2007-04-01 10:56:20

Domenica delle Palme e Giornata Mondiale della Gioventù: il Papa invita i giovani ad interrogarsi su Dio che si è reso sofferente per noi


Migliaia di giovani hanno partecipato oggi in Piazza San Pietro, in una fresca giornata di primavera, alla Messa presieduta da Benedetto XVI nella Domenica delle Palme e della Passione del Signore e in occasione della XXII Giornata Mondiale della Gioventù celebrata a livello diocesano e ulteriore tappa del cammino che porterà alla GMG di Sydney 2008.
Il Papa ha invitato i giovani al coraggio di opporsi alla violenza e alla menzogna, a non accontentarsi di ciò che tutti pensano o fanno ma a interrogarsi su Dio per seguire Gesù, Re della pace e della giustizia, che per noi si è reso sofferente. Il servizio di Sergio Centofanti. RealAudioMP3

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In un’atmosfera di grande raccoglimento il Papa ha guidato la suggestiva processione della Domenica delle Palme in Piazza San Pietro fino al sagrato della Basilica Vaticana, quindi ha benedetto le palme e gli ulivi. Benedetto XVI ha affermato che in questa processione ci associamo alla folla dei discepoli che, in gioia festosa, accompagnano il Signore nel suo ingresso in Gerusalemme. E come loro “lodiamo il Signore a gran voce per tutti i prodigi che abbiamo veduto”:

“Sì, anche noi abbiamo visto e vediamo tuttora i prodigi di Cristo: come Egli porti uomini e donne a rinunciare alle comodità della propria vita e a mettersi totalmente a servizio dei sofferenti; come Egli dia il coraggio a uomini e donne di opporsi alla violenza e alla menzogna, per far posto nel mondo alla verità; come Egli, nel segreto, induca uomini e donne a far del bene agli altri, a suscitare la riconciliazione dove c’era l’odio, a creare la pace dove regnava l’inimicizia”.

Nella processione delle Palme – ha ricordato il Pontefice - professiamo la regalità di Cristo, riconosciamo cioè Gesù come “il Re della pace e della giustizia”:

“Riconoscerlo come Re significa: accettarlo come Colui che ci indica la via, del quale ci fidiamo e che seguiamo. Significa accettare giorno per giorno la sua parola come criterio valido per la nostra vita. Significa vedere in Lui l’autorità alla quale ci sottomettiamo. Ci sottomettiamo a Lui, perché la sua autorità è l’autorità della verità”.

Il Papa esorta a dire il “nostro sì” a Cristo, “ad andare con Lui ovunque ci porti”, affidandoci “totalmente alla sua guida”. Ma “che cosa vuol dire in concreto seguire Cristo?”: “si tratta afferma Benedetto XVI – di un mutamento interiore dell’esistenza”:

“Richiede che io non sia più chiuso nel mio io considerando la mia autorealizzazione la ragione principale della mia vita. Richiede che io mi doni liberamente a un Altro – per la verità, per l’amore, per Dio che, in Gesù Cristo, mi precede e mi indica la via. Si tratta della decisione fondamentale di non considerare più l’utilità e il guadagno, la carriera e il successo come scopo ultimo della mia vita, ma di riconoscere invece come criteri autentici la verità e l’amore. Si tratta della scelta tra il vivere solo per me stesso o il donarmi – per la cosa più grande. E consideriamo bene che verità e amore non sono valori astratti; in Gesù Cristo essi sono divenuti persona. Seguendo Lui entro nel servizio della verità e dell’amore. Perdendomi mi ritrovo”.

