Domenica delle Palme e Giornata Mondiale della Gioventù: il Papa invita i giovani
ad interrogarsi su Dio che si è reso sofferente per noi
Migliaia di giovani hanno partecipato oggi in Piazza San Pietro, in una fresca giornata
di primavera, alla Messa presieduta da Benedetto XVI nella Domenica delle Palme e
della Passione del Signore e in occasione della XXII Giornata Mondiale della Gioventù
celebrata a livello diocesano e ulteriore tappa del cammino che porterà alla GMG
di Sydney 2008. Il Papa ha invitato i giovani al coraggio di opporsi alla violenza
e alla menzogna, a non accontentarsi di ciò che tutti pensano o fanno ma a interrogarsi
su Dio per seguire Gesù, Re della pace e della giustizia, che per noi si è reso sofferente.
Il servizio di Sergio Centofanti.
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In
un’atmosfera di grande raccoglimento il Papa ha guidato la suggestiva processione
della Domenica delle Palme in Piazza San Pietro fino al sagrato della Basilica Vaticana,
quindi ha benedetto le palme e gli ulivi. Benedetto XVI ha affermato che in questa
processione ci associamo alla folla dei discepoli che, in gioia festosa, accompagnano
il Signore nel suo ingresso in Gerusalemme. E come loro “lodiamo il Signore a gran
voce per tutti i prodigi che abbiamo veduto”:
“Sì, anche noi abbiamo visto
e vediamo tuttora i prodigi di Cristo: come Egli porti uomini e donne a rinunciare
alle comodità della propria vita e a mettersi totalmente a servizio dei sofferenti;
come Egli dia il coraggio a uomini e donne di opporsi alla violenza e alla menzogna,
per far posto nel mondo alla verità; come Egli, nel segreto, induca uomini e donne
a far del bene agli altri, a suscitare la riconciliazione dove c’era l’odio, a creare
la pace dove regnava l’inimicizia”.
Nella processione delle Palme – ha
ricordato il Pontefice - professiamo la regalità di Cristo, riconosciamo cioè Gesù
come “il Re della pace e della giustizia”:
“Riconoscerlo come Re significa:
accettarlo come Colui che ci indica la via, del quale ci fidiamo e che seguiamo. Significa
accettare giorno per giorno la sua parola come criterio valido per la nostra vita.
Significa vedere in Lui l’autorità alla quale ci sottomettiamo. Ci sottomettiamo a
Lui, perché la sua autorità è l’autorità della verità”.
Il Papa esorta
a dire il “nostro sì” a Cristo, “ad andare con Lui ovunque ci porti”, affidandoci
“totalmente alla sua guida”. Ma “che cosa vuol dire in concreto seguire Cristo?”:
“si tratta afferma Benedetto XVI – di un mutamento interiore dell’esistenza”:
“Richiede
che io non sia più chiuso nel mio io considerando la mia autorealizzazione la ragione
principale della mia vita. Richiede che io mi doni liberamente a un Altro – per la
verità, per l’amore, per Dio che, in Gesù Cristo, mi precede e mi indica la via. Si
tratta della decisione fondamentale di non considerare più l’utilità e il guadagno,
la carriera e il successo come scopo ultimo della mia vita, ma di riconoscere invece
come criteri autentici la verità e l’amore. Si tratta della scelta tra il vivere solo
per me stesso o il donarmi – per la cosa più grande. E consideriamo bene che verità
e amore non sono valori astratti; in Gesù Cristo essi sono divenuti persona. Seguendo
Lui entro nel servizio della verità e dell’amore. Perdendomi mi ritrovo”.
