Il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace organizza un Seminario sui cambiamenti climatici:
intervista con il cardinale Martino
Inizia domani a Roma, presso Palazzo San Calisto, un Seminario di due giorni su “Cambiamenti
climatici e Sviluppo”, promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Prendono
parte all’incontro esponenti politici, esperti e autorità religiose dei cinque Continenti.
Sull’evento, Giovanni Peduto ha intervistato il cardinale Renato Raffaele
Martino, presidente del dicastero vaticano promotore: **********
R.
– Bisogna, anzitutto, precisare e tener presente che non tutto il mondo scientifico
grida al disastro. C’è, una buona parte – consistente – di scienziati che non vedono
con un così cattivo occhio questi cambiamenti climatici, anzi dopo aver detto che
si tratta di fenomeni ricorrenti nel corso negli anni e delle epoche, dicono anche
che a volte possono risultare addirittura favorevoli all’agricoltura e allo sviluppo.
Naturalmente noi vediamo la cosa con uno spirito di maggior precauzione.
D.
– Quindi la Santa Sede è preoccupata per questi cambiamenti climatici?
R.
– Certo, la Santa Sede segue da vicino questi problemi e naturalmente cerca, anzitutto,
di rendersi conto e successivamente di elaborare dei documenti e delle esortazioni,
affinché questa situazione si possa affrontare con saggezza.
D.
– Anche perché questi cambiamenti climatici possono produrre delle conseguenze sugli
equilibri socio-politici?
R. – Questo è naturale:
chi ha maggiori risorse per affrontare questi cambiamenti, ha anche una maggiore serenità;
mentre chi non ha queste risorse, ha una maggiore preoccupazione. Certamente anche
in questo campo si fa sempre appello alla solidarietà internazionale e alla comunità
internazionale. E’ necessario riflettere sulla situazione e sui singoli aspetti, come
ad esempio quello relativo alle fonti di energia, che sono consumate in gran parte
dal mondo sviluppato. C’è un Paese che rappresenta il 5 per cento della popolazione
mondiale e che consuma - da solo - il 20 per cento dell’energia totale; c’è il caso
poi di un altro Paese che rappresenta il 20 per cento della popolazione mondiale e
che consuma soltanto il 5 per cento dell’energia totale. Ci sono, quindi, degli evidenti
squilibri. Quando mancano queste risorse, chi ne soffre ovviamente sono sempre i più
poveri. Si tratta di problemi importanti che è necessario affrontare e che comportano
anche un cambiamento degli stili di vita. Questo è importantissimo.
D.
– Eminenza, in sintesi, quindi, cosa si può fare, cercando anche di preservare allo
stesso tempo le esigenze della giustizia sociale…
R.
– Questo rappresenta lo scopo del nostro seminario, del nostro incontro internazionale.
Bisogna apprendere il modo per affrontare questi problemi moderni. E’ importante anche
non lasciarli soltanto agli scienziati, ma provare anche noi a domandarci e quindi
comprendere come tutti noi, come comuni persone, possiamo con il nostro contributo
personale, con la nostra azione personale contribuire alla risoluzione e al contenimento
di queste situazioni.