2007-04-13 14:31:11

Con il libro Gesù di Nazaret, il Papa ci offre un approfondimento sul Cristo amico dell’umanità sofferente alla ricerca dell’eterno: così, ai nostri microfoni, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Gli auguri di Romano Prodi


Oggi pomeriggio la presentazione dell’atteso libro di Benedetto XVI, Gesù di Nazaret. La pubblicazione del volume avviene a pochi giorni dall’80.mo genetliaco del Papa, il prossimo 16 aprile. Per celebrare l’evento, il Pontefice presiederà una Messa in Piazza San Pietro domenica 15 aprile. Fra meno di una settimana, poi, il 19 aprile, Benedetto XVI festeggerà il suo secondo anniversario di elezione alla Cattedra di Pietro. Ma torniamo alla presentazione di oggi pomeriggio. Alla conferenza stampa, nell’Aula nuova del Sinodo alle ore 16, prenderanno parte il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, che è stato ricevuto ieri dal Santo Padre, il prof. Daniele Garrone, decano della Facoltà Valdese di Teologia di Roma e il prof. Massimo Cacciari, ordinario di Estetica all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Coordinerà gli interventi padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Con questo libro, dunque, Benedetto XVI va al cuore della fede. Ecco la riflessione del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, intervistato da Alessandro Gisotti: RealAudioMP3

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R. – Senza dubbio, la figura di Cristo, anzi, la Rivelazione di Cristo è il fondamento della nostra fede è al centro – come ha detto un autore – è la leva della storia. E di fronte al dibattito odierno, che si è ri-infuocato proprio sulla figura di Cristo, sulla personalità di Gesù di Nazaret, un dibattito che a volte è fuorviante anche per l’ignoranza di tante persone che si attribuiscono il diritto, la competenza di parlare – purtroppo – di ciò che non conoscono, il Papa ci dà la sua visione di Cristo. Il Papa è un appassionato di Cristo, è un profondo conoscitore di Gesù Cristo e del cristianesimo. Ricordiamo il suo primo libro, “Introduzione al cristianesimo”, che si potrebbe ancora leggere con frutto. E oggi ci offre questo panorama, questo approfondimento sulla figura di Cristo. Cristo come cifra di interpretazione della vita, dei destini di ogni persona umana e dei destini dell’umanità. E quindi, anche come amico di questa umanità in cammino, di questa umanità tormentata, di questa umanità – però – assetata di eterno e di cose che diano senso alla vita.

 
D. – Eminenza, lei conosce da tanti anni Joseph Ratzinger. Quale tratto del carattere del Santo Padre la colpisce di più?

 
R. – La sua amabilità, la sua mitezza, la sua finezza, il suo rispetto per ogni persona, la sua capacità di ascolto e la sua capacità di personalizzare ogni rapporto: non solo con i collaboratori, coloro che sono vissuti accanto a lui per tanti anni, ma anche adesso vediamo nelle udienze generali con coloro che lo salutano anche in un attimo fuggente, il Papa ha un ascolto e ha una parola adatta a ogni persona, come se fosse un vero amico.

 
D. – L’80.mo compleanno di Benedetto XVI cade quasi in coincidenza con il secondo anniversario del suo Pontificato. Quale bilancio si può fare di questi primi due anni?

 
R. – Il bilancio del Pontificato di Papa Benedetto si potrebbe trarre da diversi punti di vista, da diversi punti di osservazione, da diversi profili. Pensiamo, ad esempio, a quello dei suoi discorsi: i discorsi all’udienza generale, i discorsi fatti con i giovani, con i bambini della Prima Comunione. Quindi direi che sono discorsi dalla pienezza del cuore, dalla profondità del cuore, tenendo presente che il Papa ha detto che il suo compito è quello di difendere la fede dei semplici. Ed egli continua a svolgere questa missione, soprattutto con i più puri di cuore, i semplici di cuore, indirizzandoli a questo incontro con Cristo che è la chiave di risoluzione, di trasfigurazione della nostra vita. Il bilancio lo si può fare anche sotto un altro profilo: il profilo – per esempio – dei viaggi apostolici pastorali del Santo Padre. Ricordo il viaggio in Spagna, il viaggio in Polonia, anzitutto, per ringraziare quella grande terra di averci dato Giovanni Paolo II, e ricordo allora la visita ad Auschwitz, con quella sua riflessione sulla presenza di Dio, sull’assenza di Dio in quel luogo così drammatico della storia umana. Il viaggio in Germania, con i grandi discorsi sulla presenza di Dio nella società di oggi; il viaggio in Spagna con i messaggi sulla famiglia. Il viaggio in cui io lo ho accompagnato: è stato il primo viaggio che ho potuto compiere con Papa Benedetto, in Turchia, con il grande dialogo interreligioso e con quell’esempio di disponibilità ad incontrare tutti e a ricomprendere, a riassumere i sentimenti più alti di ogni persona umana, di ogni comunità, di ogni nazione, anche di ogni gruppo religioso. Mi sembra che questi siano messaggi permanenti, sostanziali che il Papa lascia, che possono fruttificare nei prossimi anni del suo Pontificato.

 
D. – Il Santo Padre compie 80 anni. Qual è l’augurio che si sente di rivolgere al Papa di cui lei è il più stretto collaboratore?

 
R. – L’augurio è anzitutto l’augurio di una buona salute, l’augurio di avere la grazia e la consolazione dello Spirito in questa missione immane che è stato chiamato a compiere dal 19 aprile del 2005; ma l’augurio anche di essere ascoltato come si merita, l’augurio di essere compreso nei suoi messaggi più tipicamente evangelici. Proprio nel suo accompagnare l’uomo, ogni uomo e donna, ogni comunità umana in questo cammino per dare senso alla propria vita e per preparare all’incontro con Cristo che è nostro unico e universale Salvatore.

 
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E, in questi giorni, sono tantissimi gli indirizzi d’auguri che giungono al Papa da tutto il mondo per il suo 80.mo compleanno. Non mancano i messaggi di autorità politiche ed istituzionali. Ecco gli auguri del presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, intervistato da Massimiliano Menichetti: RealAudioMP3

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R. – Seguendo il Salmo 90, quando si è arrivati ad 80 anni si è arrivati alla sapienza del cuore ed è proprio di questa sapienza che abbiamo bisogno. Il mio augurio, quindi, è che proprio questa sapienza venga applicata nelle grandi sfide che abbiamo di fronte e cioè il problema della pace e della guerra in questo mondo così disastrato; il problema della miseria e della ricchezza, anche qui un mondo pieno di tragedie ed ingiustizie; e il dialogo tra religioni, tra culture. Abbiamo proprio bisogno – davvero – di sapienza del cuore.

 
D. – Che cosa l’ha colpita di più di questi due anni di Pontificato?

 
R. – Il suo primo messaggio, forte, della Deus caritas est, e cioè il primato della carità cristiana in tutta la regola della nostra vita. Questa è la cosa più importante, perché dalla Chiesa ci attendiamo questo grandissimo messaggio di amore, di conciliazione e di fratellanza.

 
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