Nella
Liturgia della Domenica delle Palme viene cantato il Salmo 24 che anche in Israele
era un canto processionale usato nella salita al monte del tempio. “Il Salmo – afferma
il Papa - interpreta la salita interiore di cui la salita esteriore è immagine e
ci spiega così ancora una volta che cosa significhi il salire con Cristo”. E “coloro
che salgono e vogliono giungere veramente in alto, arrivare fino all’altezza vera,
devono essere persone che si interrogano su Dio”:
“Persone che scrutano
intorno a sé per cercare Dio, per cercare il suo Volto. Cari giovani amici – quanto
è importante oggi proprio questo: non lasciarsi semplicemente portare qua e la nella
vita; non accontentarsi di ciò che tutti pensano e dicono e fanno. Scrutare intorno
a sé nella ricerca di Dio. Non lasciare che la domanda su Dio si dissolva nelle nostre
anime. Il desiderio di ciò che è più grande. Il desiderio di conoscere Lui – il suo
Volto…”
Condizione per salire – recita il Salmo – è avere “mani innocenti
e cuore puro”:
“Mani innocenti – sono mani che non vengono usate per atti
di violenza. Sono mani che non sono sporcate con la corruzione, con tangenti. Cuore
puro – quando il cuore è puro? È puro un cuore che non finge e non si macchia con
menzogna e ipocrisia. Che rimane trasparente come acqua sorgiva, perché non conosce
doppiezza. È puro un cuore che non si strania con l’ebbrezza del piacere; un cuore
il cui amore è vero e non è soltanto passione di un momento. Mani innocenti e cuore
puro: se noi camminiamo con Gesù, saliamo e troviamo le purificazioni che ci portano
veramente a quell’altezza a cui l’uomo è destinato: l’amicizia con Dio stesso”.
“Nella
vecchia liturgia della Domenica delle Palme – ricorda il Papa - il sacerdote, giunto
davanti alla chiesa, bussava fortemente con l’asta della croce della processione al
portone ancora chiuso, che in seguito a questo bussare si apriva … una bella immagine
per il mistero dello stesso Gesù Cristo che, con il legno della sua croce, con la
forza del suo amore che si dona, ha bussato dal lato del mondo alla porta di Dio;
dal lato di un mondo che non riusciva a trovare accesso presso Dio”:
“Con
la croce Gesù ha spalancato la porta di Dio, la porta tra Dio e gli uomini. Ora essa
è aperta. Ma anche dall’altro lato il Signore bussa con la sua croce: bussa alle porte
del mondo, alle porte dei nostri cuori, che così spesso e in così gran numero sono
chiuse per Dio. E ci parla più o meno così: se le prove che Dio nella creazione ti
dà della sua esistenza non riescono ad aprirti per Lui; se la parola di Dio e il messaggio
della Chiesa ti lasciano indifferente – allora guarda a me, al Dio che per te si è
reso sofferente, che personalmente patisce con te – vedi che io soffro per amore tuo
e apriti a me e a Dio Padre”.
“Il Signore ci aiuti ad aprire la porta
del cuore – è la preghiera del Papa - affinché Egli, il Dio vivente, possa nel suo
Figlio arrivare in questo nostro tempo, raggiungere la nostra vita”.
Al termine
della Messa il Papa ha salutato nelle varie lingue i pellegrini presenti e in particolare
i giovani…
(applausi)
Ha ricordato loro il comandamento di Cristo, tema
della XXII Giornata Mondiale della Gioventù: “Come io vi ho amato, così amatevi anche
voi gli uni gli altri” . Infine, a tutti ha augurato una Settimana Santa ricca di
frutti spirituali, da vivere in intima unione con la Vergine Maria:
“Da
Lei impariamo il silenzio interiore, lo sguardo del cuore, la fede amorosa per seguire
Gesù sulla via della Croce, che conduce alla luce gioiosa della Risurrezione”.
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E tanti, almeno 50 mila erano i giovani presenti questa mattina in Piazza San Pietro.
Il Papa li ha salutati a sorpresa ancora una volta affacciandosi dopo la Messa dalla
finestra del suo studio privato. Ma come hanno accolto i giovani le parole di Benedetto
XVI: in particolare cosa vuol dire per loro seguire Gesù? Ascoltiamo alcune voci raccolte
da Marina Tomarro :
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R.
– Seguire Gesù nelle azioni quotidiane, giorno per giorno. Non aspettare la festa
prefissata da un calendario. Cioè, Gesù è tutti i giorni ovunque ed in ogni posto,
qualsiasi cosa facciamo. Questo è seguire Gesù.
R.
– E' essenzialmente seguire il Vangelo. Seguire gli insegnamenti che noi apprendiamo
dal Vangelo ed amare.
R. – Seguire Gesù significa
incontrarlo in tutte le persone. E’ molto difficile, però è lo sforzo quotidiano che
dobbiamo fare tutti quanti.
