I Paesi ricchi aiutano meno i Paesi poveri: le reazioni delle ONG
Numerosi i commenti in tutto il mondo alla notizia che i Paesi ricchi oggi aiutano
meno i Paesi poveri. La rilevazione, di questi giorni, è dell’OCSE, l’Organizzazione
per la Cooperazione e lo sviluppo economico: gli aiuti nel 2006 sono diminuiti del
5,1% rispetto all’anno precedente. Inoltre – è stato precisato - sono solo cinque
i governi che destinano lo 0,7% del Prodotto interno lordo (PIL) agli aiuti allo sviluppo,
come stabilito dall’ONU nel 2000: si tratta di Svezia, Norvegia, Lussemburgo, Paesi
Bassi e Danimarca. Tra i motivi che avrebbero determinato la diminuzione degli aiuti
vi sarebbero le iniziative per la cancellazione del debito estero e gli stanziamenti,
definiti ingenti, per ripianare i deficit di Nigeria e Iraq. Debora Donnini
ne ha parlato con Raffaele Salinari, presidente della ONG Terres des Hommes:
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R.
– Prima di tutto dobbiamo dire che, a maggior ragione avendo inserito negli ultimi
anni la cancellazione del debito tra le cifre destinate all’aiuto pubblico allo sviluppo,
questi dati risultano – almeno a nostro parere – gonfiati, se non addirittura falsificati.
Non si può considerare come aiuto pubblico allo sviluppo, cioè qualcosa che attivamente
aiuta i Paesi in via di sviluppo, la cancellazione del debito. La cancellazione del
debito è una cosa sacrosanta ed anche in Italia sono state fatte delle leggi apposta
per cancellare il debito dei Paesi più poveri, ma questo non vuol dire che cancellare
il debito per un Paese in via di sviluppo possa aiutarlo attivamente a svilupparsi.
I dati sono, quindi, preoccupanti per due ordini di motivi: prima di tutto perché
c’è stato un calo in assoluto e, in secondo luogo, anche perché questo calo è dovuto
al fatto che il debito originariamente computato veniva considerato, appunto, come
parte dell’aiuto pubblico allo sviluppo. D. – L’Italia risulta
essere in base a questi dati fanalino di coda tra i Paesi dell’Unione Europea, con
appena lo 0,20 per cento. Tra quelli che non hanno raggiunto il traguardo minimo vi
sono Grecia, Italia e Portogallo. Perché l’Italia ha questa posizione così bassa? R.
– Questa è la domanda che noi abbiamo rivolto al governo e continuiamo a rivolgere
al governo. Oltretutto questo governo aveva promesso in campagna elettorale reiteratamente
che sarebbe arrivato almeno allo 0,3 e quindi alla media promessa dai Paesi OCSE,
per non parlare poi di quanto promesso a livello di Nazioni Unite per gli obiettivi
del millennio. Non c’è stata data nessuna spiegazione – diciamo - autorevole o convincente.
Oltretutto il nostro governo non soltanto ha queste percentuali da fanalino di coda,
ma ha anche abolito - e questo è gravissimo - la rata 2006 per il Fondo globale di
lotta all’AIDS, tubercolosi e malaria. Quindi non soltanto è inadempiente dal punto
di vista internazionale per quanto riguarda le percentuali OCSE, ma è anche fortemente,
gravemente e drammaticamente inadempiente per quanto riguardo il Fondo promesso alla
lotta a tubercolosi, malaria e AIDS. Voglio far notare, visto che ogni tanto ci viene
detto a noi Organizzazioni non governative internazionali che non ci sono i soldi,
che invece il bilancio della Difesa è stato duplicato. Evidentemente, quindi, sono
scelte politiche e sono sensibilità che vanno in un senso invece di andare in un altro.
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