Le sfide della Chiesa italiana al centro del comunicato finale del Consiglio permanente
della CEI, presentato alla Radio Vaticana
La presenza della Chiesa nel dibattito pubblico, la promozione della famiglia, il
contributo alla società dell’insegnamento della religione cattolica: questi i temi
forti del comunicato finale del Consiglio permanente della CEI, svoltosi dal 26 al
29 marzo scorsi, e presentato stamani nella Sala Marconi della nostra emittente. A
illustrare il documento, come di consueto, il segretario generale della Conferenza
episcopale italiana, mons. Giuseppe Betori. Mons Betori è stato accompagnato
dal nuovo sottosegretario della CEI, mons. Mauro Rivella e dal nuovo portavoce don
Mauro Pompili. La conferenza stampa è stata seguita per noi da Alessandro Gisotti:
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Il
Consiglio permanente dei vescovi italiani ha evidenziato anzitutto che sono la “speranza
cristiana e il primato della dimensione spirituale” la vera guida dei presuli, ribadendo
il ruolo della Chiesa “nell’illuminare il cammino degli uomini e delle donne di buona
volontà”. In tale contesto, il comunicato torna ampiamente sulla Nota a riguardo
della famiglia e delle unioni di fatto, nota approvata con tutti voti favorevoli
ed una sola astensione. Se la Chiesa “tacesse i valori fondamentali dell’esistenza
individuale e sociale”, si afferma, verrebbe meno al suo mandato. Tuttavia, la CEI
ribadisce che accanto al “doveroso richiamo delle caratteristiche del matrimonio e
della famiglia” non è mancata “l’espressione della sollecitudine pastorale e della
vicinanza solidale nei confronti di quanti si trovano in situazioni difficili e in
particolare per le famiglie travagliate o divise”. Ecco le parole di mons. Betori,
in risposta ad un giornalista: "Non spetta a noi dare delle indicazioni
legislative, cioè su come fare le leggi. Possiamo giudicare proposte che, quando si
configurano – in questo caso – come proposte che danno una soggettualità alla coppia,
alla unione di fatto, soggettualità che mette in pericolo la unicità della famiglia
fondata sul matrimonio, allora a nostro modo di vedere vanno rigettate proprio per
salvaguardare questa unicità della famiglia. Non c’è bisogno, secondo noi, di una
legge organica".
Nello stesso tempo, è stato ribadito che i vescovi esprimono
pieno sostegno alle aggregazioni laicali impegnate a sostenere la famiglia, in special
modo a quelle che hanno promosso la manifestazione nazionale “Più famiglia”, che si
terrà a Roma il 12 maggio prossimo. D’altro canto, è stato sottolineato che nessun
presule prenderà parte al Family Day. Nel Consiglio permanente è stato approvato anche
il programma della 57.ma assemblea generale, che riprenderà la riflessione offerta
da Benedetto XVI al Convegno ecclesiale di Verona. Particolare attenzione viene rivolta
anche all’insegnamento della religione cattolica, di cui si avvale tuttora il 91,6
per cento degli studenti italiani. Questo insegnamento, rileva la nota, “favorisce
la ricerca di senso, il confronto con le proprie radici storiche e l’apertura alla
spiritualità”. I vescovi mettono inoltre l’accento sul valore del fenomeno del pellegrinaggio
e del turismo religioso. Nella conferenza stampa, mons. Betori ha affermato che le
misure cautelari per il presidente della CEI, Angelo Bagnasco, dopo alcune minacce,
sono di “carattere locale”. Quindi, a proposito di alcune dichiarazioni dello stesso
arcivescovo Bagnasco mal interpretate dai mass media, ha affermato:
"Noi
abbiamo delle espressioni che sono sempre molto articolate ed argomentate. Il lavoro
del giornalista, ovviamente, è quello di sintetizzare. In modo particolare, questo
vale per le agenzie di stampa. Quel che dispiace è che poi, però, il dibattito prende
come riferimento neanche la notizia dell’agenzia, ma addirittura soltanto il titolo
dell’agenzia".
Rispondendo poi ad una domanda dei giornalisti sul testamento
biologico, mons. Betori ha espresso la preoccupazione dei vescovi che non si apra
all’eutanasia. Infine, a proposito delle visite ad Limina dei presuli italiani,
in corso in questi mesi, ha sottolineato la grande attenzione del Papa nei confronti
delle situazioni nelle singole diocesi.