Testimoniare l’incontro con il Cristo è il modo migliore per contrastare la scristianizzazione
delle società: riflessione di mons. Negri sulle parole del Papa al Regina Caeli
“E’ quanto mai urgente che gli uomini e le donne della nostra epoca conoscano ed incontrino
Gesù e, grazie anche al nostro esempio, si lascino conquistare da Lui”: la voce di
Benedetto XVI al Regina Caeli si è levata ieri, Lunedì dell’Angelo, per sollecitare
i cristiani a diffondere il messaggio di Cristo “sino agli estremi confini del mondo”.
Roberta Gisotti ha intervistato il teologo mons. Luigi Negri, vescovo
di San Marino-Montefeltro:
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- Eccellenza, perché Benedetto XVI parla di urgenza e come possiamo tradurre il nostro
esempio nel vivere quotidiano?
R. - La Chiesa deve
essere portata nel mondo ed è la testimonianza dei cristiani, la testimonianza del
popolo di Dio, che fa incontrare continuamente la Risurrezione di Cristo all’uomo
del nostro tempo. Il Papa ha richiamato sul fatto che la nostra fede è la fede in
una Persona incontrata ed è la testimonianza di gente che vive il quotidiano nella
certezza che ormai i termini della vita quotidiana stessa sono i termini della Risurrezione
di Cristo. Senza questo, il mondo non può incontrare il Cristo risorto e il Cristo
risorto rimane un’ideologia o un moralismo.
D. -
Mons. Negri, Benedetto XVI sottolinea spesso le sfide poste alla Chiesa da società
scristianizzate. Secondo lei, questa scristianizzazione è davvero radicata nel cuore
degli uomini e delle donne di oggi o è piuttosto indotta anche mediaticamente da chi
magari - gruppi di potere politico-economico - ha interesse a cancellare quei valori
cristiani universali?
R. - La mia esperienza mi fa
dire che sono per la seconda ipotesi: si tratta, cioè, di una grande operazione, di
una grande congiura di carattere ideologico, che utilizza l’impero mass-mediatico
per scardinare, sradicare quella tendenza, quella tensione a Gesù Cristo, che ciascun
uomo porta naturalmente iscritta in sé, perché nel cuore di ogni uomo sta la grande
domanda di senso, di verità, di bellezza e di giustizia, che nessuna ideologia e nessuna
tecnologia potrà mai produrre. Quindi, si tratta di un’operazione terribilmente compiuta
a freddo, attraverso l’uso di mezzi economici e tecnologici immensi, ma che si potrebbe
trovare di fronte un grande interlocutore, un grande oppositore: l’oppositore del
popolo cristiano che vive la sua identità con gioia, con letizia, con forza, determinato
ad annunziare Cristo a tutti gli uomini. L’unica opposizione alla scristianizzazione
non è tanto la denuncia della scristianizzazione - pensare a chissà quali mezzi per
opporvisi - ma è riprendere con forza, con coraggio la testimonianza cristiana e occorre
che la Chiesa rieduchi il popolo alla missione. Se l’uomo non incontra Cristo, ci
rimette nella sua umanità. Ha detto bene Benedetto XVI qualche tempo fa: l’apostasia
dell’uomo da Cristo diventa poi l’apostasia dell’uomo da se stesso. Noi non portiamo
una opzione particolare: noi portiamo la possibilità che l’uomo viva in modo autenticamente
umano. Il cristianesimo è la rivelazione della verità di Dio, della verità dell’uomo,
che in Cristo morto e risorto si incontrano e si attuano pienamente.