2007-04-28 12:04:30

Nella Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni il Papa ordina sacerdoti 22 diaconi della diocesi di Roma


Domani mattina alle 9.00 il Papa presiederà nella Basilica Vaticana una celebrazione eucaristica durante la quale conferirà l’ordinazione sacerdotale a 22 diaconi della diocesi di Roma. Dei neopresbiteri, 11 provengono dal Seminario Romano Maggiore, otto dal “Redemptoris Mater”, uno dal Divino Amore, uno dal Capranica e uno dai Legionari di Cristo. L'età degli ordinandi va dai 26 ai 51 anni. Il rito si svolge in coincidenza con la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, quest’anno sul tema “La vocazione al servizio della Chiesa comunione”. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca dell'evento a partire dalle 8.50 con commenti in italiano, francese, spagnolo, portoghese. Giovanni Peduto ha incontrato uno degli ordinandi, Matteo Castellina, 31 anni: gli ha chiesto con quali sentimenti si appresti ad essere ordinato sacerdote: 00:02:50:98
 
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R. – Innanzitutto, con una gioia profonda. Una gioia profonda che emerge dall’incontro con Cristo. Certo, però, rimane anche un profondo senso di inadeguatezza perché vedo tutti i miei limiti, tutte le mie debolezze e certo il compito al quale il Signore mi chiama è davvero grande. Però, so e in questi anni me lo ha fatto capire attraverso tanti segni, che comunque mi sarà sempre accanto e quindi non ho nulla da temere.

 
D. – Com’è nata la tua vocazione?

 
R. – In maniera molto semplice: in parrocchia. Ero ancora quindicenne, mi è stato chiesto di aiutare una catechista con un gruppo di bambini che si preparavano alla Prima Comunione e durante i primi anni ho scoperto quanto è bello poter annunciare Cristo, annunciare la bellezza dell’incontro con Lui, e piano piano ho capito che in fondo in fondo il Signore mi chiamava a fare questo tutta la vita: mi chiamava ad essere annunciatore del Suo amore per noi.

 
D. – Cosa diresti ad un giovane come te che sente nascere nel cuore la chiamata a diventare sacerdote?

 
R. – Di non temere. Di non temere perché è vero, sembra che il Signore ci chieda molto, sembra che oggi sia molto difficile essere sacerdote e, certo, questo è vero. Però, se il Signore ci chiede molto, in realtà ci dona molto di più e quindi davvero non c’è nulla da temere.

 
D. – I fedeli, ma la società intera, cosa si aspettano oggi dai sacerdoti?

 
R. – Io credo che ce lo dica molto spesso il Santo Padre: in fondo, la gente oggi ha bisogno di sentire l’annuncio del Vangelo, l’annuncio della Buona Novella, che Dio è amore. In una società che credo oggi manchi molto d’amore e ne abbia un disperato bisogno, credo che il compito più importante per un sacerdote sia proprio quello di annunciare che Dio è amore, che Dio ci ama e ci salva. E, quindi, ecco: questo credo che sia la cosa più importante. Forse molti non se ne rendono conto che è questo il desiderio che hanno, ma lo si capisce perché quando poi annunci la bellezza dell’amore di Dio, questo fa sempre breccia nei cuori e anche nei cuori più induriti.

 
D. – Il Papa nel Messaggio scritto in occasione di questa Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni invita a riflettere sullo speciale legame tra vocazione e comunione ecclesiale: un tuo commento …

 
R. – Il Papa, appunto, dice che la vita consacrata e i sacerdoti in maniera particolare sono a servizio della comunione. Nella sua omelia, nella Domenica in Albis, quando abbiamo festeggiato il suo 80.mo compleanno, lui ci ricordava che la Chiesa è innanzitutto una famiglia e come in ogni famiglia, ciascuno ha il suo compito per la famiglia, a servizio di tutta la famiglia. Così credo che i consacrati nella Chiesa sono a servizio di tutta la Chiesa come famiglia e devono diventare annuncio di questo per tutti coloro che ancora non l’hanno sperimentato, che hanno bisogno di sentirselo dire. E quindi, ecco, credo che il Santo Padre sottolineando questo, sottolineando questa attenzione alla comunione ci ricorda ancora una volta che un sacerdote non è mai per se stesso ma è sempre per la Chiesa. Perché sempre di più i fedeli si possano sentire parte di un’unica, grande famiglia, che è la famiglia di Dio.

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