Nella Messa a Pavia, nel secondo giorno di visita pastorale in Lombardia, il Papa
sottolinea che Sant’Agostino è un modello di conversione anche per i nostri tempi.
Al Regina Caeli, l’invito ai giovani a leggere il suo libro Gesù di Nazaret
Un viaggio apostolico nel segno di Sant’Agostino: si caratterizza, così, la visita
pastorale di Benedetto XVI in Lombardia, che stamani a Pavia ha dedicato proprio all’amato
vescovo di Ippona l’omelia pronunciata durante la Messa negli Orti Borromaici.
Alla celebrazione eucaristica hanno preso parte almeno 20 mila fedeli ai quali il
Papa ha indicato Sant’Agostino quale modello di conversione tuttora valido. La mattinata
del Papa era iniziata con la visita al Policlinico pavese San Matteo, dove ha ribadito
che medicina e progresso scientifico devono sempre essere al servizio della vita.
Da Pavia, il servizio della nostra inviata, Adriana Masotti:
********** La
mattinata del Papa è iniziata con la visita alle 9 al Policlinico San Matteo, noto
centro di cura da 70 mila ricoveri l’anno e di ricerca in particolare nel settore
dei trapianti e delle malattie rare. Il Papa è venuto per esprimere a tutti solidarietà
e abbracciare spiritualmente ammalati, familiari, personale medico e sanitario. In
rappresentanza di questo mondo hanno rivolto il loro saluto a Benedetto XVI il presidente
del Policlinico, Alberto Guglielmo e un’ammalata. Poi le parole del Papa. “L’ospedale
- ha detto - è un luogo che potremmo dire in qualche modo “sacro”, dove si sperimenta
la fragilità della natura umana, ma anche le enormi potenzialità e risorse dell’ingegno
dell’uomo e della tecnica al servizio della vita. La vita dell’uomo!” Un grande dono
che resta sempre un mistero:
“Il mio vivo auspicio è che, al necessario
progresso scientifico e tecnologico, si accompagni costantemente la coscienza di promuovere,
insieme con il bene del malato, anche quei valori fondamentali, come il rispetto e
la difesa della vita in ogni sua fase, dai quali dipende la qualità autenticamente
umana di una convivenza”. Sempre la Chiesa, seguendo
l’esempio del suo Signore, ha continuato il Papa, manifesta una speciale predilezione
verso chi soffre, consapevole di essere chiamata a manifestare loro e a chi se ne
prende cura, l’amore e la sollecitudine di Cristo. Ma Benedetto XVI non tace sulla
realtà dura della malattia:
“Certo, la sofferenza ripugna all’animo
umano; rimane però sempre vero che, quando viene accolta con amore e con passione
ed è illuminata dalla fede, diviene un’occasione preziosa che unisce in maniera misteriosa
al Cristo Redentore, l’Uomo dei dolori, che sulla Croce ha assunto su di sé il dolore
e la morte dell’uomo”.
E il Papa ha rivolto un invito: “Cari ammalati,
affidate al Signore i disagi e le pene che dovete affrontare e nel suo piano diventeranno
mezzi di purificazione e di redenzione per il mondo intero”. Al termine dell’incontro,
una trentina di persone in rappresentanza di medici e ammalati hanno potuto salutare
personalmente il Papa in un clima di grande soddisfazione. Benedetto XVI si è poi
trasferito con la papamobile verso l’ampio spazio degli Orti Borromaici
per la Messa dove c’erano ad attenderlo oltre 20 mila fedeli con gruppi venuti anche
dalle diocesi limitrofe.
(canto)
All’inizio della celebrazione
il saluto del vescovo, mons. Giovanni Giudici, che ha presentato al Papa la realtà
vivace della sua diocesi, che con un passato ricco di figure cristiane esemplari,
vive un presente contrassegnato ancora da generosità, impegno verso chi soffre, attraverso
il volontariato, una comunità ecclesiale decisa a testimoniare Cristo all’uomo di
oggi. L’omelia di Benedetto XVI è tutta incentrata sul tema della conversione prendendo
spunto dalla prima lettura, che parla della predicazione degli Apostoli dopo la Pasqua.
Una predicazione contrastata, vissuta dal Sinedrio come un atto d’accusa. Ma Pietro
insiste: Dio ha fatto Gesù “capo e salvatore” per tutti, anche per Israele. Ed Egli
dona il perdono dei peccati.
