I vescovi italiani e il mondo politico condannano compatti le nuove scritte intimidatorie
contro mons. Bagnasco. Un commento del sociologo Acquaviva
"In questo momento cui è fatto oggetto di espressioni intimidatorie", una particolare
attestazione di "vicinanza e solidarietà" arriva dai vescovi italiani all'indirizzo
del loro presidente, l'arcivescovo di genova, Angelo Bagnasco. Le parole del segretario
della Conferenza episcopale italiana (CEI), mons. Giuseppe Betori, riportate in un
comunicato, riassumono lo sconcerto e l'indignazione del mondo ecclesiale - ma anche
di quello politico italiano - all'indomani delle nuove minacce di morte contro il
presidente della CEI, scritte da ignoti su due muri del quartiere genovese di Sampierdarena.
La nota della CEI conclude affermando di condividere "nel profondo l'invito alla serenità"
formulato da mons. Angelo Bagnasco: un invito che parte dal capoluogo ligure,
da dove ci riferisce Dino Frambati:
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E'
una Genova sbigottita ed offesa quella che si è svegliata oggi, il giorno dopo le
scritte offensive e minacciose contro il suo arcivescovo, mons. Angelo Bagnasco, preso
però di mira quale presidente CEI e soprattutto dopo le sue dichiarazioni sulle coppie
di fatto. Scritte che sono il rovescio della medaglia delle celebrazioni pasquali
nel capoluogo ligure, alle quali hanno partecipato tanti fedeli come non accadeva
da tempo. Effetto, forse, anche del fatto che il presule è molto amato sotto la Lanterna,
dove tutti ricordano quando era “don Angelo” un vice parroco attivo e dolce. Dalla
Curia si invita alla serenità e si garantisce che i “murales" trovati ieri a Sampierdarena,
delegazione tra le più operose della città, meritano attenzione ma non allarme, mentre
prefetto e questore ribadiscono controllo attento verso l'arcivescovo, che è anche
sotto scorta, attenta ma discreta. Le indagini per cercare i colpevoli dei graffiti
peraltro banali, vecchi nella maniera e rozzi, procedono intense. Sono però innegabilmente
difficili e rivolte soprattutto all'estremismo radicale ed anticlericale. Molto più
rilevanti delle scritte, gli attestati di solidarietà al vescovo: il sindaco Giuseppe
Pericu, il presidente della Regione, Claudio Burlando, si sono dichiarati indignati
per l'accaduto mentre, da Roma, Rocco Buttiglione indica come la rabbia sia contro
l'efficacia delle parole di Bagnasco. Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi alla Camera
dei deputati, invita a garantire sicurezza al presule, mentre Gian Franco Rotondi,
della DC, esprime solidarietà al presidente CEI. Roberto Maroni, leghista, parla di
“vergognoso attacco ed intolleranza religiosa”, solo per citare alcuni dei moltissimi
messaggi di questi giorni, tutti solidali con mons. Bagnasco.
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l’Italia non è l’unico Paese europeo dove in questi giorni si sono avute manifestazioni
di intolleranza nei confronti del clero. In Belgio, un vescovo è stato pesantemente
minacciato per aver difeso la famiglia fondata sul matrimonio. Ma dove affondano le
radici questi fenomeni di intolleranza antireligiosa? Alessandro Gisotti lo
ha chiesto al sociologo Sabino Acquaviva:
********** R.
- Noi sappiamo che in Europa, tra il 1700 e il 1800, era diffuso un forte anticlericalismo,
una lotta delle forze considerate allora liberali per una società diversa. Questi
fenomeni, come noi sappiamo, si sono tradotti a lungo in forme spesso violente. Si
mescolano sempre fattori ideologici, politici, filosofici ed irreligiosi insieme.
L’educazione alla tolleranza è una educazione difficile e purtroppo nella nostra società
non siamo ancora arrivati ad una realtà veramente tollerante.
D.
- Oggi, nel 2007, in una società che si autoproclama liberale, perché le parole del
Papa o, in questo caso, dei pastori della Chiesa italiana danno così fastidio?
R.
- Intanto, la società liberale dovrebbe dare spazio a tutti. Secondo me, dietro l’atteggiamento
contro la Chiesa, c’è un residuo culturale legato al vecchio anticlericalismo. Non
possiamo mai dimenticare la storia d’Italia dell’Ottocento, del Risorgimento, della
Massoneria di quel tempo e via dicendo… Dietro tutto questo c’è una cultura, e dietro
questa cultura c’è una certa misura di aggressività. Alcuni vivono una cultura diversa
in maniera serena, tranquilla e basata sul dialogo. Altri continuano a viverla in
maniera aggressiva e spesso violenta come accadeva spesso nell’Ottocento. Ogni fenomeno
nella vita sociale di un Paese si porta dietro le sue origini. Secondo me l’aggressività
verso la Chiesa e la tendenza ad impedirle di esprimere il proprio pensiero è il prodotto
di una storia che sta, in gran parte e per fortuna, alle nostre spalle.
D.
- Quali sono le ragioni del ritorno di questo anticlericalismo, che si manifesta
non solo con le scritte sui muri, ma anche attraverso manifestazioni, titoli urlati
su alcuni giornali ?
R. - La società è notoriamente
in crisi. A questo riguardo, io ho scritto un libro “L’eclissi dell’Europa: decadenza
e fine di una civiltà”. Secondo me, i valori su cui si fondava - fossero essi laici
o religiosi - la società europea sono indubbiamente entrati in grave crisi. Quindi
anche la maniera di essere laici, diciamo così, è paradossalmente cambiata. La tendenza
per cui si impedisce a qualcuno di esprimere la propria opinione, semplicemente perché
la pensa diversamente da me, è uno dei fenomeni certamente sempre esistiti. Ma che
nella nostra società non dovrebbe esistere. E che non esisterebbe se questa avesse
dei sistemi di valori solidi su cui reggersi. **********