L'impegno dell'ONU di Ginevra per i milioni di sfollati iracheni in fuga dal conflitto
Una grave emergenza che interessa ormai da lungo tempo l'Iraq riguarda l'emorragia
di profughi iracheni, in fuga dall'instabilità che regna nel Paese. Al problema è
dedicata in questi giorni, a Ginevra, la Conferenza dell’Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i rifugiati, secondo il quale sono almeno 8 milioni le persone bisognose
di assistenza. Fra di esse, spiccano i quasi due milioni di fuoriusciti iracheni -
che hanno riparato soprattutto in Siria e in Giordania, ma anche in altri Paesi come
Libano, Turchia o Egitto - e i due milioni di sfollati rimasti all’interno del Paese.
La nostra collega della redazione inglese, Susy Hodges, ha sentito l'arcivescovo
Silvano Tomasi, osservatore della Santa Sede alle Nazioni Unite di Ginevra:
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R.
- Questo problema si sta sempre più aggravando, perché 40-50 mila persone fuggono
dall’Iraq ogni mese. Parliamo veramente di una tragedia umana di proporzioni bibliche,
un esodo che sta rischiando di destabilizzare, sotto un’altra forma, il Medio Oriente
e che è il più grande movimento di persone forzatamente spinte all’esilio dal 1948,
quando cominciò la questione palestinese e l’esodo di quella popolazione. La conclusione
è che questa Conferenza ha portato un risultato molto positivo nel creare una sensibilità
e ha aperto la porta ad un progresso da parte dei Paesi più benestanti di provvedere
risorse per poter affrontare le esigenze scolastiche, di salute, di cibo di tutti
questi milioni di persone.
D. - Secondo La Santa
Sede, la comunità internazionale ha finora un po’ trascurato questa crisi umanitaria,
che si sta ormai sempre più aggravando?
R. - Il problema
dell’attenzione dell’opinione pubblica sul Medio Oriente e soprattutto sull’Iraq era
soprattutto rivolto alla violenza, purtroppo, quotidiana e ai continui casi di attentatori
suicidi: gli attacchi indiscriminati ai civili sono un segno evidente del poco rispetto
per la sacralità della vita. L’attenzione alla vicenda politica e militare, quindi,
dominava nei giornali e nei mezzi di comunicazione. La Conferenza, organizzata dall’Alto
Commissario delle Nazioni Unite, ha voluto proprio cercare di spostare l’attenzione
e riuscire a far vedere che è necessario dare una priorità immediata ai milioni di
persone che si trovano in questo momento sradicati e senza una fattiva possibilità
di sopravvivenza, a meno che non ci sia un aiuto al di là e al di sopra di quello
che già generosamente hanno potuto fare i Paesi che li ospitano e le cui risorse sono
già molto limitate. Hanno, quindi, bisogno della solidarietà della comunità internazionale.