Sulla Veglia Pasquale, i commenti di mons. Marini sulla madre di tutte le veglie e
di mons. Comastri sul silenzio del Sabato Santo
Questa notte la Chiesa rimane in attesa della Risurrezione del Signore. Il Triduo
Pasquale, culmine di tutto l’anno liturgico, trova il suo fulcro proprio in questa
Veglia, madre di tutte le veglie, in cui si commemora Cristo risorto. Benedetto XVI
presiederà nella Basilica Vaticana la Veglia Pasquale nella Notte Santa alle ore 22.00.
La nostra emittente seguirà la cronaca del rito a partire dalle 21.50. Sul significato
della Veglia, Fabio Colagrande ha sentito mons. Piero Marini, Maestro
delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie:
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R.
– E’ il cuore non solo del Triduo Pasquale, ma è il cuore di tutto l’anno. E’ una
veglia nella quale – e proprio il nome dice questo – bisogna essere svegli. E’ una
notte nella quale chi ha fede non dovrebbe dormire, ma dovrebbe rimanere sveglio.
Questo è un po’ il senso di tutta la nostra vita: è il Signore che viene ad incontrarsi
con noi, è il Signore che viene a salvarci. Le letture bibliche ci ricordano tutte
le notti nelle quali siamo stati salvati, dalla creazione al passaggio del Mar Rosso.
E’ una notte nella quale non si può dormire, perché il Signore viene e noi dobbiamo
essere pronti ad essere salvati da Lui.
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Domani
mattina alle 10.30 Benedetto XVI presiederà la Santa Messa del Giorno di Pasqua sul
sagrato della Basilica di San Pietro. Al termine della celebrazione, alle 12.00, il
Papa pronuncerà il Messaggio Pasquale e impartirà la Benedizione "Urbi et Orbi" dalla
Loggia Centrale della Basilica. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca di questi
eventi che saranno seguiti in mondovisione da oltre 100 emittenti televisive di 67
Paesi.
Oggi, intanto, la Chiesa vive nel Sabato Santo un giorno di silenzio
e di attesa, come spiega l’arcivescovo Angelo Comastri, vicario del Papa per
lo Stato della Città del Vaticano, al microfono di Giovanni Peduto:
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R.
– Il Sabato Santo storicamente è stato un giorno di silenzio, è stato un giorno di
smarrimento, ed è una giornata che ci ricorda che nella storia e nella vita di ciascuno
di noi ci sono delle giornate buie, ci sono delle giornate di silenzio, ci sono delle
giornate in cui sembra che tutto sia perduto. Quando viviamo quelle giornate ricordiamo
il Sabato Santo, ricordiamoci che c’è stato un giorno in cui tutto sembrava chiuso
nella tomba, tutto sembrava ormai perduto, irreparabile. Quando viviamo queste giornate
ricordiamoci che anche il Sabato Santo è stato vinto, che anche il Sabato Santo è
sbocciato in risurrezione. In questo modo ritroveremo anche noi la speranza. R.
– Il Sabato Santo è anche l’Ora della Madre …
D. – Nel
custodire accesa la lampada della speranza il modello è Maria. Tante volte quando
rifletto sul mistero del Sabato Santo, io penso che in quella giornata Maria sia stata
il punto di riferimento anche per gli Apostoli, sballottati dalla bufera della Passione,
io credo che gli apostoli andarono a cercare Maria, si raccolsero attorno a lei, attorno
alla Madre, per risentire in lei l’eco della voce di Gesù, per rivedere nei suoi occhi
una scintilla degli occhi di Gesù e sicuramente Maria fu colei che tenne accesa la
fede, che tenne accesa la speranza: ecco perché il sabato è consacrato a Maria, perché
il sabato è di Maria, perché Maria lo ha occupato con la fedeltà, lo ha occupato con
la tenacia, lo ha occupato con la sua fede. E noi, in ogni sabato, ci accostiamo a
Maria per dirle: Maria aiutaci a credere, aiutaci a perseverare come te nell’attesa
del Signore. **********