Il prof. D'Agostino: c'è l'eutanasia dietro gli attuali progetti di legge sul testamento
biologico
Si svolge oggi a Milano un Convegno organizzato dall’Associazione Medici Cattolici
Italiani sul tema del testamento biologico. L’iniziativa desidera far luce su una
cruciale tematica mentre è in fase di studio presso le competenti Commissioni parlamentari
un progetto di legge che dovrà definire l’ambito della materia e i limiti all’autodeterminazione
del paziente e alla libertà del medico. Con il cosiddetto testamento biologico il
cittadino ha la possibilità di esprimere in anticipo la propria volontà sui trattamenti
sanitari ai quali desidera o non desidera essere sottoposto nel caso in cui, per malattia
o trauma, non fosse più in grado di manifestare il proprio consenso. In questi giorni
il prof. Francesco D’Agostino, presidente onorario del Comitato Nazionale di
Bioetica, ha ventilato il rischio che nelle nuove formulazioni del progetto di legge
sul testamento biologico si nasconda in realtà l'intenzione d'introdurre forme di
eutanasia. A questo proposito Luca Collodi ha intervistato lo stesso D'Agostino:
**********
R.
– Il rapporto medico-paziente è un rapporto in cui si intrecciano diritti e doveri.
Il paziente, naturalmente, ha il diritto di essere curato e il medico ha il dovere
di curarlo, ma a loro volta, il medico ha il diritto di vedere riconosciuta la propria
autonomia di scienziato e la propria autonomia deontologica e il malato non può essere
considerato come colui che ordina al medico la prescrizione di certi farmaci o l’esecuzione
di certe pratiche. Allora, il rapporto medico-malato è e deve restare un rapporto
di equilibrio. Quando, invece, come nel caso della richiesta di eutanasia, da una
parte c’è una domanda assoluta, quella della morte, e dall’altra parte c’è inevitabilmente
un "dovere assoluto", quello di uccidere il malato che chiede di essere ucciso, è
evidente che il rapporto medico-paziente va in frantumi e si altera completamente
l’identità stessa della medicina. Allora: il testamento biologico deve essere condiviso
nei limiti in cui mantiene un equilibrio di poteri, di diritti e di doveri tra medico
e paziente; quando, cioè, il futuro paziente mette nero su bianco, per iscritto, richieste
che eventualmente saranno sottoposte, quando lui cadrà in stato di incapacità di intendere
e di volere, al medico curante ma che mai e poi mai possono essere ritenute come vincolanti
per il medico curante! Questo era stato il cuore del parere dato in materia dal Comitato
Nazionale di Bioetica, alcuni anni fa. E’ più che giusto che un paziente possa scrivere
dichiarazioni anticipate di trattamento, ma soltanto per informare il medico curante,
per dare al medico curante una adeguata possibilità di ulteriori valutazioni cliniche,
non certo per ridurre il medico curante ad un esecutore passivo della volontà del
malato. Purtroppo, alcuni disegni di legge attualmente al Senato pretendono invece
la vincolatività dei testamenti biologici, e quindi è molto facile capire che dietro
alla pretesa della vincolatività dei testamenti biologici c’è anche la pretesa di
vincolare il medico a praticare l’eutanasia, se questo fosse contemplato esplicitamente
nel testo del testamento biologico. Naturalmente, il dissenso non può che essere radicale.
D.
– Questo è il punto del contendere, diciamo così, per semplificare, professor D’Agostino,
tra cattolici e laici?
R. – Guardi: ci sono moltissimi
laici che sono radicalmente ostili ad ogni ipotesi di eutanasia. Il “no” all’eutanasia
non è il portato esclusivo di una visione religiosa del mondo. Già totalmente presente
nella medicina ippocratica che risale – lo sappiamo tutti – a 400 anni prima di Cristo.
Sicuramente, in questo momento storico i cattolici sono particolarmente attenti a
difendere la medicina ippocratica, ma non cadiamo nell’errore di pensare che si tratti
di una battaglia confessionale o religiosa: assolutamente no! E’ una battaglia per
la difesa della medicina e per la difesa della vita, per due principi che sono intrinsecamente
laici e non vanno assimilati a principi religiosi.