2007-04-12 13:30:17

Il prof. D'Agostino: c'è l'eutanasia dietro gli attuali progetti di legge sul testamento biologico


Si svolge oggi a Milano un Convegno organizzato dall’Associazione Medici Cattolici Italiani sul tema del testamento biologico. L’iniziativa desidera far luce su una cruciale tematica mentre è in fase di studio presso le competenti Commissioni parlamentari un progetto di legge che dovrà definire l’ambito della materia e i limiti all’autodeterminazione del paziente e alla libertà del medico. Con il cosiddetto testamento biologico il cittadino ha la possibilità di esprimere in anticipo la propria volontà sui trattamenti sanitari ai quali desidera o non desidera essere sottoposto nel caso in cui, per malattia o trauma, non fosse più in grado di manifestare il proprio consenso. In questi giorni il prof. Francesco D’Agostino, presidente onorario del Comitato Nazionale di Bioetica, ha ventilato il rischio che nelle nuove formulazioni del progetto di legge sul testamento biologico si nasconda in realtà l'intenzione d'introdurre forme di eutanasia. A questo proposito Luca Collodi ha intervistato lo stesso D'Agostino: RealAudioMP3
 
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R. – Il rapporto medico-paziente è un rapporto in cui si intrecciano diritti e doveri. Il paziente, naturalmente, ha il diritto di essere curato e il medico ha il dovere di curarlo, ma a loro volta, il medico ha il diritto di vedere riconosciuta la propria autonomia di scienziato e la propria autonomia deontologica e il malato non può essere considerato come colui che ordina al medico la prescrizione di certi farmaci o l’esecuzione di certe pratiche. Allora, il rapporto medico-malato è e deve restare un rapporto di equilibrio. Quando, invece, come nel caso della richiesta di eutanasia, da una parte c’è una domanda assoluta, quella della morte, e dall’altra parte c’è inevitabilmente un "dovere assoluto", quello di uccidere il malato che chiede di essere ucciso, è evidente che il rapporto medico-paziente va in frantumi e si altera completamente l’identità stessa della medicina. Allora: il testamento biologico deve essere condiviso nei limiti in cui mantiene un equilibrio di poteri, di diritti e di doveri tra medico e paziente; quando, cioè, il futuro paziente mette nero su bianco, per iscritto, richieste che eventualmente saranno sottoposte, quando lui cadrà in stato di incapacità di intendere e di volere, al medico curante ma che mai e poi mai possono essere ritenute come vincolanti per il medico curante! Questo era stato il cuore del parere dato in materia dal Comitato Nazionale di Bioetica, alcuni anni fa. E’ più che giusto che un paziente possa scrivere dichiarazioni anticipate di trattamento, ma soltanto per informare il medico curante, per dare al medico curante una adeguata possibilità di ulteriori valutazioni cliniche, non certo per ridurre il medico curante ad un esecutore passivo della volontà del malato. Purtroppo, alcuni disegni di legge attualmente al Senato pretendono invece la vincolatività dei testamenti biologici, e quindi è molto facile capire che dietro alla pretesa della vincolatività dei testamenti biologici c’è anche la pretesa di vincolare il medico a praticare l’eutanasia, se questo fosse contemplato esplicitamente nel testo del testamento biologico. Naturalmente, il dissenso non può che essere radicale.

 
D. – Questo è il punto del contendere, diciamo così, per semplificare, professor D’Agostino, tra cattolici e laici?

 
R. – Guardi: ci sono moltissimi laici che sono radicalmente ostili ad ogni ipotesi di eutanasia. Il “no” all’eutanasia non è il portato esclusivo di una visione religiosa del mondo. Già totalmente presente nella medicina ippocratica che risale – lo sappiamo tutti – a 400 anni prima di Cristo. Sicuramente, in questo momento storico i cattolici sono particolarmente attenti a difendere la medicina ippocratica, ma non cadiamo nell’errore di pensare che si tratti di una battaglia confessionale o religiosa: assolutamente no! E’ una battaglia per la difesa della medicina e per la difesa della vita, per due principi che sono intrinsecamente laici e non vanno assimilati a principi religiosi.

 
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