Speranza di pace nei messaggi per la Pasqua del Patriarca latino di Gerusalemme, mons.
Sabbah, e dei Patriarchi e capi delle Chiese cristiane di Terra Santa
Per la sua Risurrezione il Signore ci dà una vita nuova e un coraggio nuovo: è
quanto afferma il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, mons. Michel Sabbah, nel tradizionale
messaggio per la Santa Pasqua. “Chiunque vive e crede in me non morrà in eterno”,
ribadisce il presule, citando l’assicurazione di Gesù che “la nostra fede ci ridice”
quando siamo confrontati nel cuore della Terra Santa a una realtà permanente di morte
sotto molteplici aspetti, che sono anche di odio, di paura, di squilibrio nelle relazioni
interpersonali e a livello dei governanti. Eppure, la nostra terra ha una sua vocazione
– testimonia mons. Sabbah – una sua missione fondamentale, quella di “essere terra
di amore e di vita, e di vita abbondante per tutti i suoi abitanti, di tutte le religioni
e nazionalità”. Questo presuppone però l’accettazione e il rispetto di ognuno e fra
tutti: “non può esserci il più forte e il più debole, non possono esserci l’occupazione,
i muri, le barriere militari, la paura e la violenza”. Ma ce la faranno mai i nostri
uomini di governo e la comunità internazionale – si chiede mons. Sabbah – a porre
fine al grande squilibrio che da 40 anni vive la nostra Terra Santa e che ha ripercussioni
sull’intera regione e nel mondo? Occorre rompere un cerchio, assumersi il rischio
della pace, porre fine all’occupazione e intraprendere un “processo di guarigione”.
Anche i Patriarchi e capi delle Chiese cristiane di Terra Santa, nel loro tradizionale
messaggio di Pasqua, hanno parole di speranza nella pace. Il loro auspicio particolare
è che finisca l’embargo economico internazionale per l’Autorità palestinese, che finisce
per colpire la popolazione: “Molte località – affermano – sono allo stremo, sulla
soglia della disperazione, della fame e della miseria”. Assicurano preghiere per il
nuovo governo palestinese e per quello israeliano, salutano la recente iniziativa
di pace dei Paesi arabi, esprimono fiducia nella eliminazione della paura e dell’oppressione,
nella fine di muri, barriere e prigioni. “Celebriamo la Resurrezione – concludono
– diligenti nel cercare la luce e nel costruire un futuro migliore per tutti i palestinesi
e gli israeliani, per cristiani, ebrei, musulmani e drusi”. (A cura di Graziano
Motta)