Migliaia di giovani attesi in San Pietro per la Cerimonia penitenziale presieduta
da Benedetto XVI, sullo sfondo della GMG diocesana
Per molti dei giovani che si preparano a celebrare fra tre giorni, Domenica delle
Palme, la 22.ma GMG a livello diocesano, il pomeriggio di oggi ha in serbo un appuntamento
importante. Benedetto XVI presiederà per loro, in San Pietro, una Celebrazione penitenziale
alle ore 18, che sarà radiotrasmessa in diretta dalla nostra emittente a partire dalle
17.20, con commento in italiano per la zona di Roma, sull'onda media di 585 kHz e
in modulazione di frequenza di 105 MHz. Prima di entrare in Basilica, è previsto un
saluto del Papa ai giovani che seguiranno la cerimonia in Aula PAolo VI. Sul significato
della confessione, Fabio Colagrande ha sentito il pensiero del liturgista mons.
Luigi Ginami, già docente del Sacramento della Riconciliazione e dell'Ordine al
Pontificio Collegio Sant'Anselmo di Roma:
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R.
- Se entriamo in una delle nostre chiese e cominciamo a guardare, la domenica, la
frequenza alla fila delle comunioni, è normalmente una buona fila. Ma se guardiamo
la fila di fronte ai confessionali, vediamo che la fila è minore. Oggi, i cattolici
sentono ancora desiderio di accostarsi al Sacramento dell’Eucaristia. Forse sentono
di meno il desiderio di accostarsi al Sacramento della Riconciliazione. Quando è necessario
confessarsi? Quando commettiamo un peccato mortale, e non è possibile ricevere il
sacramento dell’Eucaristia senza una confessione del peccato mortale compiuto. Ancora,
la Chiesa ci dice che è importante confessarci almeno una volta all’anno per la Pasqua.
Questo è ciò che è sufficiente, ciò che è minimo, ma nella vita della Chiesa forse
potrebbe diventare un auspicio che, come frequentemente i cristiani si accostano al
Sacramento dell’Eucaristia, così frequentemente si accostino al Sacramento della Confessione.
D. - Quale tipo di preparazione deve avere il sacerdote per svolgere questo
compito sacramentale? E soprattutto è difficile avere questa preparazione?
R.
- Il catechismo della Chiesa cattolica ci dice che il sacerdote quando esercita questo
ministero deve essere un buon pastore, deve essere un buon samaritano e deve essere
anche giusto giudice. Io avvicinerei a queste tre immagini un’altra immagine molto
bella, presa questa volta dal Concilio di Trento, che paragona il penitente ad un
ammalato, e, dunque, di riflesso il sacerdote è un medico. Questa bellissima immagine
di un sacerdote medico dell’anima ci dice chi è il sacerdote quando dà l’assoluzione.
Penso che invece si debba riscoprire assolutamente una profonda ed adeguata preparazione
dottrinale, una profonda ed adeguata preparazione umana, che però non si sostituiscono
ad un’altra importantissima preparazione, che è il nostro rapporto con il Sacramento
della Rriconciliazione. In altre parole, penso si impari a gustare il Sacramento della
Riconciliazione non solo nel meraviglioso momento in cui concediamo la grazia dell’assoluzione
- dando appunto alla persona una vita nuova - ma gustando prima di tutto noi questo
Sacramento, cioè diventando noi, prima di tutto, penitenti. Nella misura in cui noi
saremo penitenti, saremo anche dei bravi ministri di questo Sacramento, dando l’assoluzione.