Il Papa sui cambiamenti climatici: promuovere stili di vita improntati alle reali
esigenze di progresso sostenibile dei popoli
Apprezzamento e riconoscenza di Benedetto XVI per il Seminario su “Cambiamenti climatici
e Sviluppo”, promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. In un telegramma,
inviato a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il Papa guarda
con favore all’incontro, oggi e domani, presso la sede del dicastero pontificio. Un’iniziativa,
si legge, “volta ad approfondire problematiche di rilevante importanza ambientale,
etica, economica, sociale e politica, con ripercussioni incidenti soprattutto sui
settori più deboli della società”. Il Seminario si propone di analizzare i mutamenti
del clima e le sue ricadute sociali e politiche. Il servizio di Barbara Castelli:
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Auspico
che la “significativa iniziativa contribuisca ad incentivare ricerca e promozione
di stili di vita, modelli di produzione e consumo improntati al rispetto del creato
e alle reali esigenze di progresso sostenibile dei popoli, tenendo conto della destinazione
universale dei beni, come ripetutamente ribadito dalla Dottrina sociale della Chiesa”.
Con queste parole, in un telegramma, Benedetto XVI saluta l’apertura dei lavori del
Seminario “Cambiamenti climatici e Sviluppo”, promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia
e Pace. La due giorni di studio è una risposta al grido d’allarme ecologico lanciato
nei giorni scorsi dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e ha radunato esponenti politici,
esperti e autorità religiose dei cinque Continenti. Binario guida per l’assise, articolata
in quattro sessioni, lo studio pubblicato dalla IPCC, l’Intergovernmental Panel on
Climate Change, la più importante commissione di studio delle Nazioni Unite sul surriscaldamento
globale, secondo cui, entro la fine del secolo in corso, la temperatura superficiale
della Terra crescerà probabilmente da 1,8 a 4 gradi centigradi. Una prospettiva devastante,
dunque, che chiama direttamente in causa le scelte di sviluppo energetico e produttivo
centrate sui combustibili e sulla deforestazione. Ad aprire il confronto internazionale,
il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del dicastero pontificio. Ricordando
la lezione dei primi capitoli della Bibbia, il porporato ha sottolineato come “il
dominio dell’uomo sul creato non deve essere dispotico e dissennato”. Da qui, l’urgenza
di un perfetto equilibrio tra le esigenze della tutela ambientale e quelle dello sviluppo
dei popoli più bisognosi. Occorre “coltivare e custodire” i beni creati, ha concluso
il cardinale Martino, “per sviluppare l’uomo, tutto l’uomo, tutti gli uomini”. Di
grande interesse l’intervento del ministro britannico per l’Ambiente, l’Alimentazione
e gli Affari Rurali, David Miliband. Quest’ultimo, auspicando una sempre più fruttuosa
collaborazione tra Stato e Chiesa, ha illustrato la realtà dei cambiamenti climatici
nel mondo, presentando la strategia del suo Governo. “Il cambiamento climatico non
può essere risolto dai governi o dal business da soli – ha precisato l’esponente del
Regno Unito – dobbiamo mobilitare i cittadini nel mondo”. “Il cambiamento climatico”,
infatti, solleva “questioni etiche circa l’equilibrio di responsabilità tra generazioni
e tra nazioni ricche e povere”. In questa prospettiva, ha concluso il ministro Miliband,
“i gruppi religiosi hanno un ruolo fondamentale nello sviluppare una base morale ed
etica per un’azione internazionale”. L’ambasciatore francese per l’Ambiente, Laurent
Stefanini, ha chiarito, invece, come, quando e perché sorge il problema dei mutamenti
climatici; mentre il tedesco Stefan Rahmstorf, dell’Istituto Potsdam di ricerca sugli
impatti climatici, ha parlato della dinamica dei gas serra. Ed ancora, l’italiano
Antonino Zichichi, presidente della Federazione Mondiale degli Scienziati, ha riferito
sui modelli della temperatura globale e Shyam Notka, del Comitato nazionale della
Guyana per i Cambiamenti climatici, si è soffermato sulle foreste fluviali.