2007-04-14 12:25:58

Stamani, la Messa in San Pietro presieduta dal Papa per il suo 80.mo compleanno. Ai nostri microfoni, gli auguri di mons. Comastri, del senatore Pera e del prof. Galli della Loggia


Benedetto XVI ha presieduto, stamani nella Sala delle Congregazioni, la riunione dei Capi Dicastero della Curia Romana. Al centro della riunione il prossimo viaggio apostolico del Papa in Brasile, che si terrà dal 9 al 14 maggio prossimo, e la situazione della Chiesa in America Latina. Ieri sera, il Santo Padre era rientrato in Vaticano da Castel Gandolfo, dove ha trascorso questa settimana. Intanto, la Chiesa si appresta a festeggiare con gioia l’80.mo compleanno del Papa, lunedì prossimo. E domani mattina, Benedetto XVI presiederà una Santa Messa per il suo genetliaco in Piazza San Pietro. Celebrazione che verrà seguita in radiocronaca diretta dalla nostra emittente, a partire dalle ore 9,30, con commenti in lingua italiana, francese, spagnolo, portoghese, inglese e tedesco. Il Papa compie dunque 80 anni, ma il cuore è giovane, perché sempre nuovo è il messaggio che annuncia. E’ quanto sottolinea l’arcivescovo Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, che in questa intervista di Alessandro Gisotti si sofferma sulle qualità umane del Pontefice: RealAudioMP3

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R. – Nella Chiesa non è l’età che fa la vecchiaia. L’età dipende dal cuore! Il cuore del Papa, il cuore di Benedetto XVI è un cuore giovane, perché è un cuore innamorato di Dio. Anzitutto, con la sua testimonianza di Papa, a me ha colpito molto l’umiltà con cui si è introdotto nel Ministero che sicuramente ha rappresentato, per lui, una chiamata inattesa. E si è introdotto, prendendo la mano del suo predecessore. Raramente nella storia un Papa ha parlato così bene e con accenti così toccanti del proprio immediato predecessore. Io non dimentico le parole che pronunciò proprio nella concelebrazione con i cardinale elettori il 20 aprile 2005, nella Cappella Sistina, quando disse: “Io sento la sua mano forte, la mano di Giovanni Paolo II che prende la mia mano; vedo i suoi occhi sorridenti; sento la sua voce che dice, soprattutto a me: ‘Non avere paura’”. E’ uno stile umile, che si fa amare.

 
D. – Benedetto XVI si è definito “pastore mite e fermo”. Come si esprimono questi due aspetti del suo carattere, anche sulla scorta della sua esperienza diretta, di stretto collaboratore del Santo Padre?

 
R. – La mitezza e la fermezza non si escludono. La fermezza è fedeltà, fedeltà ad una verità, fedeltà ad un patrimonio; la mitezza è lo stile con cui si afferma la fermezza, lo stile con cui si afferma la fedeltà. Benedetto XVI riesce a coniugarli in maniera straordinaria. Si può dire che il suo temperamento lo aiuta in questo, ma anche la grazia che lo ha lavorato in questi anni.

 
D. – Nonostante i mille impegni del Ministero petrino, Benedetto XVI riesce a trovare il tempo per scrivere e per i suoi 80 anni viene pubblicato il suo “Gesù di Nazaret”. Ecco, il regalo lo fa il Papa a noi…
 
R. – Certamente. Il Papa, da sempre, è stato un maestro, viene dall’insegnamento. Il Papa capisce che in un’epoca confusa come la nostra insegnare, dare direttive, dare chiarezza è un grande atto di amore. Il mondo cammina e la vita non è altro che un cammino e nel cammino, se non ci sono segnaletiche, se manca la giusta segnaletica, si sbanda. Il Papa questo lo capisce ed ecco allora che anche il libro che scrive non è altro che un atto di amore per darci un’indicazione, una rotta precisa da seguire e con il libro, ci dice, la rotta è Gesù Cristo; la via è Lui. Gesù è la Via, la Verità e la Vita. Non ci sono altre salvezze, non ci sono altre speranze all’infuori di Lui. E questa è la prima cosa che il Papa ci deve ricordare e gliene siamo grati.

