Il commento di don Serretti al Vangelo della Domenica
Domenica 8 aprile, Pasqua di Risurrezione, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui
Pietro e Giovanni, avvertiti da Maria di Màgdala, corrono al sepolcro: la pietra è
ribaltata e il Maestro non c’è più. Pietro entra per primo e vede “le bende per terra,
e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato
in un luogo a parte”:
“Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto
per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura,
che egli cioè doveva risuscitare dai morti”.
Su questo brano evangelico
ascoltiamo il commento del teologo don Massimo Serretti, docente di Cristologia
alla Pontificia Università Lateranense: ********** (musica)
La
vita terrena di Gesù si compie nel Venerdì Santo e nel Sabato Santo, nella morte in
croce e nella condivisione della condizione di tutti coloro che sono morti nella discesa
agli inferi. La Risurrezione sarà Risurrezione dai morti. Quel che avviene oltre la
discesa agli inferi è tutta opera di Dio, è qualcosa che accade tra il Padre, lo Spirito
e il Figlio ed è nascosto agli occhi nostri. Quel che era accaduto prima aveva però
legato il mondo e gli uomini al mistero di Dio in un modo nuovo e ora l’agire di Dio
coinvolge tutto il cosmo e tutti gli uomini in modo anch’esso nuovo e inusitato. Dopo
la corsa, Pietro e Giovanni vedono i primi segni di quell’avvenimento accaduto nel
segreto di Dio. Da duemila anni la potenza della Risurrezione segna la vita di coloro
che sono attirati dal Padre e corrono e fanno esperienza della vittoria definitiva
del Figlio.