Il compleanno di Benedetto XVI nelle parole del segretario, mons. Gaenswein, del vaticanista
Magister e di mons. Frisina
Con l'intensità che caratterizza in queste ore l'onda di affetto dei fedeli verso
il Papa si esprimono anche coloro che più da vicino seguono, a vario titolo, la missione
ma anche la quotidianità del Pontefice. A cominciare dal suo segretario particolare,
mons. Georg Gaenswein, al microfono di Gudrun Sailer: **********
D.
- In un compleanno che si rispetti ci sono anche i regali: immagino che molti che
vorrebbero fare un regalo al Papa, lo abbiano già fatto. Ci vuole raccontare quali
doni sono già arrivati?
R. - Es sind natürlich unzählig
viele Briefe eingetroffen und sehr viele kleinere Geschenke … Ovviamente,
moltissime lettere e molti piccoli doni: CD, fiori, libri, scritti e sicuramente arriveranno
ancora tante, tante cose. Per quanto riguarda i doni, il Papa ha detto esplicitamente
che preferisce non accettare doni personali: chi vuole fargli un regalo può fare un’offerta
che egli poi utilizzerà per uno scopo che renderà noto: ad esempio per la Terra Santa,
o per altre aree di crisi del mondo o per l'Africa.
D.
- Qual è il regalo più “curioso” che le è capitato tra le mani finora?
R.
- Das kurioseste war ein riesen Bär, … Il regalo più curioso è stato un
orso enorme. Si tratta di un animale di pezza, venuto dall’Italia, un esemplare bellissimo
che il Santo Padre ha destinato all’ospedale pediatrico Bambin Gesù, con grandissimo
entusiasmo dei piccoli: quelli che sanno scrivere, hanno ringraziato con una bellissima
lettera, mentre per i più piccoli ha risposto il presidente dell’ospedale.
D.
- Quali sono le cose che fanno veramente piacere al Papa? Quali sono le cose che Egli
recepisce come “regalo”?
R. - Der Heilige Vater freut
sich vor allem darüber, wenn er sieht, dass Menschen, … La gioia grande
per il Santo Padre è quando vede che ci sono persone che accettano la Parola di Dio,
che la Chiesa annuncia, e che questa Parola non è considerata un peso ma un aiuto,
come ali che portano il fardello della vita, e che questa fede poi si radica nella
vita personale del singolo. Si incontrano persone che dalla fede traggono grande giovamento.
Questa è un’esperienza che dà grande gioia al Papa.
D.
- C’è, però, anche un dono che il Papa fa ai fedeli, nella forma del suo nuovo libro,
“Gesù di Nazareth”. Immagino che - in quanto suo segretario - lei l’abbia già letto.
Cosa ci dice questo libro?
R. - Ich kenne das Buch,
in der Tat. … Effettivamente, l’ho letto. Quello che posso dire io, oggi,
è che sono molto, molto grato per questo libro. E’ una lettura che arricchisce e che
nutre. Posso sicuramente invitare chiunque a leggerlo.
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Conosciuto
in tutto il mondo per i suoi libri, già molti anni prima di essere eletto alla Cattedra
di Pietro, Benedetto XVI ha messo al centro anche del suo Pontificato la parola. Ne
è convinto il vaticanista dell’Espresso, Sandro Magister, che in questa intervista
di Alessandro Gisotti si sofferma anche sul rapporto tra il Papa e i mezzi
di comunicazione:
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R. - Benedetto XVI ha una straordinaria capacità
di comunicare in diretta. Quando le piazze sono piene davanti a lui, Benedetto XVI
ha una capacità straordinaria di farsi ascoltare, di farsi ascoltare con attenzione
da un pubblico semplice. Lui che sembrerebbe fatto apposta per parlare a delle accademie,
in realtà sa parlare con molta efficacia alle persone non particolarmente preparate.
Si fa ascoltare, ma si fa ascoltare argomentando, svolgendo un discorso in modo organico
e, quindi, difficilmente questo discorso può essere sintetizzato. Il risultato è che
i media hanno difficoltà a sintetizzare il discorso di fondo che questo Papa fa. In
realtà, i media si limitano a cogliere dei passaggi, spesso molto marginali, che vengono
ritrasmessi senza che si capisca qual è lo sfondo da cui nascono questi passaggi marginali.
D.
- Benedetto XVI compie 80 anni e almeno da 40, se prendiamo come data la pubblicazione
della sua opera “Introduzione al cristianesimo”, è conosciuto per i suoi libri, che
hanno affascinato credenti e non. Si può dire che la parola sia la cifra anche del
suo Pontificato?
