La vita è priva di senso se non s'incontra con l'amore vero. Cosi’ il Papa ai giovani
romani nella Basilica di San Pietro per la liturgia penitenziale
Un invito a “incidere con una testimonianza autenticamente cristiana” per edificare
nel mondo intero la civiltà dell’Amore. Lo ha rivolto il Papa ieri pomeriggio ai numerosissimi
giovani romani accorsi in Basilica di San Pietro e in Aula Paolo VI per la celebrazione
della liturgia penitenziale in preparazione alla 22.ma Giornata Mondiale della Gioventù
che si celebrerà nelle singole diocesi domenica prossima, Domenica delle Palme. “Come
io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri”, è il tema di quest’anno.
Il servizio è di Paolo Ondarza.
***********
“Un
incontro attorno alla Croce”: il Papa ha definito così la celebrazione della liturgia
penitenziale a San Pietro con i giovani di Roma. Al centro dell’altare il Crocifisso
della Cappella Sistina: segno della misericordia divina incarnata da Gesù fino alla
follia della Croce. Benedetto XVI ha ricordato il comandamento nuovo di Cristo, pronunciato
prima del tradimento: “Come io vi ho amati, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.
7 giovani hanno presentato all’altare i 7 vizi capitali, poi 7 lumi sono stati accesi:
la luce della speranza portata da Cristo che illumina il buio della realtà umana macchiata
dal peccato. Il Papa ha citato l’Enciclica Redemptor hominis di Giovanni Paolo II:
“'L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere
incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore,
se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi
partecipa pienamente'. Ancor più il cristiano non può vivere senza amore. Anzi, se
non incontra l’amore vero non può dirsi nemmeno pienamente cristiano".
“L’
incontro con la Persona di Cristo da vita a un nuovo orizzonte” ha detto Benedetto
XVI citando la Deus caritas est:
"L’amore di Dio per l’uomo, che si esprime
in pienezza sulla Croce, è descrivibile con il termine agape, ossia 'amore oblativo
che cerca esclusivamente il bene dell’altro', ma pure con il termine eros. Infatti,
mentre è amore che offre all’uomo tutto ciò che Dio è, come ho osservato nel Messaggio
per questa Quaresima, è anche un amore dove il 'cuore stesso di Dio, l’Onnipotente,
attende il ‘sì’ delle sue creature come un giovane sposo quello della sua sposa'”.
Per dire sì a Cristo ecco il sacramento della Confessione amministrato
dal sacerdote: ricevendolo con fede e devozione e dopo un attento esame di coscienza
l’uomo abbandona “l’illusione di un’impossibile autosufficienza e la seduzione delle
menzogne del Maligno”.
La Basilica di San Pietro si è trasformata in spazio
della misericordia. I giovani romani hanno dapprima formulato una richiesta comune
di perdono, poi il momento più forte: la Confessione individuale amministrata dal
Santo Padre e da oltre 200 sacerdoti. Ai partecipanti il Papa ha affidato un impegno: "Uscendo
da questa celebrazione, con i cuori ricolmi dell’esperienza dell’amore di Dio, siate
preparati ad 'osare' l’amore nelle vostre famiglie, nei rapporti con i vostri amici
e anche con chi vi ha offeso. Siate preparati ad incidere con una testimonianza autenticamente
cristiana negli ambienti di studio e di lavoro, ad impegnarvi nelle comunità parrocchiali,
nei gruppi, nei movimenti, nelle associazioni e in ogni ambito della società".
“Il
mondo aspetta questo contributo per l’edificazione della civiltà dell’amore" –
ha aggiunto:
“L’orizzonte dell’amore è davvero sconfinato: è il mondo
intero!”
Il Papa ha invitato i fidanzati a vivere vivete "il fidanzamento
nell’amore vero, che comporta sempre il reciproco rispetto, casto e responsabile".
Ai giovani chiamati alla consacrazione ha chiesto di rispondere con un “sì” a Dio
"generoso e senza compromessi”. Per essere pienamente vero, libero e sorgente di gioia
– ha detto – l’amore richiede sacrificio, abnegazione, fedeltà e perseveranza. ***********
Ma
cosa rappresenta per i giovani il sacramento della Confessione ? Marina Tomarro
ha raccolto le voci di alcuni partecipanti alla Liturgia penitenziale:
**********
R.
- Innanzitutto aprire un dialogo a cuore aperto con Dio, quindi parlare con Lui senza
nascondergli nulla. Soltanto così abbiamo la possibilità di arrivare a toccarlo con
lo spirito e sentirlo dentro.
R. - E’ un momento molto importante perché è
il momento in cui il cristiano si riconosce peccatore di fronte alla grandezza di
Cristo e di conseguenza è l’unico momento in cui ci si può riavvicinare e riappacificare
con Lui.
R. - E’ la dimostrazione dell’amore che Dio ha verso di noi, perchè
anche se noi ripetiamo ogni volta i nostri peccati c’è sempre questa misericordia,
c’è sempre questo perdono che siamo sicuri di ricevere.
D. - La Confessione
è un sacramento che hai sempre praticato o l’hai riscoperto ultimamente?
R.
- L’ho riscoperto ultimamente perchè per tanto tempo l’ho praticato sempre come una
routine, ma ora ho capito cosa vuol dire il vero perdono dei peccati.
R. -
E’ un sacramento che ho sempre praticato e tuttora lo pratico: questo mi fa andare
avanti nella fede.
R. - Da piccoli si tentenna ad andare a confessarsi però
quando si ha la consapevolezza del peccato, quando si ha consapevolezza anche della
misericordia, si riscopre il sacramento della Confessione.
D. - Fulcro della
confessione è il perdono di Dio, ma per te cosa vuol dire perdonare?
R. - Il
perdono è difficile però senza il perdono non si vive perché senza il perdono il nostro
cuore non è libero per accettare Dio e per accoglierlo sempre, come dovremmo fare.
Il perdono deve essere il nostro costante obiettivo, anche quando ci sembra difficile.