La Congregazione per le Chiese Orientali promuove la tradizionale Colletta del Venerdì
Santo a favore dei cristiani di Terra Santa
La Congregazione per le Chiese Orientali, come è tradizione il Venerdì Santo, ha inviato
ai pastori e ai fedeli cattolici di tutto il mondo una lettera-invito a contribuire
con generosità ai bisogni delle comunità cristiane che vivono in Terra Santa in mezzo
a crescenti difficoltà. Si tratta della Colletta pro Terra Sancta, una iniziativa
che si svolge ogni anno per mandato pontificio: la prima Colletta risale a papa Martino
V, che stabilì nel 1421 le norme circa la raccolta delle offerte. Giovanni Peduto
ha sentito in proposito il segretario della Congregazione per le Chiese Orientali,
l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò:
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R.
- L’occasione ci è data dal Venerdì Santo, giorno nel quale ogni cristiano torna spiritualmente
ai luoghi della Redenzione. Proprio là, dove la memoria cristiana è tanto antica e
tanto eloquente, i discepoli di Cristo, come “pietre vive”, sono chiamati anche oggi
a prolungare la testimonianza evangelica mai interrotta nei due millenni della storia
cristiana.
D. - Nella lettera della Congregazione
si lancia un appello urgente a sostenere i cristiani della Terra Santa, dove si registrano
ogni giorno "inaudite sofferenze". Qual è la situazione delle comunità cristiane?
R.
- Il pesante conflitto armato e la conseguente insicurezza, con i risvolti particolarmente
negativi a livello sociale ed economico, educativo ed assistenziale, incidono sulla
vita delle famiglie e sul futuro dei giovani, tentando talora di spegnerne la speranza.
Le comunità cristiane si sentono spesso impotenti, ma non vengono meno alla loro missione
essenziale: condividere ogni povertà, alimentando la fede e la fiducia in Gesù Cristo,
Signore della storia, e su questo patrimonio spirituale sostenere i cristiani a rimanere
in Terra Santa, sconfiggendo da un lato la tentazione di emigrare e dall’altro crescendo
nella solidarietà, come nella inderogabile collaborazione ecumenica e interreligiosa.
D. - Quali sono le necessità più urgenti? E a chi
in particolare saranno devolute quest’anno le offerte?
R.
- La precarietà estrema del lavoro penalizza la vita di tutti a livello familiare,
sociale ed ecclesiale. I pastori devono spesso farsi carico della urgenza occupazionale,
delle necessità scolastiche ed assistenziali di strati sempre più vasti della popolazione
cattolica e non cattolica. Da alcuni anni alla nostra lettera pro Terra Sancta si
unisce un resoconto delle principali opere straordinarie realizzate sia dalla Congregazione
sia dalla Custodia dei Frati Minori. Ma va ricordato con particolare apprezzamento
anche l’impegno ordinario pastorale e caritativo del Patriarcato Latino di Gerusalemme
e delle altre comunità orientali cattoliche, coordinato dalla nostra Congregazione
con il supporto indispensabile della Rappresentanza Pontificia di Terra Santa. Un
obiettivo prioritario di questi anni è, però, l’attenzione al problema abitativo,
soprattutto per le giovani coppie.
D. - La lettera
sottolinea anche la responsabilità che incombe sulla Chiesa universale a riguardo
della Chiesa Madre di Gerusalemme…
R. - Certamente
la città storica di Gerusalemme è un richiamo luminoso per tutti, col suo nome e la
sua vocazione di pace. E’ la città dei discepoli del Signore e dei credenti nell’unico
Dio, ebrei e musulmani. E’ la memoria visibile delle nostre origini cristiane ed ecclesiali:
il futuro è imprescindibile da esse. Ci ricorda che Dio ha visitato in Cristo il suo
popolo, lo ha redento ed è sempre al suo fianco. Ci invita a formare la Chiesa, città
spirituale incamminata verso la Gerusalemme celeste ed eterna. Veramente come dice
il salmo: “Tutti là siamo nati”. E’ la madre che i figli non possono dimenticare.