Francia: Dichiarazione cattolico-ebraica sulla cura dei malati alla fine della vita
PARIGI, 4apr07 - Contribuire “alla riflessione sul rispetto della vita umana” e di
chi è morente o gravemente malato”. Questo lo scopo della dichiarazione congiunta,
resa nota martedì a Parigi, dell’arcivescovo mons. André Vingt-Trois, e del gran
rabbino David Messas. “La cura dei malati in fin di vita” è il titolo del documento,
frutto del lavoro di un gruppo costituito dal Servizio per le relazioni con il giudaismo
della arcidiocesi e dalla Commissione per le altre religioni del Concistoro di Parigi.
Punto di partenza, la “Legge Leonetti” (22 aprile 2005) in materia di diritti dei
malati e di fine della vita. “Noi ebrei e cattolici riconosciamo il diritto e il dovere
di ognuno di avere cura della propria salute e della propria vita” esordisce la dichiarazione
esprimendo “ferma opposizione ad ogni forma di assistenza al suicidio e ad ogni atto
eutanasico, intendendo come tale qualsiasi comportamento che sotto forma di azione
o di omissione abbia come obiettivo il dare la morte a qualcuno per porre fine alle
sue sofferenze”. “La sollecitudine dovuta ai fratelli gravemente malati” prosegue
il testo, “esige di impegnarsi a portare sollievo a tali sofferenze”. Di qui l’apprezzamento
per l’invito della Legge Leonetti “a sviluppare le cure palliative in tutti gli ospedali”.
Perplessità vengono invece espresse dagli estensori del documento sull’art.2 della
citata legge, che prevede la possibilità per il medico ”di applicare un trattamento
che può avere per effetto secondario l’abbreviazione della vita, se esso è l’unico
mezzo per alleviare le sofferenze di chi è in fase terminale”. “Il ricorso a tale
trattamento – precisa la dichiarazione comune – è legittimo a certe condizioni: che
sussistano intense sofferenze che non possono essere altrimenti alleviate, e che l’eventuale
effetto secondario di abbreviazione della vita non sia in alcun modo ricercato”. “Raccomandazione
di buona pratica medica” che “devono essere ratificate dal ministero della Salute
e osservate” nell’esercizio della professione”. Dunque no ad ogni tentativo di “accelerare
la morte” ma, al tempo stesso no anche all’accanimento terapeutico. Per noi “ebrei
e cattolici”, “è in base al suo atteggiamento verso i più deboli, tra i quali le persone
in fin di vita occupano un posto particolare, che una società manifesta il proprio
grado di umanità”. Il rispetto “nei loro confronti – conclude la dichiarazione – costituisce
uno dei fondamenti di ogni civiltà che si dica umana”. (Sir – MANCINI)