La Chiesa festeggia il secondo anniversario di Pontificato di Benedetto XVI
Sono le 17.50 del 19 aprile di due anni fa: dal comignolo della Cappella Sistina fuoriesce
una fumata di colore incerto. Poi all’improvviso si fa decisamente bianca. E’ stato
eletto il Papa! Inizia così l’avventura di Benedetto XVI, chiamato a succedere a Giovanni
Paolo II, alla guida della Chiesa per quasi 27 anni. Papa Ratzinger, 265.mo Vicario
di Cristo e ottavo Papa tedesco della storia, in due anni di Ministero Petrino ha
incontrato 7 milioni e mezzo di persone, ha compiuto tre viaggi italiani e 5 viaggi
internazionali: tra gli eventi storici la visita ad Auschwitz e alla Moschea Blu in
Turchia. Ha scritto una Enciclica “Deus caritas est”, un’Esortazione apostolica
sull’Eucaristia e il libro “Gesù di Nazaret”, appena uscito in libreria. Ripercorriamo
i due anni di Pontificato di Benedetto XVI in questo servizio di Sergio Centofanti.
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“Habemus
papam…” (Annuncio del cardinale protodiacono Jorge Arturo Medina Estévez) Il
giovane teologo Joseph Ratzinger desiderava servire il Signore facendo l’insegnante.
La preghiera dell’umile penetra le nubi: diventa catechista del mondo:
(Prime
parole di Benedetto XVI) “Cari fratelli e care sorelle, dopo il grande Papa
Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore
nella vigna del Signore…". La semplicità è una delle note dominanti di
Benedetto XVI: la sua parola è chiara, serena, profonda, tocca il cuore e smuove la
coscienza. Mite e forte nello stesso tempo. Parla della sua debolezza, chiede di pregare
per lui perchè non fugga per paura davanti ai lupi. Il suo gesto è sobrio: chi risplende
è Cristo. Le fede – spiega – non è moralismo, non sono proibizioni: è diventare amici
di Gesù, è incontrare in modo vivo e concreto il Dio crocifisso che vuole salvare
tutti, anche i nemici: “L’amore del nemico costituisce il nucleo della ‘rivoluzione
cristiana’, una rivoluzione non basata su strategie di potere economico, politico
o mediatico. La rivoluzione dell’amore, un amore che non poggia in definitiva sulle
risorse umane, ma è dono di Dio che si ottiene confidando unicamente e senza riserve
sulla sua bontà misericordiosa. Ecco la novità del Vangelo, che cambia il mondo senza
far rumore. Ecco l’eroismo dei ‘piccoli’, che credono nell’amore di Dio e lo diffondono
anche a costo della vita”. (Angelus del 18-2-2007)
Benedetto
XVI punta sulla ragionevolezza della fede chiamando anche i non credenti al grande
dialogo della verità: il Dio di Gesù è così infinitamente buono, così piccolo e così
grande, da essere davvero convincente: “Se guardiamo
alle grandi opzioni, l’opzione cristiana è anche oggi quella più razionale e quella
più umana. Per questo possiamo elaborare con fiducia una filosofia, una visione del
mondo che sia basata su questa priorità della ragione, su questa fiducia che la Ragione
creatrice è amore e che questo amore è Dio”. (Incontro con i giovani in
Piazza San Pietro, 6-4-2006)
L’importante discorso all’Università di Ratisbona,
male interpretato e che i mass media hanno centrato sul rapporto con l’islam, era
in realtà rivolto soprattutto all’occidente: un invito ad allargare gli orizzonti
della ragione, ridotti dalla moderna cultura solo a ciò che è verificabile nell’esperimento,
e così incapace di dialogare con le culture e le religioni. Esorta a ritrovare il
gusto della riflessione e, rivolgendosi in particolare ai giovani, a interrogarsi
su Dio, a cercare il suo Volto:
“Cari giovani amici – quanto è importante
oggi proprio questo: non lasciarsi semplicemente portare qua e là nella vita; non
accontentarsi di ciò che tutti pensano e dicono e fanno. Scrutare intorno a sé nella
ricerca di Dio. Non lasciare che la domanda su Dio si dissolva nelle nostre anime.
