Nel documento conclusivo della 93.ma plenaria dei vescovi argentini, le sfide del
Paese, in vista delle prossime elezioni
“Occorre che tutti gli argentini, soprattutto i cristiani, scoprano meglio ancora
la propria vocazione al servizio del bene comune, passando dall’essere ‘abitanti’
all’essere ‘cittadini’, corresponsabili della vita sociale e politica, aiutati dagli
insegnamenti della Dottrina sociale della Chiesa”: lo affermano i vescovi argentini
nel documento conclusivo della loro 93.ma Assemblea plenaria. I presuli riflettono
sul futuro processo elettorale, che porterà al rinnovo delle più altre cariche dello
Stato. Questo appuntamento, dicono, “esige un serio esame dell’impegno sociale di
ciascuno”, per determinare il modo migliore per adempiere “ai propri doveri” e alla
difesa “dei propri diritti”. “Ciò - aggiungono - impegna i candidati, ma anche gli
elettori, a esaminare seriamente la dimensione etica delle proposte e delle scelte”.
D’altra parte - scrivono i presuli - c’è anche la sfida della trasparenza e l’abbandono
“delle pratiche demagogiche e clientelari”. I presuli si concentrano, poi, sulle grandi
sfide della società argentina: la vita, “primo dei diritti umani”, da difendere sempre
in ogni stadio del suo sviluppo, e la famiglia “fondata sul matrimonio fra un uomo
e una donna”, da ritenere senza equivoci “la cellula basica della società e prima
responsabile dell’educazione dei figli”. Anche la difesa e la realizzazione del bene
comune fa parte di queste priorità, come pure il rifiuto dell’esclusione sociale.
Nonostante i progressi nell’ambito della crescita economica, i vescovi ricordano che
nel Paese c’è povertà e iniquità. “Una società - sottolineano - non cresce soltanto
quando si rinforza la sua economia: cresce soprattutto quando aumenta la sua capacità
di dialogo e la sua abilità per costruire consenso attorno al bene comune”. Infine,
viene ribadito il grande compito della riconciliazione, evidenziando che ancora c’è
molta “frammentazione”, accompagnata spesso da “impunità, scontri e risentimenti”.
“Va ricordato - conclude il documento - ciò che il Papa ci ha detto per ribadire che
le condizioni per stabilire la pace sono il ripristino della giustizia, della riconciliazione
e del perdono”. (A cura di Luis Badilla)