 
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Jurgen Habermas, Paolo Flores d’Arcais, Ernesto Galli della Loggia: sono alcuni tra i più noti intellettuali del mondo laico con i quali si è confrontato l’allora cardinale Joseph Ratzinger. Dibattiti particolarmente fecondi per il confronto tra ragione e fede. Con lo storico Ernesto Galli della Loggia, il futuro Papa ha dialogato sul tema “Storia, politica e religione”. A lui, Alessandro Gisotti ha chiesto un ricordo di quell’incontro, avvenuto nell’ottobre 2004: RealAudioMP3
 
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R. – Di quell’incontro ricordo con particolare nettezza e anche piacere un momento e poi un particolare. Il momento che ricordo è precedente, in realtà, all’incontro, perché l’allora cardinale Ratzinger volle incontrarmi qualche giorno prima per avere uno scambio di opinioni anche su quello di cui avremmo parlato. E quindi, io andai a trovarlo nel suo ufficio all’ex Sant’Uffizio. Ci fu questo incontro nel suo studio che io ricordo con grande intensità e piacere. Mi fece l’impressione soprattutto di una persona piena di ironia, di ironia anche su se stesso: proprio un vero professore tedesco! Aveva – si capiva – grande piacere di poter, appunto, discutere liberamente e non si negava il piacere di battute sulle varie cose del mondo. Si entrava in un’immediata dimestichezza, si dimenticava completamente chi si avesse davanti. L’altro ricordo è legato proprio all’incontro. Eravamo seduti a questo tavolo, con un pubblico; io, come è naturale, credo, sbirciai il testo su cui lui poggiava gli occhi per poi parlare, i suoi appunti, diciamo così. E mi colpì molto questa piccola grafia minuta, con cui erano scritti, cose evidentemente scritte da lui, senza l’aiuto di alcun segretario ... Ancora una volta, ebbi conferma di questa dimensione profondamente intellettuale. Ci sono piccole cose materiali che forse a volte dicono di più di grandi proposizioni teoriche.

 
D. – Un uomo che compie 80 anni, custode della Tradizione ma anche straordinariamente moderno ...

 
R. – Ma sì! Io credo che i Pontefici abbiano questo difficilissimo compito di stare tra la conservazione della tradizione a cui il loro ruolo li impegna, e al tempo stesso mi pare che se c’è una persona che ha la vocazione, l’attrezzatura mentale per dialogare con la cultura moderna, anche naturalmente non adeguandosi immediatamente a quello che la cultura moderna maggioritariamente pensa, questa persona è sicuramente Joseph Ratzinger!

 
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E tra gli esponenti della cultura laica che dialogano con Benedetto XVI si distingue Marcello Pera, che con l’allora cardinale Joseph Ratzinger ha scritto “Senza Radici”, libro sull’Europa pubblicato un anno prima dell’elezione alla Cattedra di Pietro. All’ex presidente del Senato italiano, Alessandro Gisotti ha chiesto quale sia il tratto intellettuale del Papa che più lo colpisce: RealAudioMP3

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R. – A me colpisce il rigore, il rigore intellettuale, la profondità del suo pensiero, la chiarezza ed anche ciò che si sposa bene con il rigore, il coraggio intellettuale, il non usare parole, linguaggi e concetti che, in realtà, sotto un apparente velo di diplomazia poi confondono coloro cui sono indirizzati. Quindi, rigore e coraggio sono le doti che apprezzo di più.

 
D. – Lei ha avuto modo molte volte di colloquiare con Joseph Ratzinger, quali impressioni restano di questi incontri?

 
R. – Intanto, una carica umana notevole. E’ un uomo mite, un uomo che ascolta il suo interlocutore, che lo mette a suo agio, che non ha nessun aspetto di superiorità intellettuale, cioè un uomo che è abituato a trattare con dei concetti profondi ed è anche abituato al colloquio con i suoi ascoltatori. Quindi, la sua disponibilità, la sua mitezza, che è una mitezza di carattere, è anche una dote intellettuale notevole, ciò che naturalmente non nasconde poi la precisione del pensiero.

 
D. – Benedetto XVI guida con mano sicura la Chiesa. Cosa invece può dare a quanti non hanno sensibilità ecclesiale?

 
R. – Io mi rifaccio a quello che il Papa ha chiamato “l’appello alle minoranze creative”, il suo tentativo di trovare un terreno comune ai credenti e non credenti. Naturalmente il terreno comune è una forma di ricerca di carattere filosofico, non solo teologico, circa quello che lui considera e chiama l’essenza della natura umana, che poi si trasferisce nella parte positiva sul diritto naturale, sulla ricerca di quali sono i principi, i valori e i diritti fondamentali dell’uomo. Questo è un terreno comune che può essere esplorato. Per il credente si arriva a quella verità su questi principi e valori tramite la rivelazione divina, per il non credente si può arrivare attraverso la riflessione razionale. Quindi, questo suo appello alla ragione, alle minoranze di coloro che volendo usare la ragione sappiano trovare anche un colloquio, io lo considero la parte più nuova e anche più coraggiosa. E’ certamente l’aspetto più coinvolgente da parte di Benedetto XVI nei confronti di coloro che non credono o che, comunque, non sono ancora nella condizione di credere.

 
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