L'ONU celebra la Settimana mondiale della sicurezza stradale
Come ricordato dal Papa oggi all'udienza generale, si sta celebrando in questi giorni
la Settimana mondiale della Sicurezza stradale. Con questo evento l’ONU intende invitare
governi e organismi internazionali ad adottare misure efficaci per ridurre gli incidenti
stradali. Ogni anno, sulle strade di tutto il mondo muoiono un milione e 200 mila
persone, mentre i feriti sono 50 milioni. In questa occasione la Federazione internazionale
dell’automobile ha lanciato una campagna che si chiama “Rendi le strade sicure”.
A questo proposito Antonella Villani ha intervistato Franco Lucchesi,
presidente dell'Automobile Club Italia:
********** R.
- E' una campagna che mira a raccogliere firme su una petizione che verrà poi inviata
all’Assemblea generale dell’ONU e che invita le organizzazioni internazionali che
finanziano le infrastrutture nei Paesi in via di sviluppo a destinare il dieci per
cento di questi investimenti in infrastrutture di sicurezza. Non solo quindi ponti
e strade ma semafori, segnaletiche cioè tutto il complesso di misure che rendono le
strade sicure. In aggiunta, si chiede anche che ci sia un investimento supplementare
di 300 milioni di dollari in dieci anni. Si avrebbe cioè, ogni anno, un investimento
di 60, 100 milioni di dollari esclusivamente per la sicurezza stradale.
D.
- Anche nei Paesi in via di sviluppo?
R. - Soprattutto
nei Paesi in via di sviluppo, perché l’incidentalità maggiore è proprio lì: ogni anno
muoiono nel mondo un milione e 200 mila persone; per il 92 per cento muoiono nei Paesi
in via di sviluppo.
D. - Che si può fare, dal punto
di vista operativo, per ridurre questi morti?
R.
- Sensibilizzare, invitare, richiamare: tutto questo aiuta. Poi c’è un grosso lavoro
di formazione che deve essere fatto a partire dalle scuole fino poi ad arrivare progressivamente
anche alle autoscuole, a tutta la fase dei controlli che è fondamentale perché nessuna
norma funziona se non si ha la certezza che qualcuno controllerà il mancato rispetto.
D.
- L’obiettivo europeo è dimezzare entro il 2010 il numero delle vittime della strada.
Quali sono i risultati finora raggiunti?
R. – A livello
europeo, non sono risultati molto brillanti: in questo momento, soltanto due o tre
Paesi sono in linea per raggiungere l’obiettivo. C’è una fascia di Paesi che sono
in una zona media, fra questi anche l’Italia. Ci sono Paesi poi, soprattutto quelli
di nuova acquisizione, i Paesi dell’Est europeo soprattutto, in cui questa cultura
della sicurezza non è ancora penetrata e che sono molto indietro. Quindi complessivamente
l’Unione Europea ha lanciato l’allarme dicendo che non si raggiungerà l’obiettivo.
Per quanto riguarda l’Italia, l’introduzione della patente a punti ha portato dei
miglioramenti interessanti; non riusciremo a raggiungere l’obiettivo se proseguiamo
con questo ritmo. Diminuiamo l’incidentalità, i morti, i feriti, di un quattro e mezzo
per cento all’anno anche se per raggiungere l’obiettivo dovremmo diminuirla del doppio,
cioè del 9 per cento all’anno.