Fede, ragione e virtù sono necessarie per divenire simili a Dio: all’udienza generale,
il Papa si sofferma sull’insegnamento di Clemente Alessandrino
Fede e ragione sono le due ali per conoscere la Verità: all’udienza generale, Benedetto
XVI si sofferma sull’insegnamento di Clemente Alessandrino che, nel III secolo, fu
tra gli alfieri del dialogo tra filosofia greca e annuncio cristiano. L’udienza generale,
tenutasi in una Piazza San Pietro gremita da 50 mila pellegrini, si è svolta in un
clima festoso. I fedeli hanno, infatti, voluto cogliere l’occasione del tradizionale
appuntamento del mercoledì per rinnovare gli auguri di compleanno al Papa e per il
secondo anniversario di elezione alla Cattedra di Pietro, che ricorre domani. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
**************** "Dopo
il tempo delle feste ritorniamo alle catechesi normali, anche se visibilmente in questa
piazza é ancora festa. Grazie!" (applausi)
Benedetto XVI ringrazia
i fedeli per l’affetto espresso in occasione della doppia ricorrenza, compleanno ed
anniversario di Pontificato. Quindi, svolge la sua catechesi dedicata a Clemente Alessandrino.
“Con le due ali della fede e della ragione”, è l’esortazione del Papa, possiamo giungere
“a un’intima conoscenza della Verità, che è Gesù Cristo, il Verbo di Dio”. Riprendendo
il pensiero dell’Alessandrino sottolinea così che solo una conoscenza “indissolubilmente
legata alla Rivelazione” può definirsi vera gnosi. Si tratta, aggiunge, di
un “edificio costruito dalla ragione sotto l’impulso” della fede. Clemente, ricorda,
divide i cristiani in due classi: i semplici, che “vivono la fede in modo comune”
e gli gnostici che “conducono una vita di perfezione spirituale”:
“In
ogni caso il cristiano partendo dalla base comune della fede attraverso un cammino
di ricerca deve lasciarsi guidare da Cristo e così giungere alla conoscenza della
Verità e delle verità che formano il contenuto della fede”.
Tale conoscenza,
prosegue, “diventa nell’anima una realtà vivente, un’unione d’amore trasformante,
una comunione con il Logos”. Clemente, spiega, “riprende la dottrina secondo
cui il fine ultimo dell’uomo è divenire simile a Dio”. Grazie alla connaturalità con
Lui, infatti, possiamo “conoscere le realtà divine, a cui l’uomo aderisce anzitutto
per fede e, attraverso la pratica della virtù, può crescere fino alla contemplazione
di Dio”. E qui, si sofferma sull’importanza del requisito morale:
“L’assimilazione
a Dio e la contemplazione di Lui non possono essere raggiunte con la sola conoscenza
razionale: a questo scopo è necessaria una vita secondo il Logos, una vita secondo
la verità, sono necessarie anche le virtù. E di conseguenza, le buone opere devono
accompagnare la conoscenza intellettuale come l’ombra segue il corpo”. Due
sono le virtù del vero cristiano in Clemente Alessandrino: la prima è la “libertà
dalle passioni”, l’altra è “l’amore che assicura l’intima unione con Dio e la contemplazione”.
L’amore, ribadisce, “dona la pace perfetta” permettendoci di affrontare i più grandi
sacrifici, anche quello estremo. L’ideale etico della filosofia antica, cioè la liberazione
dalle passioni, evidenzia il Papa, viene da Clemente “ridefinito e coniugato con l’amore,
nel processo incessante di assimilazione a Dio”. L’Alessandrino costituisce dunque
la “seconda grande occasione di dialogo tra l’annuncio cristiano e la filosofia greca,
dopo il parziale fallimento di Paolo all’Areopago”:
“Per lui
la tradizione filosofica greca, quasi al pari della Legge per gli Ebrei, è ambito
di 'rivelazione', sono due rivoli che vanno in definitiva al Logos stesso".
Il
Papa rammenta così che già il suo predecessore Giovanni Paolo II, nella Fides et
Ratio, ha messo l’accento sull’esempio che Clemente Alessandrino può offrire al
nostro tempo nel segnare “con decisione il cammino di chi intende dare ragione
della propria fede in Gesù Cristo”. Proprio il legame tra sapienza teologica e sapere
filosofico, sottolinea riecheggiano l’Enciclica su fede e ragione di Papa Wojtyla,
è una delle “ricchezze più originali della tradizione cristiana nell’approfondimento
della verità rivelata”. Al momento dei saluti ai pellegrini giunti da ogni parte del
mondo, ha ringraziato in lingua slovacca quanti accompagnano con le preghiere il suo
servizio di Successore di Pietro. Poi, ha voluto rivolgere un pensiero particolare
ai fedeli della regione Toscana, convenuti con i vescovi in occasione della Visita
ad Limina: “Il nostro tempo ha più che mai bisogno dell’apporto
generoso dei discepoli di Cristo per affrontare le attuali sfide culturali, sociali
e religiose. Non stancatevi, pertanto, di attingere con coraggio dal Vangelo la luce
e la forza per contribuire alla realizzazione di un’autentica rinascita morale e sociale
della vostra Regione”. Quindi, rivolgendosi ai tanti giovani
presenti in Piazza, li ha invitati ad essere amici di Gesù, ad “essere seminatori
di speranza nel cuore" dei loro coetanei. Infine, ha benedetto la fiaccola della maratona-pellegrinaggio
della Pace “Giovanni Paolo II”, promossa dalla CEI, dall’Opera Romana Pellegrinaggi
e dal Centro Sportivo Italiano, che si svolgerà dal 23 al 28 aprile prossimo da Betlemme
a Gerusalemme.