Ma in che cosa consiste il cammino di conversione?
Molti gli esempi nella storia della Chiesa, Pietro stesso, Paolo, ma Pavia, dice il
Papa, parla in modo speciale di Sant’Agostino. La sua conversione non fu un evento
di un unico momento, ma appunto un cammino di cui il Papa indica tre grandi tappe:
“La prima fu quella verso il cristianesimo. Agostino era figlio del suo tempo, viveva
come tutti gli altri, e tuttavia rimaneva sempre una persona in ricerca. Voleva trovare
la verità, sull’uomo, la vita, il mondo”. E poi, tutto ciò che non portava il nome
di Cristo, non gli bastava, sempre aveva creduto che Dio esiste. Ma la filosofia non
gli indicava come raggiungerlo; il Logos, la ragione creatrice, rimaneva lontana
e intangibile. “Solo nella fede della Chiesa trovò poi la verità essenziale: il Verbo,
il Logos, si è fatto carne”:
“All’umiltà dell’incarnazione di Dio
deve corrispondere - questo è il grande passo – deve corrispondere l’umiltà della
nostra fede, che depone la superbia saccente e si china entrando a far parte della
comunità del corpo di Cristo; che vive con la Chiesa e solo così entra nella comunione
concreta, anzi corporea, con Dio, il Dio vivente. Non devo dire quanto tutto ciò riguardi
noi: rimanere persone che cercano, non accontentarsi di ciò che tutti dicono e fanno.
Non distogliere lo sguardo dal Dio eterno e da Gesù Cristo”. La
seconda conversione: dopo il Battesimo, Agostino aveva fondato in Africa un piccolo
monastero dove la sua vita era tutta dedita al colloquio con Dio e alla riflessione
della verità della sua Parola. Ma, dopo cinque anni felici, come lui stesso scrisse,
venne consacrato, a forza, sacerdote a servizio della città di Ippona. Una consacrazione
che gli costò lacrime. Il bel sogno della vita contemplativa era svanito, la vita
cambiata:
“Ora egli doveva vivere con Cristo per tutti. La grande opera
filosofica di tutta una vita, che aveva sognato, restò non scritta. Al suo posto ci
venne donata una cosa più preziosa: il Vangelo tradotto nel linguaggio della vita
quotidiana e nelle sue sofferenze. Ciò che ora costituiva la sua quotidianità, lo
ha descritto così: “Continuamente predicare, discutere, riprendere, edificare, essere
a disposizione di tutti – è un ingente carico, un grande peso, un’immane fatica”.
Infine,
la terza conversione con la scoperta che uno solo è perfetto ed è Cristo:
“Tutta
la Chiesa invece – noi tutti, compreso anche gli Apostoli – dobbiamo pregare ogni
giorno: rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
Agostino aveva appreso un ultimo grado di umiltà – non soltanto l’umiltà di inserire
il suo grande pensiero nella fede umile della Chiesa, non solo l’umiltà di tradurre
le sue grandi conoscenze nella semplicità dell’annuncio, ma anche l’umiltà di riconoscere
che a lui stesso e all’intera Chiesa peregrinante era ed è continuamente necessaria
la bontà misericordiosa di un Dio che perdona ogni giorno”.
“E noi
– aggiungeva Agostino - ci rendiamo simili a Cristo nella misura più grande possibile
quando diventiamo come Lui persone di misericordia”. E’ la conclusione dell’omelia
del Papa: “In quest’ora preghiamo il Signore affinché doni a tutti noi, giorno per
giorno, la conversione necessaria e così ci conduca verso la vera vita”.
(canto)
Poco
prima di mezzogiorno, prima della recita del Regina Caeli, i saluti e il ringraziamento
a tutti e ancora un pensiero particolare per i ragazzi e le ragazze presenti ai quali
ha augurato di scoprire sempre più la gioia di seguire Gesù e di diventare suoi amici.
“Questa gioia è anche quella che mi ha spinto a scrivere il libro Gesù
di Nazaret, appena pubblicato. Per i più giovani è un po’ impegnativo, ma idealmente
lo consegno a voi, perché accompagni il cammino di fede delle nuove generazioni”.
(applausi)
Il Papa ha ricordato poi che
oggi si celebra in Italia la Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Un appuntamento significativo, perché l’Università Cattolica costituisce un punto
di riferimento per la comunità ecclesiale e offre un prezioso contributo scientifico,
culturale e formativo all’intero Paese. Infine l’affidamento al cuore della Vergine
Maria di ciascuno e dell’intera diocesi di Pavia.
