Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
Domenica 15 aprile, Domenica della Divina Misericordia, la Liturgia ci presenta il
Vangelo in cui Gesù risorto appare ai discepoli, mentre erano chiuse le porte del
luogo dove si trovavano per timore dei Giudei. Tommaso è assente e non crede alle
parole degli apostoli. Crederà – dice – solo se potrà mettere il dito nel posto dei
chiodi e la mano nel costato trafitto del Maestro. Otto giorni dopo Gesù riappare
un’altra volta, con Tommaso presente, e gli dice:
«Metti qua il tuo dito
e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere
più incredulo ma credente!».
Su questo brano evangelico ascoltiamo il
commento del teologo don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla
Pontificia Università Lateranense:
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Siamo nel pieno della Pasqua, della Pasqua del Signore. Adesso il mistero
che tra le creature, come canta l’Exultet, era stato conosciuto solo dalla notte,
dalla notte beata della Risurrezione, viene comunicato, deve essere comunicato ai
discepoli del Signore. La sua Pasqua deve venire ad essere la loro Pasqua, la nostra
Pasqua, come dirà Paolo: “Cristo nostra Pasqua”. Per questo Cristo appare ai suoi,
si mostra a loro, parla con loro, per consegnare ad essi la sua Pasqua, la sua vittoria,
la pace, lo Spirito, la gioia, la remissione dei peccati, la missione. Nel cuore dell’esperienza
della Risurrezione, Cristo pone la missione: “come il Padre ha mandato me”. L’altro
grande frutto della Pasqua di Cristo, che diviene nostra Pasqua, è la fede, la fede
bella di Tommaso e quella ancor più beata di coloro che, pur non avendo visto, crederanno.
Infatti a Tommaso, come agli altri, la visione è data in vista della fede.