2007-04-10 14:45:02

I vescovi italiani e il mondo politico condannano compatti le nuove scritte intimidatorie contro mons. Bagnasco. Un commento del sociologo Acquaviva


"In questo momento cui è fatto oggetto di espressioni intimidatorie", una particolare attestazione di "vicinanza e solidarietà" arriva dai vescovi italiani all'indirizzo del loro presidente, l'arcivescovo di genova, Angelo Bagnasco. Le parole del segretario della Conferenza episcopale italiana (CEI), mons. Giuseppe Betori, riportate in un comunicato, riassumono lo sconcerto e l'indignazione del mondo ecclesiale - ma anche di quello politico italiano - all'indomani delle nuove minacce di morte contro il presidente della CEI, scritte da ignoti su due muri del quartiere genovese di Sampierdarena. La nota della CEI conclude affermando di condividere "nel profondo l'invito alla serenità" formulato da mons. Angelo Bagnasco: un invito che parte dal capoluogo ligure, da dove ci riferisce Dino Frambati: RealAudioMP3

 
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E' una Genova sbigottita ed offesa quella che si è svegliata oggi, il giorno dopo le scritte offensive e minacciose contro il suo arcivescovo, mons. Angelo Bagnasco, preso però di mira quale presidente CEI e soprattutto dopo le sue dichiarazioni sulle coppie di fatto. Scritte che sono il rovescio della medaglia delle celebrazioni pasquali nel capoluogo ligure, alle quali hanno partecipato tanti fedeli come non accadeva da tempo. Effetto, forse, anche del fatto che il presule è molto amato sotto la Lanterna, dove tutti ricordano quando era “don Angelo” un vice parroco attivo e dolce. Dalla Curia si invita alla serenità e si garantisce che i “murales" trovati ieri a Sampierdarena, delegazione tra le più operose della città, meritano attenzione ma non allarme, mentre prefetto e questore ribadiscono controllo attento verso l'arcivescovo, che è anche sotto scorta, attenta ma discreta. Le indagini per cercare i colpevoli dei graffiti peraltro banali, vecchi nella maniera e rozzi, procedono intense. Sono però innegabilmente difficili e rivolte soprattutto all'estremismo radicale ed anticlericale. Molto più rilevanti delle scritte, gli attestati di solidarietà al vescovo: il sindaco Giuseppe Pericu, il presidente della Regione, Claudio Burlando, si sono dichiarati indignati per l'accaduto mentre, da Roma, Rocco Buttiglione indica come la rabbia sia contro l'efficacia delle parole di Bagnasco. Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi alla Camera dei deputati, invita a garantire sicurezza al presule, mentre Gian Franco Rotondi, della DC, esprime solidarietà al presidente CEI. Roberto Maroni, leghista, parla di “vergognoso attacco ed intolleranza religiosa”, solo per citare alcuni dei moltissimi messaggi di questi giorni, tutti solidali con mons. Bagnasco.

 
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 Ma l’Italia non è l’unico Paese europeo dove in questi giorni si sono avute manifestazioni di intolleranza nei confronti del clero. In Belgio, un vescovo è stato pesantemente minacciato per aver difeso la famiglia fondata sul matrimonio. Ma dove affondano le radici questi fenomeni di intolleranza antireligiosa? Alessandro Gisotti lo ha chiesto al sociologo Sabino Acquaviva: RealAudioMP3

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R. - Noi sappiamo che in Europa, tra il 1700 e il 1800, era diffuso un forte anticlericalismo, una lotta delle forze considerate allora liberali per una società diversa. Questi fenomeni, come noi sappiamo, si sono tradotti a lungo in forme spesso violente. Si mescolano sempre fattori ideologici, politici, filosofici ed irreligiosi insieme. L’educazione alla tolleranza è una educazione difficile e purtroppo nella nostra società non siamo ancora arrivati ad una realtà veramente tollerante.

 
D. - Oggi, nel 2007, in una società che si autoproclama liberale, perché le parole del Papa o, in questo caso, dei pastori della Chiesa italiana danno così fastidio?

 
R. - Intanto, la società liberale dovrebbe dare spazio a tutti. Secondo me, dietro l’atteggiamento contro la Chiesa, c’è un residuo culturale legato al vecchio anticlericalismo. Non possiamo mai dimenticare la storia d’Italia dell’Ottocento, del Risorgimento, della Massoneria di quel tempo e via dicendo… Dietro tutto questo c’è una cultura, e dietro questa cultura c’è una certa misura di aggressività. Alcuni vivono una cultura diversa in maniera serena, tranquilla e basata sul dialogo. Altri continuano a viverla in maniera aggressiva e spesso violenta come accadeva spesso nell’Ottocento. Ogni fenomeno nella vita sociale di un Paese si porta dietro le sue origini. Secondo me l’aggressività verso la Chiesa e la tendenza ad impedirle di esprimere il proprio pensiero è il prodotto di una storia che sta, in gran parte e per fortuna, alle nostre spalle.

 
D. - Quali sono le ragioni del ritorno di questo anticlericalismo, che si manifesta non solo con le scritte sui muri, ma anche attraverso manifestazioni, titoli urlati su alcuni giornali ?

 
R. - La società è notoriamente in crisi. A questo riguardo, io ho scritto un libro “L’eclissi dell’Europa: decadenza e fine di una civiltà”. Secondo me, i valori su cui si fondava - fossero essi laici o religiosi - la società europea sono indubbiamente entrati in grave crisi. Quindi anche la maniera di essere laici, diciamo così, è paradossalmente cambiata. La tendenza per cui si impedisce a qualcuno di esprimere la propria opinione, semplicemente perché la pensa diversamente da me, è uno dei fenomeni certamente sempre esistiti. Ma che nella nostra società non dovrebbe esistere. E che non esisterebbe se questa avesse dei sistemi di valori solidi su cui reggersi.
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