Da Pavia, Adriana Masotti,
Radio Vaticana **********
Questo pomeriggio, dopo il pranzo con i presuli
della Lombardia, il Papa incontrerà il mondo della cultura all’Università di Pavia.
Quindi, alle 17.30 celebrerà i Vespri nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro dove
si soffermerà in preghiera davanti alle reliquie di Sant’Agostino, custodite nella
Basilica dal 725 circa. Un gesto, questo, molto importante e significativo per l’ordine
agostiniano e per tutta la Chiesa pavese, come conferma, al microfono di Adriana
Masotti, il padre Giustino Casciano, priore degli agostiniani di Pavia:
********** R.
– Prima di tutto c’è la gioia e la gratitudine al Signore per questo evento provvidenziale.
La tomba del Sant’Agostino viene visitata da Papa Benedetto XVI, che fin da giovane
ha sempre visto in Agostino un grande riferimento per la teologia per la stessa crescita
del pensiero umano per unire la ragione umana con la fede cristiana. Agostino è una
grande risorsa che il Papa sta indicando a tutta la Chiesa e a tutta l’umanità.
D.
– In vista della visita del Papa, nella Basilica sono stati fatti dei lavori di restauro…
R.
– La Basilica è stata interessata da grandi lavori di restauro. Accanto c’è poi il
nostro convento, dove stiamo realizzando il centro culturale agostiniano “Benedetto
XVI”. Vorremmo che la Basilica diventasse un vero santuario di Sant’Agostino.
D.
– Questo centro culturale fa parte di un grande progetto, il Progetto Pavia di voi
agostiniani…
R. – Il Progetto Pavia vuol sottolineare
questa opportunità che la Provvidenza ci offre, perché la nostra presenza a Pavia
diventi sempre più significativa per i giovani, ad esempio. Sappiamo quanto fascino
può avere la storia di Sant’Agostino, che ha trovato la fede in Gesù soltanto all’età
di 32-33 anni, dopo aver commesso anche degli errori a livello intellettuale e a livello
morale. Agostino può ancora avere un grande ruolo nella cultura.
D.
– Quindi un grande progetto, ma voi siete solo in quattro nel Convento di Pavia… R. – La Provvidenza ci dice che in altre nazioni, soprattutto nel terzo
mondo, ci sono numerose vocazioni alla vita agostiniana. Non va poi dimenticato che,
a fianco dei quattro frati di Pavia, ci sono tanti laici agostiniani, tanti giovani.
Il laicato è una grande risorsa, anche per noi agostiniani, oltre che per tutta la
Chiesa. **********
Il viaggio apostolico di Benedetto XVI in
Lombardia era iniziato, ieri pomeriggio, a Vigevano, dove il Papa ha celebrato la
Messa in una Piazza Ducale gremita da fedeli. Il servizio della nostra inviata, Adriana
Masotti:
************ La
visita di Benedetto XVI a Vigevano è stata una visita breve, ma tanto desiderata
da lui stesso e da tutta la comunità locale. “Qui, l’unica diocesi della Lombardia
non visitata dal mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II - ha detto appena arrivato
nel suo saluto ai giovani e agli ammalati - ho voluto dare inizio a questo mio pellegrinaggio
pastorale in Italia”:
“Così, è come se riprendessi il cammino da lui
percorso per continuare a proclamare agli uomini e alle donne dell’amata Italia l’annuncio,
antico e sempre nuovo, che risuona con particolare vigore in questo tempo pasquale:
Cristo è risorto! Cristo è con noi, oggi e sempre!”.
