2007-03-31 14:44:12

Amate come Cristo ci ha amati: così il Papa nel suo Messaggio per la XXII Giornata Mondiale della Gioventù che sarà celebrata domani nella Domenica delle Palme


Scoprite l’amore vero, fedele e forte: è l’esortazione rivolta ai giovani da Benedetto XVI nel suo messaggio per la XXII Giornata Mondiale della Gioventù, che si celebra domani nelle diocesi di tutto il mondo in coincidenza con la Domenica delle Palme. In Piazza San Pietro, domani, alle 9.30 sarà il Papa a presiedere la Messa; la nostra emittente seguirà in diretta l’evento con commento in italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo e portoghese. E ieri il Santo Padre, in un messaggio inviato al IX Forum internazionale dei giovani, che si sta svolgendo a Rocca di Papa, invita i giovani a vivere da cristiani nel mondo del lavoro e a diventare apostoli fra i lavoratori. Tiziana Campisi ha chiesto a mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, come sostenere, in tal senso, i giovani: RealAudioMP3

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R. - Questi ragazzi hanno bisogno di essere stimolati e di essere aiutati a credere in questo amore. C’è un amore concreto da vivere e che si può sviluppare dentro tutta la loro esistenza. Certo, c'è bisogno anche di trovare degli spazi in cui vivere questo amore e lo spazio principale è l’esperienza di coppia e quindi il progetto di matrimonio, futuro che purtroppo i giovani vedono sempre con un po’ di difficoltà e con un po’ di apprensione, perché pensare di formare una famiglia vuol dire certezza dei sentimenti, capacità di donarsi, però vuol dire anche riuscire ad avere un tetto sotto il quale vivere e per avere un tetto sotto il quale vivere bisogna avere un lavoro. Dunque questo amore che i giovani sono invitati a vivere chiama in causa tutta la vita concreta dei ragazzi e noi sappiamo molto bene che con il tipo di lavoro che c’è oggi, che è tendenzialmente precario, un ragazzo, un giovane, fa fatica a poter costruire una propria casa, a poter avere la possibilità di gestirsi questi momenti della vita affettiva che diventa progettuale nella famiglia.

 
D. – Come alimentare nei giovani l’amore per Gesù perché poi questo possa essere annunciato al mondo?

 
R. – La prima attenzione è quella ad un radicamento della fede, perché tante volte l’esperienza di fede è superficiale. Moltissimi ragazzi non sono più in grado di percepire in maniera corretta, diretta, il messaggio del Vangelo, e quindi la potente figura di Gesù che può strutturare la loro personalità. Purtroppo abbiamo pochi spazi di formazione.

 
D. – Quale impegno la Chiesa può assumere per far sì che i giovani crescano nell’amore?

 
R. – Il primo impegno è quello di creare un ponte tra la strada e la Chiesa, tra la vita concreta quotidiana e l’esperienza del credente. Un ponte dunque che permetta, dentro questo tessuto di relazioni, di alimentare continuamente la propria vita, di metterla alla luce del Vangelo, per far sì che il Vangelo diventi concreto nella loro vita. Questi ponti sono le associazioni, sono i movimenti…

 
D. – Il Papa conclude il suo Messaggio ai giovani invitandoli ad osare l’amore. Andando verso la Pasqua, secondo lei, i giovani in che modo possono proiettarsi verso Sydney?

 
R. – Molti ragazzi, in questa settimana, sono coinvolti nelle celebrazioni pasquali. Magari si tratta di celebrazioni un po’ folcloristiche, perché la Passione di Gesù viene rappresentata sulle piazze, per le vie, e sono tutti aiutati ad alzare lo sguardo a questa grande vicenda di Gesù. Il pericolo è che questo resti uno spettacolo e non coinvolga dentro la loro esistenza. Qui è importante che gli educatori, i presbiteri, le persone, gli adulti, riescano a far cogliere ai giovani che quello che stanno vivendo non è uno spettacolo folcloristico ma è la vicenda di Gesù che oggi rivive questa Passione, rivive questa Risurrezione e con la forza dell’amore riesce a riconquistare le persone togliendole dal peccato, dall’egoismo, dall’odio.

 
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Ma in che modo oggi i giovani possono concretamente manifestare l’amore di Cristo nel mondo del lavoro? Tiziana Campisi lo ha chiesto ad Andrea Olivero, presidente nazionale delle ACLI: RealAudioMP3
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R. - Bisogna avere un’attenzione alle singole persone, bisogna far comprendere che i problemi che ciascuno ha, che oggi sempre di più nel mondo del lavoro sono problemi individualizzati, interessano gli altri e interessano tutta quanta la nostra comunità. Noi, in questi anni, abbiamo reso il lavoro sempre di più un fattore individuale, dimenticando invece la sua grande funzione collettiva: per altro anche su questo Papa Benedetto XVI ci ha richiamati a più riprese. E’ importante che noi invece riprendiamo insieme a considerare il lavoro come un fattore collettivo e come una parte integrante della vita dell’uomo. Per questo, anche andare a testimoniare all’interno dell’esperienza del lavoro, il nostro messaggio di amore per gli altri e di collaborazione al progetto del Signore.

 
D. – Cosa rende difficile oggi questa testimonianza?

 
R. – La grande varietà che esiste all’interno del mondo del lavoro e spesso anche la precarietà che, soprattutto i giovani, incontrano nell’affrontare l’attività lavorativa. Si è perso un po’ anche lo stesso senso del lavoro, in qualche misura, cioè non ci consideriamo cooperatori nel disegno creatore lavorando ma spesso invece soltanto riteniamo il lavoro come una necessità per poter vivere. Riacquistare questo senso profondo del lavoro ed anche questo senso comunitario che è un elemento importantissimo al quale dobbiamo aiutarci come comunità cristiana. Non dobbiamo continuare a pensare che sia un’esperienza individuale ma dobbiamo, a livello comunitario, recuperare questo valore e parlare delle nostre esperienze, promuovere incontri, riflessioni insieme, anche vivere in qualche modo il lavoro come una parte della nostra stessa vita spirituale.

 
D. – Come ripartire attraverso le parole di Gesù richiamate dal Papa: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi”…

 
R. – Questo per noi, per i lavoratori, voglia dire il donarsi, il donarsi nelle cose che si fanno e nel donarsi soprattutto con gli altri, con le persone che incontriamo quotidianamente.

 
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