2007-03-30 14:18:11

Due interventi di mons. Silvano Tomasi all’ONU sulla libertà religiosa e sui diritti dell’infanzia


“La religione è tra quei fattori sociali che, insieme con la scienza, ha più contribuito al progresso dell’umanità attraverso la promozione culturale, artistica, sociale e di valori umanitari. Pertanto ogni religione che predica o condona la violenza, l’intolleranza e l’odio rende se stessa indegna di questo nome”. È quanto ha affermato il 22 marzo l’arcivescovo Silvano Tomasi , osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra. Prendendo parte alla IV sessione del Consiglio dei Diritti Umani, mons. Tomasi ha detto che “accanto al fanatismo pseudoreligioso ci sono esempi di fanatismi antireligiosi che denigrano la religione o, più in generale, i fedeli di una religione. Le legittime critiche verso certe forme di comportamento dei fedeli di una religione – ha aggiunto il presule – non dovrebbero trasformarsi in un insulto o un’ingiusta diffamazione, né in dileggio verso persone venerate, pratiche, riti o simboli”. Il rappresentante della Santa Sede ha sottolineato che “la promozione del rispetto del diritto alla libertà di religione e del diritto alla libertà di espressione non dovrebbe mettere da parte la questione del rispetto concreto delle religioni, credenze e opinioni in cui questi diritti si realizzano. Non si può considerare la messa in ridicolo del sacro come un diritto alla libertà di espressione”. Nel pieno rispetto di quest’ultimo, ha detto ancora mons. Tomasi, è necessario sviluppare meccanismi e strumenti coerenti con i diritti umani, che difendano il messaggio delle comunità religiose dalle manipolazioni ed evitino un’irrispettosa presentazione dei loro fedeli. Il rappresentante della Santa Sede, in un altro intervento, il 23 marzo, sempre nella stessa sede, ha affrontato il tema dei diritti dell’infanzia, osservando che “in molti casi, la mancanza di buona volontà e di risorse impedisce che vengano applicati provvedimenti giuridici e politiche pubbliche, con gravi conseguenze per i minori, che spesso sono le prime vittime delle carestie e delle guerre”. Il nunzio apostolico ha aggiunto che “a molti bambini è negato il diritto alla vita, che la selezione prenatale elimina sia i bambini che rischiano di nascere con una disabilità, sia le bambine, solo a causa del loro sesso, negando così il valore medesimo ed intrinseco delle persone disabili e delle bambine ad essere membri della famiglia e della società”. L’arcivescovo Tomasi ha ribadito che “il primo diritto dei minori è quello di nascere e di essere educati in un ambiente familiare accogliente e sicuro, che garantisca la crescita fisica, psicologica e spirituale e che sviluppi le potenzialità e dove la consapevolezza della dignità personale sia la base del rapporto con gli altri e nell’affrontare il futuro”. Dopo aver rimarcato che lo Stato e la società devono “sostenere la famiglia perchè sia in grado di portare a compimento la sua missione”, il presule ha illustrato il contributo offerto dalla Chiesa Cattolica. “Con le sue 300 mila istituzioni sociali, caritative ed educative, opera quotidianamente per assicurare un’educazione dell’infanzia orientata alla pace ed alla creatività, allo sviluppo delle attitudini individuali e per favorire la reintegrazione dei minori abbandonati o che hanno subito abusi, nelle proprie famiglie e nella società”. “Difendere i diritti dell’infanzia ed eliminare tutte le forme di violenza contro i minori rimane una sfida istituzionale per la comunità internazionale – ha concluso mons. Tomasi – si conseguiranno buoni risultati soltanto se si darà priorità al ruolo naturale della famiglia, e se la cultura pubblica riconoscerà che anche il bambino è pienamente persona umana”.








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