Il grazie del Papa ai fedeli per l'affetto mostrato nel suo secondo anniversario di
Pontificato. Un pensiero di Paola Bignardi sulla figura del Pontefice
E questi di metà aprile sono giorni particolari di festa, in Vaticano. Dopo i festeggiamenti
per il suo 80.mo compleanno, Benedetto XVI vive oggi la vigilia del suo secondo anniversario
di Pontificato. E' ancora viva nelle centinaia di migliaia di romani, fedeli e turisti
presenti in Piazza San Pietro la memoria di ciò che avvenne alle 18.45 del 19 aprile
2005, quando il cardinale protodiacono, Arturo Medina Estevez, si affacciò alla loggia
centrale della Basilica per pronunciare l'atteso habemus papam. Una memoria
certamente viva anche in Paola Bignardi, allora presidente dell'Azione Cattolica
e attualmente di RETINOPERA. Fabio Colagrande le ha chiesto cosa la colpisca
della figura di Benedetto XVI:
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Ciò che mi colpisce è ciò che trovo anche vicino
alla mia sensibilità, in ordine alla testimonianza del Vangelo. Mi colpisce la sua
mitezza, quasi la sua dolcezza nel rapporto con le persone, quella semplicità un po’
schiva che lo mette in comunicazione profonda con ogni persona, non tanto con la massa,
ma con le persone che si sentono intercettate dal suo modo mite, rispettoso, discreto
di entrare in rapporto. E poi mi colpisce la chiarezza con cui, in questi due anni,
ha ribadito i valori essenziali della vita cristiana, quasi a ricordarci che, senza
questo senso della nostra originalità nel mondo, rischiamo di annacquare il messaggio
che dobbiamo portare. Credo che questo richiamo per la coscienza di ciascuno di noi,
ma anche per la vita delle comunità cristiane, sia un richiamo quanto mai opportuno.
Non credo sia nell’intenzione del Santo Padre di erigere barriere nei confronti di
qualcuno. Ma non possiamo entrare in un dialogo vero con tutti, se non abbiamo la
forza intensa e convinta e gioiosa del messaggio originale che portiamo come cristiani.