Nella Liturgia della Domenica delle Palme viene cantato il Salmo 24 che anche in Israele era un canto processionale usato nella salita al monte del tempio. “Il Salmo – afferma il Papa - interpreta la salita interiore di cui la salita esteriore è immagine e ci spiega così ancora una volta che cosa significhi il salire con Cristo”. E “coloro che salgono e vogliono giungere veramente in alto, arrivare fino all’altezza vera, devono essere persone che si interrogano su Dio”:

“Persone che scrutano intorno a sé per cercare Dio, per cercare il suo Volto. Cari giovani amici – quanto è importante oggi proprio questo: non lasciarsi semplicemente portare qua e la nella vita; non accontentarsi di ciò che tutti pensano e dicono e fanno. Scrutare intorno a sé nella ricerca di Dio. Non lasciare che la domanda su Dio si dissolva nelle nostre anime. Il desiderio di ciò che è più grande. Il desiderio di conoscere Lui – il suo Volto…”

Condizione per salire – recita il Salmo – è avere “mani innocenti e cuore puro”:

“Mani innocenti – sono mani che non vengono usate per atti di violenza. Sono mani che non sono sporcate con la corruzione, con tangenti. Cuore puro – quando il cuore è puro? È puro un cuore che non finge e non si macchia con menzogna e ipocrisia. Che rimane trasparente come acqua sorgiva, perché non conosce doppiezza. È puro un cuore che non si strania con l’ebbrezza del piacere; un cuore il cui amore è vero e non è soltanto passione di un momento. Mani innocenti e cuore puro: se noi camminiamo con Gesù, saliamo e troviamo le purificazioni che ci portano veramente a quell’altezza a cui l’uomo è destinato: l’amicizia con Dio stesso”.

“Nella vecchia liturgia della Domenica delle Palme – ricorda il Papa - il sacerdote, giunto davanti alla chiesa, bussava fortemente con l’asta della croce della processione al portone ancora chiuso, che in seguito a questo bussare si apriva … una bella immagine per il mistero dello stesso Gesù Cristo che, con il legno della sua croce, con la forza del suo amore che si dona, ha bussato dal lato del mondo alla porta di Dio; dal lato di un mondo che non riusciva a trovare accesso presso Dio”:

“Con la croce Gesù ha spalancato la porta di Dio, la porta tra Dio e gli uomini. Ora essa è aperta. Ma anche dall’altro lato il Signore bussa con la sua croce: bussa alle porte del mondo, alle porte dei nostri cuori, che così spesso e in così gran numero sono chiuse per Dio. E ci parla più o meno così: se le prove che Dio nella creazione ti dà della sua esistenza non riescono ad aprirti per Lui; se la parola di Dio e il messaggio della Chiesa ti lasciano indifferente – allora guarda a me, al Dio che per te si è reso sofferente, che personalmente patisce con te – vedi che io soffro per amore tuo e apriti a me e a Dio Padre”.

“Il Signore ci aiuti ad aprire la porta del cuore – è la preghiera del Papa - affinché Egli, il Dio vivente, possa nel suo Figlio arrivare in questo nostro tempo, raggiungere la nostra vita”.

Al termine della Messa il Papa ha salutato nelle varie lingue i pellegrini presenti e in particolare i giovani…

(applausi)

Ha ricordato loro il comandamento di Cristo, tema della XXII Giornata Mondiale della Gioventù: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” . Infine, a tutti ha augurato una Settimana Santa ricca di frutti spirituali, da vivere in intima unione con la Vergine Maria:

“Da Lei impariamo il silenzio interiore, lo sguardo del cuore, la fede amorosa per seguire Gesù sulla via della Croce, che conduce alla luce gioiosa della Risurrezione”.

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E tanti, almeno 50 mila erano i giovani presenti questa mattina in Piazza San Pietro. Il Papa li ha salutati a sorpresa ancora una volta affacciandosi dopo la Messa dalla finestra del suo studio privato. Ma come hanno accolto i giovani le parole di Benedetto XVI: in particolare cosa vuol dire per loro seguire Gesù? Ascoltiamo alcune voci raccolte da Marina Tomarro : RealAudioMP3

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R. – Seguire Gesù nelle azioni quotidiane, giorno per giorno. Non aspettare la festa prefissata da un calendario. Cioè, Gesù è tutti i giorni ovunque ed in ogni posto, qualsiasi cosa facciamo. Questo è seguire Gesù.

 
R. – E' essenzialmente seguire il Vangelo. Seguire gli insegnamenti che noi apprendiamo dal Vangelo ed amare.

 
R. – Seguire Gesù significa incontrarlo in tutte le persone. E’ molto difficile, però è lo sforzo quotidiano che dobbiamo fare tutti quanti.

