Mons. Bagnasco, bersaglio delle ennesime distorsioni mediatiche. Mai equiparati i
"dico" ad incesto e pedofilia
Il presidente della Conferenza episcopale italiana, l’arcivescovo di Genova Angelo
Bagnasco, non ha mai equiparato i DICO a pedofilia ed incesto. In una precisazione
diffusa ieri sera dall’Ufficio comunicazioni sociali e stampa dell’arcidiocesi ligure
si legge che l’intervento di mons. Bagnasco, venerdì, all’incontro degli operatori
della Comunicazione sociale, “è stato male riportato con titolazioni e sintesi sommarie
che risultano parziali e fuorvianti”. Il servizio di Tiziana Campisi: Incontrando
gli animatori diocesani della cultura e della comunicazione, venerdì sera, mons. Bagnasco
ha spiegato che la recente Nota della CEI su famiglia ed unioni di fatto vuole illustrare
non solo le ragioni della fede che portano a dire no alla legalizzazione delle unioni
fra persone dello stesso sesso, ma anche quelle che derivano dal retto uso della ragione.
Dunque il documento è esempio dello sforzo che i cattolici devono fare nel dialogo
col Paese, portando cioè argomentazioni razionali e non solo di fede. Il presule ha
precisato che il documento “cerca di parlare all’intelligenza dei credenti attraverso
alcuni accenni alla fede, ma soprattutto all’intelligenza comune, al buon senso, alla
ragione attraverso delle motivazioni delle ragioni di tipo antropologico”. Un modo,
dunque, per i cattolici, per inserire le loro ragioni di fede in un “confronto retto,
onesto e il più possibile pacato e rispettoso”. In ballo, ha continuato il presule,
c’è una “corretta antropologia”. In un articolo pubblicato ieri dal quotidiano Avvenire
e che riporta le parole pronunciate da mons. Bagnasco all’incontro degli operatori
della Comunicazione sociale e male riportate dai media, si legge che per il presule
il rischio è la mancanza di “un criterio oggettivo per giudicare il bene e il male”
e che se tale criterio è quello “dell’opinione pubblica generale”, allora, “è difficile
dire dei no”. Da qui l’interrogativo del presidente della CEI: se il criterio oggettivo
per giudicare bene e male fosse quello dell’opinione pubblica generale, perchè “dire
no all’incesto o al partito dei pedofili in Olanda se ci sono due libertà che si incontrano?”.
Contro queste “aberrazioni già presenti almeno come germogli iniziali” - ha detto
il presule - è difficile resistere, “se viene a cadere il criterio antropologico dell’etica
che è anzitutto un dato di natura e non di cultura”. Nessuna equiparazione, dunque,
in queste parole tra DICO, incesto e pedofilia. Una “tempesta in un bicchiere d’acqua”,
quindi, si legge oggi in un editoriale del quotidiano Avvenire, le reazioni su parole
“mai pronunciate” da mons. Bagnasco. “Perché mai una serie di politici si siano lasciati
tentare in dichiarazioni estremistiche oltre che imprudenti – scrive ancora Avvenire
– non riusciamo proprio a spiegarcelo”.