R. - Direi che c’è del vero. Io
ho colto in Benedetto XVI anche volutamente l’intenzione da parte sua di sfrondare
tutto quello che egli fa per lasciare la parola al centro. La parola è davvero il
centro dell’opera di questo Papa, del suo magistero. Ma è anche la sua essenza in
sostanza.
D. - Cosa la colpisce della personalità
di Joseph Ratzinger, magari anche pensando ad un ricordo personale?
R.
- Di Joseph Ratzinger, mi colpisce lo straordinario equilibrio. Quando parlando di
se stesso ha unito questi due aggettivi, “mite” e “fermo”, invocando da Dio queste
doti, devo dire che ha colto nel segno, perché questa effettivamente è l’endiadi,
il binomio, che lo caratterizza. E’ un Papa di eccezionale linearità nello svolgimento
del messaggio che espone al mondo, che è un messaggio straordinariamente centrato
sulla vera essenza del cristianesimo, sul cuore del cristianesimo: "Deus caritas est”,
Gesù di Nazareth vero Dio, vero uomo. Questa è l’essenza del suo messaggio. Nello
stesso tempo, questo messaggio pur così lineare, pur così privo di cedimenti, di compromessi,
di addomesticamenti, è espresso in forma mite, cioè in forma ragionevole. L’altro
grande binomio “fede” e “ragione” che caratterizza il magistero di questo Papa è,
secondo me, caratterizzante anche la sua personalità.
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Una passione coltivata sin da bambino: Joseph Ratzinger ha sempre amato
la musica. Ogni “musica di qualità”, ha affermato durante il suo viaggio apostolico
in Baviera del 2006, trascende “la sfera semplicemente umana” e “rimanda al divino”.
L’80.mo compleanno di Benedetto XVI offre dunque anche l’occasione per approfondire
questo amore del Papa per la musica. Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione
di mons. Marco Frisina, direttore dell'Ufficio Liturgico del Vicariato di Roma:
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R. - Innanzitutto, è una fortuna per la Chiesa.
Questo significa che il Santo Padre ha una grande sensibilità artistica oltre che
una profondità teologica, e questo lo si percepisce proprio dalla sua parola, dai
suoi atteggiamenti. Significa anche, a mio avviso, che una sensibilità di questo genere
è di grande aiuto anche per l’aspetto liturgico, per l’attenzione all’aspetto liturgico
cui la musica dà un grosso contributo. Il Santo Padre meraviglia sempre per questa
capacità sintetica di mettere insieme teologia, spiritualità liturgica, cultura, poesia
e musica.
D. - Peraltro, al Papa non piace soltanto
ascoltare la musica, ma anche suonare…
R. - Certo.
Io credo che questo sia proprio frutto della sua preparazione giovanile. Da ragazzo
ha ricevuto una preparazione musicale seria. Quindi, ha avuto modo di frequentare
la musica in maniera diretta. Ha imparato a cantare e a suonare. E’ sempre bellissimo
sentir cantare al Papa le parti della Messa, in questa maniera sempre intonata, sempre
perfetta. Immagino che per lui la musica sia anche un modo per riposarsi, per riflettere
e sia un aiuto per contemplare.
D. - C’è un aneddoto
che può raccontarci su questo amore del Papa per la musica, che magari la riguarda
anche personalmente…
R. - L’anno scorso, per la visita
tradizionale del Papa al Seminario, scrissi un oratorio anche per lui, come ho fatto
sempre per Giovanni Paolo II, su San Giuseppe. E’ una cosa semplice, perché è una
cosa breve che si fa in un’occasione di questo genere. Ricordo che il Papa osservava
ed ascoltava tutto con attenzione incredibile. Mi sentivo analizzato e alla fine,
quando sono andato a salutarlo, mi ha detto grazie, perché era stata una bella meditazione.
Questo mi ha tanto colpito, perché pensare alla musica, al nostro servizio musicale
come un servizio per la meditazione, per la contemplazione, è importante. E ho capito
anche cosa significhi la musica per il Papa: significa appunto una possibilità in
più per approfondire il mistero della fede, da questo punto di vista poetico.
D.
- Quale musica dedicherebbe al Papa per il suo compleanno? Quale, secondo lei, rappresenta
meglio l’umanità di Joseph Ratzinger?
R. - Non so,
forse gli dedicherei qualcuno dei brani bellissimi di Bach, presi da qualcuna delle
cantate, magari da una di quelle cantate pasquali, che sono piene di quell’entusiasmo,
di quella luce, che solo Bach sapeva dare alla sua musica. E poi, anche perchè credo
che Bach si addica molto al Papa, per questa sua lucidità di pensiero, che assomiglia
molto a quella lucidità di scrittura musicale, tipica di Bach.