Il Papa ha voluto
subito estendere il suo pensiero a coloro che in tutta la diocesi soffrono, sono in
difficoltà o si ritrovano emarginati. Poi ai giovani ha detto: “Cari amici, Cristo
risorto rinnova a ciascuno di voi il suo invito a seguirlo. Non esitate a fidarvi
di Lui. Incontratelo, ascoltatelo, amatelo con tutto il vostro cuore; nell’amicizia
con Lui sperimenterete la vera gioia che dà senso e valore all’esistenza”. Canto Il
brano evangelico, proclamato nella celebrazione eucaristica presieduta poco dopo le
18 da Benedetto XVI in una piazza Ducale coloratissima per lo sventolio di migliaia
di bandierine di colori diversi, racconta l’episodio della pesca miracolosa. Poco
prima la rete dei discepoli era vuota. Ma l’intervento di Gesù: “Gettate le reti”
cambia radicalmente la situazione. A quel punto Giovanni dice: “E’ il Signore!”. Questa
sua spontanea professione di fede è anche per noi, afferma il Papa, un invito a proclamare
che Cristo risorto è il Signore della nostra vita:
“Possa questa sera
la Chiesa che è in Vigevano ripetere con l’entusiasmo di Giovanni: Gesù Cristo “è
il Signore!”. E possa la vostra comunità diocesana ascoltare il Signore che, per bocca
mia, vi ripete: “Getta la rete, Chiesa di Vigevano, e troverai!”. Sono venuto infatti
tra voi soprattutto per incoraggiarvi ad essere ardimentosi testimoni di Cristo”.
Benedetto XVI vuol chiarire il significato di questo invito
di Gesù: “Gettate la rete” e spiega che significa in primo luogo credere in Lui e
fidarsi della sua parola, restando uniti, aprirsi ai vasti orizzonti dell’evangelizzazione.
E dice: “Portare i pesi gli uni degli altri, condividere, collaborare, sentirsi corresponsabili
è lo spirito che deve costantemente animare la vostra Comunità”. Il Papa indica poi
alcune priorità:
“Vi incoraggio poi a proseguire nel prendervi cura
dei giovani, sia dei "vicini" come pure di quelli che chiamiamo "lontani". E che dire
infine della famiglia? E’ l’elemento portante della vita sociale, per cui solo lavorando
in favore delle famiglie… (applausi) Vedo che siamo d’accordo! (applausi) Si può rinnovare
il tessuto della comunità ecclesiale e della stessa società civile.”
Il
Papa ha invitato poi la gente di Vigevano a non trascurare la ricca eredità spirituale
della loro terra, necessaria ad un cammino di civiltà e di autentico progresso. Preghiamo
insieme, conclude il Papa, perché la vostra comunità diocesana sappia accogliere con
gioia il mandato di Cristo e con rinnovata generosità sia pronta a “gettare” le reti.
Sperimenterà allora certamente una pesca miracolosa. Una pronta risposta le parole
di Benedetto XVI al vescovo Claudio Baggini, che nel suo indirizzo di saluto aveva
detto di augurarsi che la preghiera e la benedizione del Papa potessero ottenere alla
Chiesa di Vigevano la grazia di un maggiore slancio missionario.
Canto
Al
termine della Messa, la partenza in elicottero per Pavia dove a lungo l’hanno atteso
i giovani della diocesi pavese. Dopo gli indirizzi di saluto del sindaco Piera Capitelli
e del ministro della Giustizia, Clemente Mastella, a nome del governo, il Papa ha
detto di essere felice di iniziare la visita proprio con loro:
“Vengo
tra voi questa sera per rinnovarvi un annuncio che è sempre giovane, per affidarvi
un messaggio che, quando viene accolto, cambia l’esistenza, la rinnova e la riempie.
La Chiesa proclama questo messaggio con particolare gioia in questo tempo pasquale:
Cristo risorto è vivo tra noi anche oggi! (applausi)
“La Chiesa vi
sostiene, la società, che in questo nostro tempo è segnata da innumerevoli mutamenti
sociali, attende il vostro apporto per costruire una comune convivenza meno egoista
e più solidale, realmente animata dai grandi ideali della giustizia, della libertà
e della pace”
Da Pavia, Adriana Masotti, Radio Vaticana. ****************
Ricordiamo
che oggi pomeriggio, a partire dalle ore 15,50, la nostra emittente seguirà in radiocronaca
diretta in lingua italiana l’incontro di Benedetto XVI con il mondo della cultura
all’università di Pavia, sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza
di 105 MHz. Sempre oggi pomeriggio, a partire dalle ore 17,20, la Radio Vaticana seguirà,
sempre con commento in italiano e sulle stesse frequenze, la preghiera del Santo Padre
presso le spoglie di Sant’Agostino, nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro. La
visita pastorale in Lombardia si concluderà alle ore 19, quando Benedetto XVI partirà
dall’aeroporto di Milano-Linate alla volta di Roma. Il rientro in Vaticano è previsto
per le ore 20.15.