2007-04-18 14:04:07

Fede, ragione e virtù sono necessarie per divenire simili a Dio: all’udienza generale, il Papa si sofferma sull’insegnamento di Clemente Alessandrino


Fede e ragione sono le due ali per conoscere la Verità: all’udienza generale, Benedetto XVI si sofferma sull’insegnamento di Clemente Alessandrino che, nel III secolo, fu tra gli alfieri del dialogo tra filosofia greca e annuncio cristiano. L’udienza generale, tenutasi in una Piazza San Pietro gremita da 50 mila pellegrini, si è svolta in un clima festoso. I fedeli hanno, infatti, voluto cogliere l’occasione del tradizionale appuntamento del mercoledì per rinnovare gli auguri di compleanno al Papa e per il secondo anniversario di elezione alla Cattedra di Pietro, che ricorre domani. Il servizio di Alessandro Gisotti: RealAudioMP3

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"Dopo il tempo delle feste ritorniamo alle catechesi normali, anche se visibilmente in questa piazza é ancora festa. Grazie!" (applausi)

Benedetto XVI ringrazia i fedeli per l’affetto espresso in occasione della doppia ricorrenza, compleanno ed anniversario di Pontificato. Quindi, svolge la sua catechesi dedicata a Clemente Alessandrino. “Con le due ali della fede e della ragione”, è l’esortazione del Papa, possiamo giungere “a un’intima conoscenza della Verità, che è Gesù Cristo, il Verbo di Dio”. Riprendendo il pensiero dell’Alessandrino sottolinea così che solo una conoscenza “indissolubilmente legata alla Rivelazione” può definirsi vera gnosi. Si tratta, aggiunge, di un “edificio costruito dalla ragione sotto l’impulso” della fede. Clemente, ricorda, divide i cristiani in due classi: i semplici, che “vivono la fede in modo comune” e gli gnostici che “conducono una vita di perfezione spirituale”:

“In ogni caso il cristiano partendo dalla base comune della fede attraverso un cammino di ricerca deve lasciarsi guidare da Cristo e così giungere alla conoscenza della Verità e delle verità che formano il contenuto della fede”.

Tale conoscenza, prosegue, “diventa nell’anima una realtà vivente, un’unione d’amore trasformante, una comunione con il Logos”. Clemente, spiega, “riprende la dottrina secondo cui il fine ultimo dell’uomo è divenire simile a Dio”. Grazie alla connaturalità con Lui, infatti, possiamo “conoscere le realtà divine, a cui l’uomo aderisce anzitutto per fede e, attraverso la pratica della virtù, può crescere fino alla contemplazione di Dio”. E qui, si sofferma sull’importanza del requisito morale:

“L’assimilazione a Dio e la contemplazione di Lui non possono essere raggiunte con la sola conoscenza razionale: a questo scopo è necessaria una vita secondo il Logos, una vita secondo la verità, sono necessarie anche le virtù. E di conseguenza, le buone opere devono accompagnare la conoscenza intellettuale come l’ombra segue il corpo”.

 
Due sono le virtù del vero cristiano in Clemente Alessandrino: la prima è la “libertà dalle passioni”, l’altra è “l’amore che assicura l’intima unione con Dio e la contemplazione”. L’amore, ribadisce, “dona la pace perfetta” permettendoci di affrontare i più grandi sacrifici, anche quello estremo. L’ideale etico della filosofia antica, cioè la liberazione dalle passioni, evidenzia il Papa, viene da Clemente “ridefinito e coniugato con l’amore, nel processo incessante di assimilazione a Dio”. L’Alessandrino costituisce dunque la “seconda grande occasione di dialogo tra l’annuncio cristiano e la filosofia greca, dopo il parziale fallimento di Paolo all’Areopago”:

“Per lui la tradizione filosofica greca, quasi al pari della Legge per gli Ebrei, è ambito di 'rivelazione', sono due rivoli che vanno in definitiva al Logos stesso".

Il Papa rammenta così che già il suo predecessore Giovanni Paolo II, nella Fides et Ratio, ha messo l’accento sull’esempio che Clemente Alessandrino può offrire al nostro tempo nel segnare “con decisione il cammino di chi intende dare ragione della propria fede in Gesù Cristo”. Proprio il legame tra sapienza teologica e sapere filosofico, sottolinea riecheggiano l’Enciclica su fede e ragione di Papa Wojtyla, è una delle “ricchezze più originali della tradizione cristiana nell’approfondimento della verità rivelata”. Al momento dei saluti ai pellegrini giunti da ogni parte del mondo, ha ringraziato in lingua slovacca quanti accompagnano con le preghiere il suo servizio di Successore di Pietro. Poi, ha voluto rivolgere un pensiero particolare ai fedeli della regione Toscana, convenuti con i vescovi in occasione della Visita ad Limina:
 
“Il nostro tempo ha più che mai bisogno dell’apporto generoso dei discepoli di Cristo per affrontare le attuali sfide culturali, sociali e religiose. Non stancatevi, pertanto, di attingere con coraggio dal Vangelo la luce e la forza per contribuire alla realizzazione di un’autentica rinascita morale e sociale della vostra Regione”.
 
Quindi, rivolgendosi ai tanti giovani presenti in Piazza, li ha invitati ad essere amici di Gesù, ad “essere seminatori di speranza nel cuore" dei loro coetanei. Infine, ha benedetto la fiaccola della maratona-pellegrinaggio della Pace “Giovanni Paolo II”, promossa dalla CEI, dall’Opera Romana Pellegrinaggi e dal Centro Sportivo Italiano, che si svolgerà dal 23 al 28 aprile prossimo da Betlemme a Gerusalemme.

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