Stamani, la Messa in San Pietro presieduta dal Papa per il suo 80.mo compleanno. Ai
nostri microfoni, gli auguri di mons. Comastri, del senatore Pera e del prof. Galli
della Loggia
Benedetto XVI ha presieduto, stamani nella Sala delle Congregazioni, la riunione dei
Capi Dicastero della Curia Romana. Al centro della riunione il prossimo viaggio apostolico
del Papa in Brasile, che si terrà dal 9 al 14 maggio prossimo, e la situazione della
Chiesa in America Latina. Ieri sera, il Santo Padre era rientrato in Vaticano da Castel
Gandolfo, dove ha trascorso questa settimana. Intanto, la Chiesa si appresta a festeggiare
con gioia l’80.mo compleanno del Papa, lunedì prossimo. E domani mattina, Benedetto
XVI presiederà una Santa Messa per il suo genetliaco in Piazza San Pietro. Celebrazione
che verrà seguita in radiocronaca diretta dalla nostra emittente, a partire dalle
ore 9,30, con commenti in lingua italiana, francese, spagnolo, portoghese, inglese
e tedesco. Il Papa compie dunque 80 anni, ma il cuore è giovane, perché sempre nuovo
è il messaggio che annuncia. E’ quanto sottolinea l’arcivescovo Angelo Comastri,
vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, che in questa intervista di Alessandro
Gisotti si sofferma sulle qualità umane del Pontefice:
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R.
– Nella Chiesa non è l’età che fa la vecchiaia. L’età dipende dal cuore! Il cuore
del Papa, il cuore di Benedetto XVI è un cuore giovane, perché è un cuore innamorato
di Dio. Anzitutto, con la sua testimonianza di Papa, a me ha colpito molto l’umiltà
con cui si è introdotto nel Ministero che sicuramente ha rappresentato, per lui, una
chiamata inattesa. E si è introdotto, prendendo la mano del suo predecessore. Raramente
nella storia un Papa ha parlato così bene e con accenti così toccanti del proprio
immediato predecessore. Io non dimentico le parole che pronunciò proprio nella concelebrazione
con i cardinale elettori il 20 aprile 2005, nella Cappella Sistina, quando disse:
“Io sento la sua mano forte, la mano di Giovanni Paolo II che prende la mia mano;
vedo i suoi occhi sorridenti; sento la sua voce che dice, soprattutto a me: ‘Non avere
paura’”. E’ uno stile umile, che si fa amare.
D.
– Benedetto XVI si è definito “pastore mite e fermo”. Come si esprimono questi due
aspetti del suo carattere, anche sulla scorta della sua esperienza diretta, di stretto
collaboratore del Santo Padre?
R. – La mitezza e
la fermezza non si escludono. La fermezza è fedeltà, fedeltà ad una verità, fedeltà
ad un patrimonio; la mitezza è lo stile con cui si afferma la fermezza, lo stile con
cui si afferma la fedeltà. Benedetto XVI riesce a coniugarli in maniera straordinaria.
Si può dire che il suo temperamento lo aiuta in questo, ma anche la grazia che lo
ha lavorato in questi anni.
D. – Nonostante i mille
impegni del Ministero petrino, Benedetto XVI riesce a trovare il tempo per scrivere
e per i suoi 80 anni viene pubblicato il suo “Gesù di Nazaret”. Ecco, il regalo lo
fa il Papa a noi… R. – Certamente. Il Papa, da sempre, è stato
un maestro, viene dall’insegnamento. Il Papa capisce che in un’epoca confusa come
la nostra insegnare, dare direttive, dare chiarezza è un grande atto di amore. Il
mondo cammina e la vita non è altro che un cammino e nel cammino, se non ci sono segnaletiche,
se manca la giusta segnaletica, si sbanda. Il Papa questo lo capisce ed ecco allora
che anche il libro che scrive non è altro che un atto di amore per darci un’indicazione,
una rotta precisa da seguire e con il libro, ci dice, la rotta è Gesù Cristo; la via
è Lui. Gesù è la Via, la Verità e la Vita. Non ci sono altre salvezze, non ci sono
altre speranze all’infuori di Lui. E questa è la prima cosa che il Papa ci deve ricordare
e gliene siamo grati.
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Jurgen
Habermas, Paolo Flores d’Arcais, Ernesto Galli della Loggia: sono alcuni tra i più
noti intellettuali del mondo laico con i quali si è confrontato l’allora cardinale
Joseph Ratzinger. Dibattiti particolarmente fecondi per il confronto tra ragione e
fede. Con lo storico Ernesto Galli della Loggia, il futuro Papa ha dialogato
sul tema “Storia, politica e religione”. A lui, Alessandro Gisotti ha chiesto
un ricordo di quell’incontro, avvenuto nell’ottobre 2004: **********
R.