 
R. – Seguire Gesù secondo me è un dono. A casa, nelle tue preghiere, quando sei da solo e leggi un pezzo della Bibbia, seguirlo concretamente per me è questo.

 
D. – Benedetto XVI ci dice che verità e amore non sono valori astratti. In che modo riesci a mettere insieme, nella tua vita, verità e amore?

 
R. – Quando rinuncio a me stessa per aprire un po’ il cuore agli altri. Nelle piccole cose di ogni giorno, senza fare grandi cose.

 
R. – Tra venti giorni ci nasce una bambina è questa è la nostra prima dimostrazione di amore.

 
D. – Il Papa ci invita a scegliere tra il vivere solo per noi stessi o il donarci per la cosa più grande. Tu cosa hai scelto?

 
R. – Il donarsi pienamente a chiunque, anche per le cose piccole della vita. Essere d’aiuto, che poi è una parola grandissima. Essere d’aiuto a tutti: dal piccolo al grande.

 
R. – Donarsi per la cosa più grande, anche se sempre non ci si riesce. A volte si cade e si deve ricominciare da capo.

 
R. – Cerco di vivere per la cosa più grande. A volte è difficile, anzi è molto difficile ma si fa il possibile.

 
D. – Il Santo Padre evoca l’immagine di una salita per raggiungere l’altezza vera. Non accontentarsi di ciò che tutti pensano, dicono e fanno e invece cercare Dio con tutto il cuore. Tu cosa pensi di questo?

 
R. – Penso che sia vero perché ho sempre pensato che alla fine di ogni difficile scalata c’è sempre un meraviglioso paesaggio da guardare. E’ una cosa impegnativa ma colui che la raggiunge, raggiunge la soddisfazione personale della propria vita.

 
D. – Il Papa ci parla di amicizia con Dio. Cosa vuol dire per te essere amico di Gesù.

 
R. – Cercando di seguire i suoi insegnamenti. Il primo comandamento: quello di amare.

 
R. – Sono amica di Gesù soprattutto nella preghiera e nel Vangelo. Vivere la Parola nella propria vita, è questa la cosa più importante. Gesù ci ha lasciato la cosa più bella che è proprio il Vangelo, la Parola. Quando mi sento sola o comunque anche guardando il cielo, guardando il suo creato, la sua natura, quello è vedere Gesù in tutto quello che fa e che c’è di bello nel mondo.

 
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Sul forte significato spirituale della Settimana Santa, Giovanni Peduto ha raccolto la riflessione del cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti:

 
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R. – Il significato è che la Santa Madre Chiesa celebra i misteri del suo sposo Redentore. Gesù è venuto sulla Terra per amore nostro e per la nostra salvezza. Ci ha salvato con tutta la sua vita: miracoli, predicazioni ma specialmente con la sua sofferenza, la sua morte e la sua resurrezione. E’ questo che noi celebriamo. Infatti, la celebrazione eucaristica della Santa Messa è la ripresentazione dei misteri di Cristo che soffre, muore, risorge, e il sacrificio della Croce è l’ora di Gesù. Ogni cristiano, ogni cattolico prenderà atto di questo. Celebrerà con la Chiesa, nella Chiesa, cercherà di comprendere i riti prima di andare in chiesa per meglio seguire, per meglio partecipare. La partecipazione non è primariamente attività esteriore: è primariamente l’unione interna con la Chiesa e con Cristo. Naturalmente, ogni fedele cercherà di confessarsi prima, di ricevere Gesù nella Santissima Eucaristia, di essere in un certo senso in cammino con la Chiesa, in cammino con la Beatissima Vergine Maria, che era accanto al Salvatore, specialmente sul Calvario. In cammino anche con gli apostoli. Chi non capisce la Settimana Santa, non capisce il cristianesimo; chi non partecipa a questi riti sacri, veramente è alla superficie della vita cristiana. Perché Pasqua dà senso ad ogni domenica che noi celebriamo il primo giorno della settimana, come il Giorno del Signore. Senza la domenica non possiamo andare avanti, hanno detto i martiri di Abitene, nell’Africa del Nord. Ecco la Settimana che sta al cuore di tutto l’anno liturgico della Chiesa.

 
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