100 anni fa raggiungeva il suo apice la grande immigrazione europea in America
Il giorno più lungo di Ellis Island. La data simbolo dell’immigrazione in America
cade esattamente un secolo fa, il 17 aprile del 1907, quando ben 11 mila immigrati
provenienti dall’Europa sbarcarono in una sola giornata sul suolo degli Stati Uniti
nell’isoletta, che fungeva da zona di controllo per l’immigrazione, proprio di fronte
a Manhattan. Per molti di loro iniziava da lì la grande avventura che rappresentava
la sfida più importante della loro vita. Stefano Leszczynski ha intervistato
il padre scalabriniano Graziano Battistella, dello Scalabrini International
Migration Institute:
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R. – La situazione era quella di
un’Europa in rapida crescita demografica, non sufficientemente bilanciata da un’adeguata
crescita economica e, quindi c'erano il desiderio e il bisogno di rilocarsi altrove
per poter cercare una vita migliore. Tra il 1820 e il 1920, pressappoco, sono emigrati
circa 63 milioni di persone dall’Europa.
D. – Come
partiva questa gente? Con quale spirito e anche con quali mezzi?
R.
– Per molti di loro la partenza era una decisione definitiva, una decisione di vita,
per la vita. Quindi, partire voleva dire vendere o comunque lasciare ad altri quanto
si aveva qui, raccogliendo quello che era necessario per comprare il biglietto per
il viaggio. Il viaggio avveniva in nave e partire voleva dire pensare ad una vita
tutta nuova, tutta diversa in un altro mondo.
D.
– Le migrazioni a quei tempi erano massicce. Come mai un Paese come gli Stati Uniti
riusciva ad accogliere e addirittura a richiamare tutte queste persone?
R.
– Per gli Stati Uniti poter ricevere, accogliere e inserire questa popolazione non
fu un grandissimo problema. Questo cambierà rapidamente nei primi anni del 1900 fino
ad arrivare poi alle leggi restrittive del 1921 e 1924.
D.
– Ripensando al proprio passato, l’Europa ha imparato qualcosa per quanto riguarda
l’accoglienza oggi degli immigrati?
R. – Da un lato
si può dire che ha imparato, nel senso che quando si dipinge l’Europa e l’atteggiamento
europeo verso gli immigrati, in toni foschi o negativi, si dimentica che in realtà
l’Europa accoglie un largo numero di immigrati e la maggioranza di questi immigrati
tutto sommato ha un inserimento decente. Dopo, naturalmente, quello che fa notizia
sono gli episodi, sono le situazioni, sono le banlieu parigine, sono la sommossa dei
cinesi a Milano e così via. Sono queste cose che creano difficoltà. Questo fa capire
come appunto non ci sia soddisfazione sul modo in cui l’immigrazione viene gestita,
perché molte cose non funzionano. Non sarei, però, così disposto a concludere immediatamente
che l’Europa ha un atteggiamento negativo verso tutti i migranti. Certo, vi sono situazioni
problematiche.