La riflessione di padre Federico Lombardi sugli 80 anni del Papa e sul secondo anniversario
del suo Pontificato
Gli 80 anni di Benedetto XVI quasi coincidono con il secondo anniversario del suo
Pontificato che ricorrerà fra tre giorni, il 19 aprile. Due anni molto intensi come
rileva in questa riflessione il nostro direttore generale padre Federico Lombardi:
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Papa
Benedetto XVI appare – come si suol dire – “in piena forma”, con un ritmo intenso
e ben regolato di attività, che ci invita a vivere questi due anniversari con gioia
e serenità, guardando in avanti verso ulteriori anni di buon cammino e fecondo servizio.
Una lunga vita, caratterizzata da una vocazione che si è sviluppata in tappe e modalità
successive, di responsabilità sempre maggiore, ma con una grande coerenza e unità
di ispirazione e di impegno. Sacerdote e teologo; uomo di fede, di cultura e di servizio
ecclesiale. La cultura e la fede non rimangono circoscritte all’ambito della ricerca
e della vita personale, ma diventano ricchezza condivisa in ambiti sempre più larghi,
fino all’orizzonte universale della Chiesa e dell’umanità di oggi. Due anni fa potevamo
intuire che questo papato sarebbe stato caratterizzato in particolare dal contenuto
e dallo stile del magistero. Ora questo è divenuto evidenza. Benedetto XVI in due
anni è stato nella Sinagoga di Colonia, nel campo di Auschwitz-Birkenau, nella Moschea
Blu. Ha incontrato i giovani del mondo a Colonia e si prepara a rincontrarli a Sydney.
Ha incontrato il Patriarca Bartolomeo, il Primate anglicano, il Segretario del Consiglio
Ecumenico delle Chiese e tante altre personalità ecumeniche e politiche. Sta per varcare
l’Atlantico per recarsi in America Latina. Insomma, si è messo con rapidità e naturalezza
in cammino sulle vie aperte dai suoi Predecessori.
Ma
nel magistero c’è qualcosa di personalmente suo ed inconfondibile. Parlare con profondità,
chiarezza e sistematicità del centro della nostra fede: dimostrare e aiutarci tutti
a capire la necessità e la bellezza dell’intreccio continuo e quotidiano fra fede,
ragione, studio, spiritualità. Questo ci pare il “carisma” di Benedetto XVI. L’Enciclica
“Dio è amore”; il libro “Gesù di Nazaret”, sono due capisaldi per entrare in questa
prospettiva e restarne coinvolti, e diciamo pure affascinati. Ma attorno ad essi cresce
il servizio continuo delle omelie e delle catechesi, che sono certamente impegnative
nella loro densità, ma sono alla portata della comprensione di chiunque si metta seriamente
in ascolto.
Due aspetti in particolare ci colpiscono.
Anzitutto la ricchezza e la naturalezza dei riferimenti ai Padri della Chiesa. Non
vi è un salto di duemila anni dalla Scrittura all’oggi: vi è la continuità della riflessione
e dell’approfondimento della fede attraverso il tempo da Gesù fino a noi. I Padri
si erano un po’ eclissati dalla cultura comune del credente: ora ci tornano familiari.
E poi la profondità vissuta delle spiegazioni della liturgia, della celebrazione della
nostra fede: il significato dei riti, la espressione del rapporto fra i credenti e
Dio, cresciuta attraverso la storia della nostra fede, vengono compresi in un contesto
vivo, dove la memoria diventa attualità, e comprendiamo meglio che qui veniamo messi
in contatto con il mistero di Dio. Dio, il Dio di Gesù Cristo, il Dio che è amore,
il Dio che possiamo incontrare nella fede viva della Chiesa che giunge fino a noi
attraverso i secoli e si celebra nei sacramenti che ci sono donati. Riascoltare e
gustare questi annunci: gustare la gioia di sentirne parlare con profondità, con dignità
e con passione, in modo non formale ma credibile per noi, umanità del duemila, così
da poter serenamente e fiduciosamente dare ragione della speranza che è in noi. In
questo Joseph Ratzinger, oggi Benedetto XVI, ci aiuta veramente, e capiamo che è il
senso della sua vita e del suo servizio. Gli auguriamo – e ci auguriamo – che lo possa
svolgere ancora a lungo.