Un nuovo passo avanti della Costa d’Avorio verso la pace. Da lunedì prossimo scomparirà
la linea di sicurezza che da quattro anni divide in due il Paese africano. Questa
zona franca tra il nord occupato dai ribelli e il sud lealista venne creata dalle
Nazioni Unite, e presidiata militarmente, per evitare ulteriori massacri e distruzioni.
Il Paese si avvia, dunque, dopo lunghi negoziati a rilanciare il processo politico
che dovrà portare alle elezioni. Stefano Leszczynski ha intervistato Enrico Casale,
africanista della rivista dei Gesuiti ‘Popoli’:
**********
R. – Come
tutte le guerre, e in modo particolare come tutte le guerre africane, si è abbattuta
duramente sulla popolazione con distruzioni e violenze. Nel tempo la situazione si
è stabilizzata incancrenendosi e dividendo il Paese in due parti: a nord controllato
dai ribelli e a sud controllato dalle truppe lealiste, legate al presidente Laurent
Gbagbo.
D. – Questa divisione che poi è stata posta sotto la tutela della
Comunità internazionale ha permesso un riavvio delle trattative?
R. – La situazione
si è risolta lentamente e attraverso tutta una serie di mediazioni internazionali
che hanno poi portato agli accordi siglati il 7 aprile in Burkina Faso tra il presidente
Laurent Gbagbo e il leader dell’opposizione Guillaume Soro.
D. – La scomparsa
della linea di demarcazione fra il nord e il sud del Paese dovrebbe facilitare il
processo che porterà poi alle elezioni?
R. – Certamente le elezioni sono una
speranza, perché significano l’avvio di un processo democratico. Il nodo delle elezioni
sarà invece: chi potrà andare a votare? Perché uno dei nodi principali che hanno poi
portato al conflitto è, appunto, il riconoscimento della cittadinanza e quindi del
diritto di voto di una grande parte della popolazione ivoriana di origine nel burkinabé.
Adesso un censimento graduale di queste persone permetterà di fare il punto su chi
potrà votare e, quindi, permetterà di arrivare alle elezioni e - speriamo – ad una
pacificazione del Paese.