Promulgata in Portogallo la legge che depenalizza l'aborto. Il presidente dei vescovi
portoghesi ribadisce: il diritto alla vita è il primo e fondamentale diritto di ogni
persona
Il presidente portoghese Anibal Cavaco Silva ha promulgato ieri la legge che depenalizza
l’interruzione volontaria di gravidanza nelle prime dieci settimane di gestazione.
La legge era stata approvata dal Parlamento il mese scorso dopo che al referendum
dell'11 febbraio circa il 59% dei votanti aveva detto sì all'aborto, anche se la consultazione
non era vincolante perché non era stato raggiunto il quorum del 50%. Ma ascoltiamo
in proposito il commento di mons. Jorge Ferreira da Costa Ortiga, arcivescovo
di Braga e presidente della Conferenza episcopale portoghese, al microfono di Debora
Donnini:
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R.
– Noi abbiamo sempre ribadito, sin dal primo giorno, che la vita è il dono per eccellenza
di Dio ed è per questo che siamo così contrari a questa legge che fin dal primo momento
abbiamo ritenuto ingiusta. C’è ora, da parte nostra, la speranza che i cristiani
riescano a dimostrare che questa legge è inutile e che le persone non vi ricorrano
e questo perché guardando alla loro coscienza cristiana – e non soltanto cristiana,
ma anche umana – il diritto alla vita è il primo diritto, il diritto fondamentale
di tutte le persone.
D. – Il presidente Cavaco Silva
ha accompagnato la firma di questa legge con una serie di raccomandazioni, fra cui
– per esempio – che le donne siano informate della possibilità di dare il bambino
in adozione. Come valutate queste raccomandazioni del presidente ?
R.
– Sono certamente importanti. Noi abbiamo anche detto che, ad esempio, tutti i medici
obiettori di coscienza devono continuare a svolgere il loro ruolo, con la speranza
che i medici obiettori di coscienza non vengano per questo emarginati o messi da parte.
D. – Qual è a questo punto il vostro appello ai
parlamentari cattolici del Portogallo?
R. – In questo
momento vorrei che i parlamentari cattolici, ma anche quelli che hanno votato “no”
all’aborto, continuino a lavorare per costruire questa mentalità della vita. Anche
noi vescovi, quando abbiamo riflettuto sui risultati del referendum, abbiamo detto
che il nostro impegno è quello della formazione delle coscienze. Siamo convinti che
è proprio questo che dobbiamo continuare a fare. Io sono convinto che questo è una
spinta per evangelizzare sempre di più e per lavorare sempre di più per la costruzione
di una cultura della vita. Cercheremo ora di portare avanti questo nostro impegno,
che mi sembra sia un compito che non ci è stato affidato soltanto da Dio, ma da tutta
l’umanità.