– Di quell’incontro ricordo con particolare nettezza e anche piacere un momento e
poi un particolare. Il momento che ricordo è precedente, in realtà, all’incontro,
perché l’allora cardinale Ratzinger volle incontrarmi qualche giorno prima per avere
uno scambio di opinioni anche su quello di cui avremmo parlato. E quindi, io andai
a trovarlo nel suo ufficio all’ex Sant’Uffizio. Ci fu questo incontro nel suo studio
che io ricordo con grande intensità e piacere. Mi fece l’impressione soprattutto di
una persona piena di ironia, di ironia anche su se stesso: proprio un vero professore
tedesco! Aveva – si capiva – grande piacere di poter, appunto, discutere liberamente
e non si negava il piacere di battute sulle varie cose del mondo. Si entrava in un’immediata
dimestichezza, si dimenticava completamente chi si avesse davanti. L’altro ricordo
è legato proprio all’incontro. Eravamo seduti a questo tavolo, con un pubblico; io,
come è naturale, credo, sbirciai il testo su cui lui poggiava gli occhi per poi parlare,
i suoi appunti, diciamo così. E mi colpì molto questa piccola grafia minuta, con cui
erano scritti, cose evidentemente scritte da lui, senza l’aiuto di alcun segretario
... Ancora una volta, ebbi conferma di questa dimensione profondamente intellettuale.
Ci sono piccole cose materiali che forse a volte dicono di più di grandi proposizioni
teoriche.
D. – Un uomo che compie 80 anni, custode
della Tradizione ma anche straordinariamente moderno ...
R.
– Ma sì! Io credo che i Pontefici abbiano questo difficilissimo compito di stare tra
la conservazione della tradizione a cui il loro ruolo li impegna, e al tempo stesso
mi pare che se c’è una persona che ha la vocazione, l’attrezzatura mentale per dialogare
con la cultura moderna, anche naturalmente non adeguandosi immediatamente a quello
che la cultura moderna maggioritariamente pensa, questa persona è sicuramente Joseph
Ratzinger!
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E
tra gli esponenti della cultura laica che dialogano con Benedetto XVI si distingue
Marcello Pera, che con l’allora cardinale Joseph Ratzinger ha scritto “Senza
Radici”, libro sull’Europa pubblicato un anno prima dell’elezione alla Cattedra di
Pietro. All’ex presidente del Senato italiano, Alessandro Gisotti ha chiesto
quale sia il tratto intellettuale del Papa che più lo colpisce:
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R. – A me colpisce il rigore, il rigore intellettuale, la profondità del
suo pensiero, la chiarezza ed anche ciò che si sposa bene con il rigore, il coraggio
intellettuale, il non usare parole, linguaggi e concetti che, in realtà, sotto un
apparente velo di diplomazia poi confondono coloro cui sono indirizzati. Quindi, rigore
e coraggio sono le doti che apprezzo di più.
D. –
Lei ha avuto modo molte volte di colloquiare con Joseph Ratzinger, quali impressioni
restano di questi incontri?
R. – Intanto, una carica
umana notevole. E’ un uomo mite, un uomo che ascolta il suo interlocutore, che lo
mette a suo agio, che non ha nessun aspetto di superiorità intellettuale, cioè un
uomo che è abituato a trattare con dei concetti profondi ed è anche abituato al colloquio
con i suoi ascoltatori. Quindi, la sua disponibilità, la sua mitezza, che è una mitezza
di carattere, è anche una dote intellettuale notevole, ciò che naturalmente non nasconde
poi la precisione del pensiero.
D. – Benedetto XVI
guida con mano sicura la Chiesa. Cosa invece può dare a quanti non hanno sensibilità
ecclesiale?
R. – Io mi rifaccio a quello che il Papa
ha chiamato “l’appello alle minoranze creative”, il suo tentativo di trovare un terreno
comune ai credenti e non credenti. Naturalmente il terreno comune è una forma di ricerca
di carattere filosofico, non solo teologico, circa quello che lui considera e chiama
l’essenza della natura umana, che poi si trasferisce nella parte positiva sul diritto
naturale, sulla ricerca di quali sono i principi, i valori e i diritti fondamentali
dell’uomo. Questo è un terreno comune che può essere esplorato. Per il credente si
arriva a quella verità su questi principi e valori tramite la rivelazione divina,
per il non credente si può arrivare attraverso la riflessione razionale. Quindi, questo
suo appello alla ragione, alle minoranze di coloro che volendo usare la ragione sappiano
trovare anche un colloquio, io lo considero la parte più nuova e anche più coraggiosa.
E’ certamente l’aspetto più coinvolgente da parte di Benedetto XVI nei confronti di
coloro che non credono o che, comunque, non sono ancora nella condizione di credere.