2007-04-20 15:30:37

Domani in Nigeria, elezioni presidenziali e legislative. I vescovi esortano a guardare al bene comune


In Nigeria si svolgeranno domani le presidenziali e le legislative, nonostante le minacce di boicottaggio da parte dei partiti d’opposizione che chiedono di annullare per irregolarità lo scrutinio regionale del 14 aprile e di garantire un processo elettorale giusto e trasparente. Il presidente uscente, Olusegun Obasanjo, ha rivolto intanto un appello alle parti a non ricorrere a brogli per vincere la competizione. Sulle elezioni di domani, il servizio di Amedeo Lomonaco: RealAudioMP3

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A poche ore dal voto, sembrano due i candidati favoriti per ricoprire l’incarico di presidente in Nigeria, maggiore produttore di petrolio dell’Africa e il più popoloso Paese africano. Il principale candidato dell’opposizione è il vicecapo di Stato nigeriano, Atiku Abubakar. L’attuale vicepresidente è stato riammesso alla tornata dopo essere stato in un primo momento estromesso dalla Commissione elettorale perché inquisito in un caso di sospetta corruzione. L’altro favorito è Umaru Yar’Adua, candidato del Partito democratico del popolo guidato dall’attuale presidente nigeriano Obasanjo. Sulle elezioni incombe, poi, il rischio di incidenti: si temono infatti nuovi scontri dopo le elezioni dello scorso 14 aprile per eleggere i governatori di 36 Stati. Il bilancio di disordini e tumulti scoppiati durante quella votazione è pesantissimo: si stima che siano morte almeno 50 persone. E’ stato reso noto inoltre che alle amministrative il Partito democratico del popolo ha vinto in 27 Stati. Ma l’attenzione è rivolta, soprattutto, alla sfida elettorale di domani. I vescovi della Conferenza Episcopale della Nigeria hanno sottolineato che le elezioni costituiscono “una cartina di tornasole” per la democrazia nel Paese: tutti i cittadini – si legge in una nota dei presuli – sono chiamati “a condannare la politica di rancore, esclusione e violenza”. Si devono esortare i politici - aggiungono i vescovi – a promuovere una cultura caratterizzata dal “rispetto reciproco e dal dibattito trasparente sui temi dello sviluppo nazionale”. “La politica – auspicano infine i presuli - non deve essere monopolio del governo ma una responsabilità per tutti i cittadini”.

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La principali sfida per la futura leadership della Nigeria riguarda, soprattutto, la sempre più grave frattura tra le potenzialità di un Paese ricco di risorse e le condizioni difficilissime di estese fasce di popolazione. Su questa grave contrapposizione, ancora più evidente nella zona meridionale del Delta del Niger, ascoltiamo, al microfono di Francesca Sabatinelli, padre Carmine Curci, direttore della rivista dei Missionari comboniani "Nigrizia": RealAudioMP3


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R. - La Nigeria, secondo alcuni esperti - se si tiene fisso il prezzo del barile a 50 dollari - dal 2007 al 2020 incasserà 750 miliardi di dollari. Quindi, ha grandi risorse. Dall’altra parte, ci troviamo di fronte ad una grande miseria. La maggioranza degli abitanti vive con un medico ogni 150 mila abitanti. Vivono con meno di un dollaro al giorno. E parliamo di milioni di persone. Ci troviamo, quindi, da una parte una regione ricchissima, e dall’altra parte, una regione che soffre. Questa è chiamata dai vescovi nigeriani “la maledizione delle risorse”.

D. – Padre Curci, in questo contesto troviamo molte milizie armate, come il Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger, che ha rivendicato molti dei recenti rapimenti di impiegati di compagnie petrolifere. Cosa chiede il MEND?

R. – Rivendica, in modo particolare, che gli introiti del settore estrattivo vengano investiti nelle realtà locali: scuole, ospedali, occupazione. In realtà, stiamo assistendo ad una militarizzazione dell’area. I gruppi sono tanti e, a volte, non si sa se le persone che sono in ostaggio sono in mano a dei movimenti politici o a dei gruppi di banditi.

D. – Sono numerosissime le vittime delle esplosioni degli oleodotti causate sempre dai tentativi di furto del greggio. Cosa c’è dietro?

R. – C’è il contrabbando del petrolio. Chi gestisce questa forma di contrabbando – oltre alle bande locali – è la grande mafia dei Paesi dell’Est europeo, con lo scambio di armi. Ecco, perché troviamo una grandissima quantità di armi leggere, che crea panico e crea, soprattutto, tanta violenza.

D. – Il governo centrale tenta di rispondere con l’invio di esercito e polizia, ma un intervento di tipo militare è efficace in una tale situazione?

R. – L’esercito nigeriano si è spesso distinto per azioni brutali e dure campagne di repressione. Quindi, la gente non si fida più. Quello che bisogna fare è spingere le multinazionali petrolifere ad investire sempre più parte dei loro guadagni nelle realtà locali a favore della popolazione nigeriana. Molti degli introiti vanno al governo centrale e, solo dopo, una parte va al governo locale. Non dimentichiamo un altro elemento importante: i danni ambientali che le popolazioni stanno soffrendo.

D. – Secondo lei, queste elezioni presidenziali potranno essere un punto di partenza per un cambiamento?

R. – Storicamente, le elezioni in Nigeria sono sempre abbastanza violente. C’è molta corruzione e c’è tanto denaro. Quindi, non si vede un gran futuro per le popolazioni locali, senza la pressione internazionale della società civile.

D. – Come si inserisce l’azione della Chiesa locale?

R. – La Chiesa della Nigeria è da parecchi anni impegnata a denunciare le promesse che il governo fa e che poi non rispetta. La Chiesa è presente in mezzo alla gente. I missionari sono presenti tra la gente. Solo chi vive sulla pelle ha il coraggio e la forza di parlare.

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