Il desiderio di ciò che è più grande. Il desiderio di conoscere Lui – il suo Volto…”.
(Messa per la Domenica delle Palme, 1-4-2007)
La Chiesa – afferma
- non ha interessi e non cerca privilegi: vuole solo annunciare Cristo e difendere
l’uomo, i più piccoli dalla prepotenza dei forti. Di qui l’enunciazione dei principi
non negoziabili: il diritto alla vita per tutti, la famiglia, la libertà di educazione.
Principi non confessionali perché appartengono all’umanità. Su tali questioni – avverte
– “la coscienza, talora sopraffatta dai mezzi di pressione collettiva, non dimostra
sufficiente vigilanza”. Spiega le conseguenze devastanti del relativismo, criticando
l’assolutismo dogmatico di quei laicisti che vogliono togliere alla Chiesa il diritto
alla libera espressione. Denuncia lo scandalo della povertà e della fame, le ingiustizie
create da una certa globalizzazione, il neocolonialismo dei Paesi ricchi, il traffico
delle armi che cresce nell’indifferenza quasi generale. Ha particolarmente a cuore
l’Africa, la Terra Santa e guarda con attenzione verso la Cina e alle sfide e alle
speranze nel continente americano, mentre sottolinea il rischio che l’Europa rinnegando
i valori cristiani rinneghi se stessa. Vede il male nel mondo che – dice – “nonostante
tutti i progressi compiuti … non è affatto vinto; anzi, il suo potere sembra rafforzarsi
e vengono presto smascherati tutti i tentativi di nasconderlo”. La sofferenza è un
mistero che Dio ha spiegato con la Croce del Figlio:
“Cristo, soffrendo
per tutti noi, ha conferito un nuovo senso alla sofferenza, l'ha introdotta in una
nuova dimensione, in un nuovo ordine: quello dell'amore… La passione di Cristo sulla
Croce ha dato un senso radicalmente nuovo alla sofferenza, l'ha trasformata dal di
dentro… È la sofferenza che brucia e consuma il male con la fiamma dell'amore… Ogni
sofferenza umana, ogni dolore, ogni infermità racchiude una promessa di salvezza”.
(Incontro con la Curia Romana, 22\12\2005)
Il Papa lavora intensamente
per l’ecumenismo e il dialogo con le altre religioni: in particolare quello con l’islam
- dice - è di una necessità vitale. Il suo pensiero è ordinato e lineare: esorta i
cattolici alla coerenza, a non separare Cristo e la Chiesa, evitando le falsità dei
compromessi e del ricorso al cosiddetto male minore. Li invita a riscoprire il silenzio,
la meditazione della Bibbia, la preghiera, l’adorazione eucaristica, al di là di ogni
vuoto attivismo:
“La preghiera non è un accessorio, un optional, ma è
questione di vita o di morte. Solo chi prega, infatti, cioè chi si affida a Dio con
amore filiale, può entrare nella vita eterna, che è Dio stesso”. (Angelus
del 4-3-2007)
La fede non è un peso opprimente: anzi dipendere da Dio rende
veramente liberi e fare la sua volontà “dona ali per volare in alto” e strappa il
nostro io al suo isolamento per farlo diventare “uno in Cristo”. “Io, ma non più io”:
è questa la formula della novità cristiana che testimonia al mondo la gioia e la bellezza
della fede: “Dio è amore e il suo amore è il segreto della nostra
felicità”. (Udienza generale del 21-2-2007)
Benedetto XVI trasmette
pace, perché attinge alla fonte della pace: Dio, Padre buono, che non ci abbandona
mai, neanche nelle notti buie della vita: “Questo nostro mondo
è un mondo di paure: paura della miseria e delle povertà, paura delle malattie, delle
sofferenze, paura della solitudine, paura della morte. Possiamo cadere, ma alla fine
cadiamo nelle mani di Dio. E le mani di Dio sono buone mani”. (Visita alla
Parrocchia di Santa Maria Consolatrice, 18-12-2005)