Nigeria: l'opposizione chiede l'annullamento delle presidenziali. Anche
i vescovi denunciano irregolarità e brogli
L’opposizione nigeriana riunita in una coalizione di 20 partiti ha deciso di scendere
in piazza per chiedere l’annullamento delle elezioni presidenziali di sabato scorso,
denunciando irregolarità e brogli. Le consultazioni che hanno decretato la vittoria
al primo turno del candidato governativo Alhaji Umaru Musa Yar’Adua sono state criticate
anche dagli osservatori internazionali. E in campo sono scesi anche i vescovi della
Nigeria che parimenti contestano la credibilità delle elezioni. Stefano Leszczynski
ha intervistato Massimo Alberizzi, inviato del Corriere della Sera:
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R.
– Francamente è molto strano che abbia potuto vincere un candidato al primo turno,
prendendo cioè tutti quei voti. E questo perché i candidati erano veramente tantissimi.
D’altro canto proprio gli stessi osservatori internazionali avevano già detto che
le elezioni sarebbero state truccate. Su questo, quindi, non ci piove. Si sa che
quello è un regime plutocratico, dove la corruzione è un sistema normale ed ormai
accettato anche da tutti. Quindi chi pensava che si sarebbe potuta rovesciare la situazione
democraticamente, pensava cose sbagliate.
D. – Quanto
potrebbe aggravarsi la situazione e soprattutto a questo punto i ribelli della zona
della Delta del Niger cosa potrebbero fare?
R. –
Devo dire che i ribelli sono abbastanza deboli, ma si stanno però rinforzando sempre
più, soprattutto nel Delta del Niger, perché questa è la zona più ricca. Il fatto
che adesso il presidente sia un musulmano del nord può creare, ancora di più, antagonismi
con il sud. Io credo, quindi, che si vada incontro non dico ad una nuova guerra del
Biafra, perché ora non è più proponibile, ma sicuramente il Paese non essendo pacificato,
rischia di andare ancora peggio.
D. – Anche i vescovi
della Nigeria sono scesi apertamente in campo, schierandosi contro queste consultazioni
elettorali. Che peso può avere la posizione dei vescovi nigeriani?
R.
– Ha un peso politico assai rilevante, proprio perché i leader politici si richiamano
alle religioni per tenere sotto controllo le loro popolazioni: proprio perché la gente
è disperata, non crede più a niente e cerca, appunto, nella spiritualità di riuscire
a trovare un po’ di conforto e consolazione.
D.
– La Comunità internazionale potrebbe intraprendere delle azioni nei confronti della
Nigeria o considerata la sua importanza petrolifera preferisce lasciar perdere?
R.
– La politica estera delle nazioni occidentali, in Nigeria, non la fanno i governi
ma la fanno le compagnie petrolifere. I vari ambasciatori che si sono succeduti in
Nigeria lo hanno confermato apertamente. A questo punto, appare molto difficile che
intraprendano delle azioni, si dovrebbe per esempio attuare un embargo. Ma il vero
problema è che bisogna bloccare la corruzione. Se le compagnie petrolifere sono in
grado di fare dei cartelli sui prezzi, ebbene facciano allora anche dei cartelli sull’etica,
sull’etica del business.