In Paradiso i bambini che muoiono senza Battesimo: lo asserisce un documento della
Commissione Teologica Internazionale
I bambini che muoiono senza Battesimo sono destinati al Paradiso: è la conclusione
alla quale, dopo anni di studi, è giunta la Commissione Teologica Internazionale,
che ha pubblicato un documento in cui chiarisce che il tradizionale concetto di limbo
riflette una “visione eccessivamente restrittiva della salvezza”. Ampi stralci del
documento, intitolato “La Speranza di salvezza per i bimbi che muoiono senza essere
stati battezzati”, sono stati pubblicati dall’agenzia dei vescovi statunitensi, Catholic
News Service (CNS). La versione integrale del testo in lingua italiana verrà pubblicata
il prossimo 5 maggio sul quindicinale dei Gesuiti, "Civiltà Cattolica". Ma quali sono
le ragioni che hanno portato a chiarire, dal punto di vista teologico, che i bambini
morti senza Battesimo vadano in Paradiso? Roberta Moretti lo ha chiesto al
segretario generale della Commissione Teologica Internazionale, padre Luis Ladaria:
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R.
- Le ragioni fondamentali sono rappresentate in primo luogo dalla misericordia infinita
di Dio, che vuole che tutti gli uomini siano salvati, e dalla mediazione unica ed
universale di Cristo, che è venuto nel mondo per salvare tutti gli uomini. Gesù si
è poi mostrato specialmente vicino ai bambini, con una particolare predilezione: tutte
queste ragioni portano alla speranza nella salvezza dei bambini morti senza essere
stati battezzati.
D. - E’ corretto dire che questa
presa di posizione della Commissione Teologica Intenazionale rappresenti la fine di
un percorso di ricerca teologica sulla questione?
R.
- Io non credo si possa dire questo in termini assoluti, perché questa ricerca era
stata già attivata molto prima che la Commissione Teologica si occupasse di questo
tema. Naturalmente, poi, la Commissione Teologica non ha un’autorità magisteriale.
In questo senso, questa presa di posizione della Commissione Teologica, di per sé,
non esclude nuove investigazioni. Rappresenta un momento in un percorso di ricerca,
forse un momento specialmente qualificato, ma non si può dire che lo chiuda, dal momento
che noi non possiamo attribuire a questo documento un’autorità più grande di quella
che ha.
D. - Come è entrato il limbo a far parte
della concezione popolare?
R. - Il limbo non è mai
stato definito come un dogma. Il Catechismo della Chiesa Cattolica non lo menziona
e questo rappresenta un indizio che già in quel momento le cose stavano cambiando
e che la mentalità teologica non era la stessa di anni o secoli precedenti. Il limbo,
però, ha cominciato a far parte non soltanto della rappresentazione popolare ma anche
della teologia come un tentativo per evitare di dover dire che i bambini morti senza
Battesimo andassero nell’Inferno: c’erano infatti delle posizioni più rigoriste che
pensavano che i bambini non battezzati andassero all’inferno. Anche se si aggiungeva
che le pene che soffrivano erano soavi, miti. Questo appariva un po’ troppo rigoroso.
Si sviluppò allora lentamente questa idea del limbo.
D.
- Quale è stato il contributo di Benedetto XVI alla stesura di questo documento?
R.
- La stesura è opera della Commissione Teologica, ma Benedetto XVI - essendo, tra
l’altro, stato presidente della Commissione Teologica Internazionale, e quindi prefetto
della Congregazione per la Dottrina della Fede - indicò questo come un tema di studio,
probabilmente d’accordo con il Papa Giovanni Paolo II. Come sappiamo, ha poi dato
il suo consenso alla pubblicazione.