Le ore del Triduo Pasquale, centro della speranza cristiana, spiegate da Benedetto
XVI all’udienza generale in Piazza San Pietro
Gli avvenimenti drammatici che fanno da contrappunto alla Passione di Cristo permettono
di riscoprire nel silenzio dell’anima la centralità del sacrificio di Gesù in un mondo
inflazionato dalle parole. E’ uno dei pensieri con il quale Benedetto XVI ha spiegato,
oggi all’udienza generale, il significato del Triduo Pasquale che inizia domani. Ventimila
circa le persone presenti in Piazza San Pietro ad ascoltare il Papa, come ci racconta
Alessandro De Carolis:
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Inizia
con una notte in cui il sole è tramontato, non solo sulla terra, e si conclude alle
soglie di un giorno il cui fulgore supera quello del sole. E’ tra questi estremi temporali
che il clima “drammatico” che introduce alla Passione si scioglie nel grido di vittoria
della notte di Pasqua: Cristo è Risorto, la morte è vinta. Sono i “colori” e le immagini
della catechesi scelti oggi da Benedetto XVI per introdurre la Chiesa nei misteri
del Triduo Pasquale. Ciò che avviene nel Cenacolo il Giovedì Santo ha il prologo del
confronto lapidario tra Gesù e Giuda. Un confronto che avviene, non a caso, di notte:
“Quando
il traditore abbandona il Cenacolo, s’infittisce il buio nel suo cuore – è notte interiore
– cresce lo smarrimento nell’animo degli altri discepoli – anche loro vanno verso
la notte –, mentre tenebre di abbandono e di odio si addensano sul Figlio dell’Uomo
che si avvia a consumare il suo sacrificio sulla croce. Quel che commemoreremo nei
prossimi giorni è lo scontro supremo tra la Luce e le Tenebre, tra la Vita e la Morte.
Dobbiamo situarci anche noi in questo contesto, consapevoli della nostra ‘notte’,
delle nostre colpe e delle nostre responsabilità, se vogliamo rivivere con profitto
spirituale il Mistero pasquale, se vogliamo arrivare alla luce del cuore mediante
questo Mistero, che costituisce il fulcro centrale della nostra fede”. Il
Giovedì Santo, ha proseguito il Papa, è il giorno della commozione per i sacerdoti,
il giorno in cui in certo modo Gesù “anticipa” la sua morte nel pezzo di pane della
prima Eucaristia. Ma quegli stessi discepoli che lo attorniano in quel “momento di
forte comunione ecclesiale” sono gli stessi che poco dopo cederanno al sonno durante
l’agonia del loro Maestro. Una condizione, ha notato il Papa, non estranea a cristiani
di oggi:
“Vediamo come i discepoli hanno dormito,
lasciando solo il Signore. Anche oggi spesso dormiamo, noi suoi dicsepoli. In questa
notte sacra del Getsemani vogliamo essere vigilanti, non vogliamo lasciar solo il
Signore in questa ora”.
Preghiera, accompagnata
dai segni del digiuno e della penitenza, è il filo spirituale del Venerdì Santo. La
scena del Calvario raccontata dalla liturgia, ha sottolineato il Papa con le parole
di Giovanni Crisostomo, mostra la Croce tanto nella sua veste di “simbolo di condanna”,
quanto di “sorgente della pace”. E la “storia dell’umana infedeltà” che porta Cristo
alla morte viene ripercorsa passa passo con la Via Crucis: un “pio esercizio” che
condensa la “saggezza del cristiano”, ovvero quella di imparare a guardare Gesù “con
gli occhi del cuore”: così come faremo, ha soggiunto il Papa, dopodomani al Colosseo.
Infine, il Sabato Santo, il giorno del silenzio:
“Il
Sabato Santo è giorno in cui la liturgia tace, il giorno del grande silenzio, ed i
cristiani sono invitati a custodire un interiore raccoglimento. E nell’inflazione
delle parole che vediamo e viviamo oggi, è un giorno così necessario il giorno del
silenzio. San Gregorio Magno una volta ha detto: Non parlando, impariamo a tacere,
ma tacendo, nel silenzio, impariamo a parlare bene”.
La
Veglia pasquale, con i suoi riti di benedizione dell’acqua e del fuoco e la proclamazione
della Risurrezione, fanno risplendere, ha osservato il Pontefice, il volto sempre
giovane e bello della Chiesa. Dunque, ha concluso, il Triduo Santo non è solo ricordo
di una realtà passata:
“E’ realtà attuale: Cristo
anche oggi vince con il suo amore il peccato e la morte. Il Male, in tutte le sue
forme, non ha l'ultima parola. Il trionfo finale è di Cristo, della verità e dell’amore!
Se con Lui siamo disposti a soffrire ed a morire, ci ricorderà san Paolo nella Veglia
pasquale, la sua vita diventa la nostra vita. Su questa certezza riposa e si costruisce
la nostra esistenza cristiana”. Tra i saluti nelle varie
lingue al termine dell’udienza generale, Benedetto XVI ne ha rivolto uno in particolare
ai partecipanti all’incontro internazionale dell’UNIV, promosso dalla Prelatura dell'Opus
Dei. “Cari amici – ha detto fra l’altro - vi auguro che queste giornate romane siano
per tutti occasione di una forte esperienza ecclesiale perché possiate tornare a casa
animati dal desiderio di servire più generosamente Cristo e i fratelli”. E un altro
saluto ha raggiunto i pellegrini polacchi in Piazza San Pietro ma idealmente anche
tutti gli abitanti del Paese europeo. Ricordando il secondo anniversario della morte
di Giovanni Paolo II, il Papa ha aggiunto: “Ringrazio tutti per la costante preghiera
presso la Sua tomba. Mi rallegro con voi per il progresso del Suo processo di beatificazione.
Che l’insegnamento del Servo di Dio cambi la vita di ogni polacco e la vita di ogni
famiglia polacca”.
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Domani
mattina il Papa presiederà nella Basilica di San Pietro la Santa Messa Crismale. La
Radio Vaticana trasmetterà la cronaca del rito, in lingua italiana, a partire dalle
9.20 sull'onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz.