Cresce in Italia lo "sniffing" di colle e solventi, la droga dei poveri
Aumenta in Italia l'attività di contrasto al fenomeno droga, ma crescono anche la
richiesta e il consumo. E' quanto emerge dalla relazione annuale della Direzione centrale
per i servizi antidroga che dimostra che il fenomeno droga e' in costante crescita.
E anche in Italia, come tra i Paesi poveri, si comincia a diffondere il fenomeno di
chi sniffa colle o solventi. Il servizio di Alessandro Guarasci.
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Le
sostanze più richieste sul mercato restano i derivati della cannabis, anche se aumenta
il consumo di cocaina e di droghe sintetiche. I decessi riconducibili agli abusi di
sostanze stupefacenti sembrano invece diminuire. Nel 2006 se ne segnalano 517, il
20 per cento in meno rispetto all’anno precedente. Le operazioni antidroga lo scorso
anno sono state 20.580, contro le 19.845 del 2005. Inoltre la situazione delle denunce
per motivi di droga nelle varie regioni rispecchia sostanzialmente quella delle operazioni
e dei sequestri. Dei 32.800 soggetti segnalati a vario titolo all’autorità giudiziaria
nel 2006, il 36,38 per cento è stato registrato in tre regioni, in particolare in
Lombardia, Campania e Lazio. Il numero minore di denunce è stato registrato, invece,
in Valle d’Aosta. Purtroppo e soprattutto fra i giovani prende sempre più piede il
cosìddetto "sniffing". Un comportamento alternativo al consumo dei classici allucinogeni,
importato dai Paesi più poveri e che fa ricorso a sostanze volatili come colle, gas,
lacche per capelli e solventi vari. Un effetto dell’aumento dell’infanzia abbandonata,
per don Salvatore Lo Bue, fondatore della Comunità Casa dei Giovani, convinto
che serve un intervento maggiore dei servizi sociali: R. – Questi
stessi fenomeni si sono già registrati nelle grandi metropoli all’estero da ormai
parecchi anni. Parlo di quelle metropoli dove ci sono delle enormi sacche di proletariato
urbano, là dove ci sono i meniños de rua, là dove ci sono – e questo anche a Londra
– i bambini che vivono sotto terra, nei cunicoli, nelle fogne. Là dove ci sono queste
comunità di minori abbandonati a se stessi è chiaro che il fenomeno della tossicodipendenza
si sottoproletarizza e non avendo la possibilità di accedere facilmente al denaro,
questi ragazzi si sono inventati un modo povero di sniffare. Questo era già avvenuto
altrove ed è chiaro, quindi, che sarebbe prima o poi avvenuto anche in Italia, soprattutto
in un momento socio-economico come quello in cui stiamo vivendo oggi, in un momento
in cui queste fasce del sottoproletariato sono in aumento. Io le dico una cosa terribile:
a Palermo noi abbiamo un centro di accoglienza e in 10 anni abbiamo sempre avuto
mediamente un numero di utenti intorno ai 200; negli ultimi 10 mesi il numero di utenti
si è raddoppiato. Questo è dovuto proprio al deterioramento economico, perché nei
centri a bassa soglia arrivano i ragazzi più poveri, quelli cioè che non hanno neanche
la possibilità di mangiare, che non hanno un posto per dormire e stanno nella strada,
quelli che fanno una vita da barboni. Questo problema mieterà vittime in gran quantità.
E’, quindi, necessario che vi sia un esercito di persone che stia in trincea, che
lavori sul campo, che vada a cercare queste persone, ma che sappia anche come parlare
loro. E’ necessario che si faccia veramente un’opera importante di reinserimento socio-lavorativo
anche degli ex-tossicodipendenti, di cui una parte – non grandissima, ma senz’altro
una buona parte – può anche essere riutilizzata, qualificandola, facendola anche laureare,
come abbiamo fatto noi con un numero purtroppo limitato di persone, viste le nostre
scarse possibilità economiche. Ora questi sono diventati dei nostri operatori.