E' emergenza alimentare in Madagascar: i cicloni hanno distrutto interi raccolti
E’ emergenza in Madagascar dopo il passaggio di alcuni cicloni che si sono abbattuti
nelle ultime settimane nel nordest del Paese. Pesante il bilancio: oltre 80 i morti,
più di 20 mila gli sfollati, interi raccolti andati distrutti. Ora si pensa alla ricostruzione,
ma servono ingenti aiuti. In prima linea ci sono i Salesiani della missione di Bemaneviky
che grazie ai primi fondi in arrivo dall’Italia e dalla Francia stanno avviando progetti
di assistenza. Antonella Villani ha chiesto a don Saro Vella, direttore
della missione, quale sia la realtà di questo villaggio dove i Salesiani sono presenti
da 25 anni: **********
R. – L’acqua
ha invaso tutta la regione per chilometri e chilometri. Anche da noi, nella nostra
missione e in tutto il villaggio c’era l’acqua ad un metro e 80. Tutta la gente è
venuta a rifugiarsi da noi e in pochissimo spazio eravamo 2500, forse anche 3000 persone
che hanno passato tutto il giorno e tutta la notte in attesa che il livello dell’acqua
scendesse. Le conseguenze sono gravissime: molte case – che sono capanne – non ci
sono più, non si vede neppure il posto dove si trovavano. Le coltivazioni, l’80 per
cento, sono andate perse per cui sarà un anno molto e molto difficile proprio dal
punto di vista alimentare. Per fortuna però, la gente ha tanta forza di ricominciare
ma evidentemente mancano anche i mezzi. Qui la gente già in situazione di normalità
ha veramente solo il necessario per poter vivere.
D.
– Voi, tra l’altro, vivete in una zona molto isolata...
R.
– Non abbiamo né telefono, né elettricità e anche le strade sono percorribili solo
per pochi mesi all’anno e anche con difficoltà. Siamo costretti spesso ad andare a
piedi oppure in bicicletta o con altri mezzi di fortuna come la piroga nel nostro
piccolo fiume che non sempre è navigabile.
D. – Che
cosa vi serve per ripartire?
R. – Del cibo perché
essendo state distrutte le coltivazioni, i prossimi mesi saranno duri.
D.
– Voi, come salesiani, siete presenti nella missione da 25 anni. Quanto avete creato
in questo arco di tempo?
R. – Abbiamo costruito sette
scuole elementari nei villaggi e poi una scuola media che arriva anche al liceo. Poi
due internati, uno per i ragazzi e l’altro per le ragazze che vengono da lontano.
Poi abbiamo una quindicina di chiesette e tante attività che abbiamo fatto con la
gente locale come i progetti agricoli, i pozzi per avere l’acqua potabile.
D.
– Sono tre anni che lei è responsabile di questa missione. Che cosa significa per
lei stare in mezzo a questa gente?
R. – Anche se
ci sono tantissimi disagi, io mi trovo benissimo con loro perché vedo che siamo una
famiglia, portiamo insieme i pesi, le gioie, le sofferenze.
D.
– A questo punto il suo appello...
R. – Il Signore
ci parla con le cose che capitano tutti i giorni. Magari questo ciclone può farci
comprendere che questi sono nostri fratelli e che li possiamo sostenere ed aiutare
soprattutto con una solidarietà interiore, capire che siamo tutti una sola famiglia
e se poi magari dentro il cuore sentiamo che dobbiamo fare qualche cosa di concreto,
la mettiamo in pratica.