Chiude una rivista cattolica a Cuba. Ma il cardinale Ortega parla di nuovi spazi che
si aprono per la Chiesa
“Transitoria”: così, il vescovo emerito di Pinar del Rio, a Cuba, mons. José Siro,
ha definito la chiusura della rivista “Vitral”, fondata da lui come espressione del
“Centro cattolico per la formazione civica e religiosa”. La decisione – ha precisato
il direttore della rivista, Dagoberto Valdés – “risponde esclusivamente alle numerose
difficoltà esistenti per reperire e finanziare la carta e l’inchiostro”. Il servizio
di Luis Badilla:
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Dopo
14 anni, con il numero 78 di marzo/aprile 2007, “Vitral” ha chiuso le sue attività.
Nell’ultimo editoriale, Valdés ha spiegato che il provvedimento è stato preso per
“mancanza di risorse economiche”. In tutti questi anni, la rivista (www.vitral.org/)
ha dato un pregevole contributo alla formazione dei laici cattolici cubani, in particolare
nell'ambito della Dottrina sociale della Chiesa. In diverse occasioni, la pubblicazione
di articoli critici nei confronti delle politiche governative, ha dato origine a momenti
di tensione tra vescovi e autorità locali. Intanto, la Chiesa cattolica cubana ha
chiesto alla comunità internazionale “comprensione” e “dialogo” in un momento di “cambiamenti”
nel Paese. Per la Chiesa cattolica – ha sottolineato il vescovo ausiliare dell'Avana
e segretario della Conferenza episcopale, mons. Juan de Dios Hernández – “ogni situazione
di transizione richiede grande comprensione da parte della comunità internazionale
e un grande dialogo che ci permetta, in modo civile, di proseguire”. Secondo il presule,
“dopo tempi difficili, lo Stato cubano sta comprendendo lentamente qual è il ruolo
della Chiesa tra la popolazione”. Quanto al futuro, mons. Hernández ha auspicato che
la vita della Chiesa e la sua missione evangelizzatrice possano “sempre più avviarsi
verso la normalizzazione”. E “credo – ha concluso – che questa sia anche l’aspirazione
da parte dello Stato”.
E lo scorso 3 marzo, l’arcivescovo dell'Avana,
cardinale Jaime Ortega, ai nostri microfoni aveva confermato la vitalità della Chiesa
cubana, ricordando che “dopo la visita di Giovanni Paolo II (1998) si è registrata
una crescita delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa femminile”. Ascoltiamolo,
nell’intervista di Luis Badilla:
“Abbiamo
potuto costatare negli ultimi tempi una maggiore facilità perché la Chiesa possa ricevere
personale missionario, religiosi e religiose, e anche una maggiore presenza della
Chiesa nei mezzi di comunicazione. Penso che questa sia la strada sulla quale si può
continuare ad avanzare. Non siamo arrivati al massimo ma sono passi nella giusta direzione.
Ancora manca molto da fare. La nostra è una Chiesa presente nella società e il popolo
la guarda con simpatia. Da parte di persone comuni, uomini e donne, c'è vicinanza
alla Chiesa. Dall'altra parte stiamo restaurando molte chiese e chiedendo l'autorizzazione
per costruirne altre. Nel frattempo celebriamo in moltissime "case di missioni", nei
quartieri delle città o nella campagna, dove non c'è una chiesa. All'Avana io ho 210
chiese e circa 500 "case di missioni" per portare avanti la pastorale. Certo, in questo
caso il laicato è stato ed è molto importante come lo è anche il diaconato. Sono persone
con grandi capacità che si occupano anche di corsi biblici, di animazione di comunità,
di formazione alla fede. Insomma abbiamo un grande lavoro di evangelizzazione. Penso
che il lavoro della Caritas, alla fine, progressivamente, è stato accettato come una
missione connaturale alla Chiesa. Lì dove nasce una comunità, anche se piccola, nella
casa di una famiglia, inizia un lavoro di evangelizzazione, con incontri di preghiera.
Poco a poco si struttura quasi come una "parrocchia", prima o dopo si organizza anche
un gruppo della Caritas, che si occupa subito dei problemi sociali, delle proteste
o delle richieste del quartiere. Nasce subito una rete di solidarietà fra tutti. E,
ovviamente, sorge spontaneo il lavoro della promozione umana. Direi che siamo di fronte
ad uno sviluppo integrale della missione della Chiesa. Vedo tutto questo in una prospettiva
di crescita e di maggiori spazi che si stanno aprendo. Ecco il momento attuale della
nostra Chiesa in Cuba. Devo dire che stiamo anche costruendo un nuovo Seminario all'Avana.
Quello che abbiamo è insufficiente. Il mio non è un ottimismo facile. E' una speranza
certa”.