamente nella famiglia
come nucleo fondante della società e anche del proprio essere Chiesa. Quindi, sotto
questo profilo c’è una continuità ovvia nella serenità e nella pacatezza che abbiamo
noi vescovi, dal Consiglio Permanente in poi: parlo del momento in cui è stata stilata
la nota pastorale e che vogliamo assolutamente mantenere, come è giusto.
D.
– Proprio sulla famiglia, il confronto è molto acceso. Come rasserenare il clima pur
nella legittima diversità di posizioni?
R. – Credo
che si tratti, anzitutto, di una conversione interiore, nel senso di non doversi sentire
attaccati perché si esprime una posizione diversa, se lo si fa con un atteggiamento
di civiltà, di rispetto, di discrezione. La Chiesa questo lo sta facendo ed è anche
la mia posizione, dopo l’inizio di questo polverone che è nato dal nulla – ci tengo
a ribadire – e da una cattiva interpretazione ed attribuzioni di pensieri mai pensati
e mai detti. Ecco ho voluto non intervenire più di tanto, proprio perché desideravo,
ho desiderato e desidero che ci sia una riflessione pacata, che favorisca proprio
quel clima di distensione dove – ripeto – ognuno può esprimere le proprie posizioni
serenamente e porre i propri gesti, privati come pubblici, con assoluta serenità e
tranquillità. Altrimenti ogni parola che si dice diventa facilmente motivo di interpretazione,
più o meno ideologica, e quindi di polemica, quindi di scontro. Questo non fa bene
a nessuno, a cominciare proprio dal nostro Paese.