R. – Seguire Gesù secondo
me è un dono. A casa, nelle tue preghiere, quando sei da solo e leggi un pezzo della
Bibbia, seguirlo concretamente per me è questo.
D.
– Benedetto XVI ci dice che verità e amore non sono valori astratti. In che modo riesci
a mettere insieme, nella tua vita, verità e amore?
R.
– Quando rinuncio a me stessa per aprire un po’ il cuore agli altri. Nelle piccole
cose di ogni giorno, senza fare grandi cose.
R.
– Tra venti giorni ci nasce una bambina è questa è la nostra prima dimostrazione di
amore.
D. – Il Papa ci invita a scegliere tra il
vivere solo per noi stessi o il donarci per la cosa più grande. Tu cosa hai scelto?
R.
– Il donarsi pienamente a chiunque, anche per le cose piccole della vita. Essere d’aiuto,
che poi è una parola grandissima. Essere d’aiuto a tutti: dal piccolo al grande.
R.
– Donarsi per la cosa più grande, anche se sempre non ci si riesce. A volte si cade
e si deve ricominciare da capo.
R. – Cerco di vivere
per la cosa più grande. A volte è difficile, anzi è molto difficile ma si fa il possibile.
D. – Il Santo Padre evoca l’immagine di una salita
per raggiungere l’altezza vera. Non accontentarsi di ciò che tutti pensano, dicono
e fanno e invece cercare Dio con tutto il cuore. Tu cosa pensi di questo?
R.
– Penso che sia vero perché ho sempre pensato che alla fine di ogni difficile scalata
c’è sempre un meraviglioso paesaggio da guardare. E’ una cosa impegnativa ma colui
che la raggiunge, raggiunge la soddisfazione personale della propria vita.
D.
– Il Papa ci parla di amicizia con Dio. Cosa vuol dire per te essere amico di Gesù.
R. – Cercando di seguire i suoi insegnamenti. Il
primo comandamento: quello di amare.
R. – Sono amica
di Gesù soprattutto nella preghiera e nel Vangelo. Vivere la Parola nella propria
vita, è questa la cosa più importante. Gesù ci ha lasciato la cosa più bella che è
proprio il Vangelo, la Parola. Quando mi sento sola o comunque anche guardando il
cielo, guardando il suo creato, la sua natura, quello è vedere Gesù in tutto quello
che fa e che c’è di bello nel mondo.
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Sul
forte significato spirituale della Settimana Santa, Giovanni Peduto ha raccolto la
riflessione del cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto
Divino e la Disciplina dei Sacramenti:
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R.
– Il significato è che la Santa Madre Chiesa celebra i misteri del suo sposo Redentore.
Gesù è venuto sulla Terra per amore nostro e per la nostra salvezza. Ci ha salvato
con tutta la sua vita: miracoli, predicazioni ma specialmente con la sua sofferenza,
la sua morte e la sua resurrezione. E’ questo che noi celebriamo. Infatti, la celebrazione
eucaristica della Santa Messa è la ripresentazione dei misteri di Cristo che soffre,
muore, risorge, e il sacrificio della Croce è l’ora di Gesù. Ogni cristiano, ogni
cattolico prenderà atto di questo. Celebrerà con la Chiesa, nella Chiesa, cercherà
di comprendere i riti prima di andare in chiesa per meglio seguire, per meglio partecipare.
La partecipazione non è primariamente attività esteriore: è primariamente l’unione
interna con la Chiesa e con Cristo. Naturalmente, ogni fedele cercherà di confessarsi
prima, di ricevere Gesù nella Santissima Eucaristia, di essere in un certo senso in
cammino con la Chiesa, in cammino con la Beatissima Vergine Maria, che era accanto
al Salvatore, specialmente sul Calvario. In cammino anche con gli apostoli. Chi non
capisce la Settimana Santa, non capisce il cristianesimo; chi non partecipa a questi
riti sacri, veramente è alla superficie della vita cristiana. Perché Pasqua dà senso
ad ogni domenica che noi celebriamo il primo giorno della settimana, come il Giorno
del Signore. Senza la domenica non possiamo andare avanti, hanno detto i martiri di
Abitene, nell’Africa del Nord. Ecco la Settimana che sta al cuore di tutto l’anno
liturgico della Chiesa.