All’indomani del primo incontro tra Benedetto XVI e il nuovo segretario generale dell’ONU,
Ban Ki-moon, il cardinale Martino auspica, ai nostri microfoni, la visita del Papa
al Palazzo di Vetro
Ripristinare la “fiducia nel multilateralismo” e rafforzare “il dialogo tra le culture”:
questo, in sintesi, il contenuto dell’incontro tra Benedetto XVI e il segretario generale
dell’ONU, Ban Ki-moon, avvenuto ieri sera in Vaticano. Ban Ki-moon, informa una nota
della Sala Stampa della Santa Sede, ha voluto incontrare il Santo Padre nel quadro
dei suoi primi viaggi effettuati in Africa, Europa e Medio Oriente, a pochi mesi dalla
presa di possesso della carica. L’incontro ha offerto anche l’occasione al segretario
generale di rivolgere al Papa un invito ufficiale a visitare la sede delle Nazioni
Unite. Il colloquio tra Benedetto XVI e Ban Ki-moon ha voluto, inoltre, sottolineare
“l’apprezzamento della Santa Sede per il ruolo centrale svolto dall’Organizzazione
nel mantenere la pace nel mondo e promuovere lo sviluppo dei popoli”. Sul significato
di questo incontro di ieri, Alessandro Gisotti ha intervistato il cardinale
Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e
Pace, e per 16 anni Osservatore Permanente della Santa Sede all’ONU di New York:
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R.
– Devo dire che ieri ho avuto anche io il piacere di vedere il mio vecchio amico Ban
Ki-Moon. L’appoggio della Santa Sede e in particolare dei Papi alle Nazioni Unite
risale fin dalla sua fondazione. E perché i Papi hanno creduto e credono tutt’ora
all’ONU? Paolo VI disse: “E’ l’unica via che deve percorrere la civiltà moderna per
una intesa tra tutti i popoli”. Ma, allo stesso tempo si aggiunge all’appoggio anche
il pungolo alla riforma, perché un Organismo come l’ONU deve mantenersi al passo con
i tempi.
D. – Il segretario generale delle Nazioni
Unite, Ban Ki-moon, ha invitato Benedetto XVI a visitare l’ONU. In considerazione
anche di quanta eco hanno avuto il discorso di Paolo VI che lei citava, così come
le due visite di Giovanni Paolo II nel ’79 e nel ’95. quali aspettative ci possono
essere per una visita di Papa Benedetto XVI?
R. –
Proprio ieri Ban Ki-moon mi ha detto che ha invitato il Santo Padre e da quello che
mi ha anticipato, al suo ritorno a New York farà l’invito ufficiale. Quindi deve aver
capito che il Papa non ha detto “no”! Ci auguriamo che lo faccia. Naturalmente Papa
Benedetto XVI ci darà davvero una lezione in internazionalismo il giorno che andrà
sul podio dell’ONU.
D. - Lei conosce da molti anni
Ban Ki-moon: che personalità è, in vista del ruolo così importante e significativo
che ora si trova a svolgere?
R. – Bisogna entrare,
anzitutto, nel modo di essere degli orientali, perché altrimenti si possono avere
false impressioni. Io che lo conosco bene posso dire, però, che dietro alla sua gentilezza,
alla sua timidezza, che a volte è riservatezza, c’è una persona solida, una persona
che farà benissimo e che non bisogna giudicare dai primi 100 giorni di governo.
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Nell’incontro tra il Papa e Ban Ki-moon - informa ancora la Sala Stampa
vaticana - si è evocato il contributo che la Chiesa Cattolica e la Santa Sede “possono
dare, a partire dalla loro identità e con i mezzi loro propri, all’azione delle Nazioni
Unite per la soluzione dei conflitti in atto e il raggiungimento dell’intesa tra le
Nazioni”. Sul rinnovato apprezzamento della Santa Sede per il multilateralismo, Alessandro
Gisotti ha raccolto la riflessione del prof. Vittorio Emanuele Parsi, docente
di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica del Sacro Cuore: **********
R.
– Non c’è dubbio che ci sia una tradizione di attenzione al multilateralismo da parte
della Santa Sede che si è progressivamente centrata nel tempo. Direi che in questo
momento c’è un ritorno, in qualche modo, di prospettiva per questo multilateralismo
legato da un lato alla crisi della politica estera americana, dall’altro al fatto
che non c’è più Kofi Annan. Ban Ki-moon è sicuramente un personaggio dal profilo meno
evidente, rispetto al suo predecessore, però questa è una buona notizia perché mi
pare che consenta quel lavoro discreto alle Nazioni Unite che proprio la personalità
eccessivamente presenzialista di Kofi aveva impedito.
D.
– Ban Ki-moon ha invitato Benedetto XVI alle Nazioni Unite. Qualora il Pontefice accettasse,
quale incidenza potrebbe avere – al di là dell’aspetto pastorale?
R.
– Io credo che sia un test importante per due ragioni. La prima è che le Nazioni Unite
sono in una forte crisi di legittimazione, data dal fatto che vengono denunciate sempre
di più come una Organizzazione tutto sommato espressione della cultura politica occidentale
uscita trionfante dalla seconda guerra mondiale. Dall’altra parte, questo Papa parlerà
come capo della cattolicità in una stagione storica in cui la questione dei rapporti
tra religioni è ben diversa da quella che si presentava ai tempi di Paolo VI e anche
di Giovanni Paolo II.