L'inferno esiste, ed è per quanti chiudono il cuore all'amore di Dio. Il commento
del priore di Bose, Enzo Bianchi, alle parole del Papa
Hanno suscitato numerosi commenti, di vario genere, le parole del Papa sull’esistenza
dell’inferno, pronunciate ieri durante la Messa nella parrocchia romana di Santa Felicita
e Figli Martiri. Benedetto XVI ha ricordato che Gesù è venuto “per dirci che ci vuole
tutti in Paradiso e che l’inferno, del quale poco si parla in questo nostro tempo,
esiste ed è eterno per quanti chiudono il cuore al suo amore”. Su queste parole ascoltiamo
la riflessione del priore della Comunità ecumenica di Bose, Enzo Bianchi, intervistato
da Sergio Centofanti: **********
R.
- Innanzitutto il Papa ha ricordato lo stesso messaggio che in altri termini dice
Paolo nella lettera a Timoteo: Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati. Questa
è la volontà di Dio e Gesù è venuto per dirci questa verità e per indicarci una strada
di salvezza. Indubbiamente c’è anche da ricordare, come hanno fatto i profeti, come
ha fatto Gesù stesso, che ci sarà però un giudizio di Dio. Se non ci fosse il giudizio,
la nostra vita sarebbe assurda, significherebbe che tutti possiamo vivere come vogliamo,
senza gli altri, contro gli altri, facendo del male e avere lo stesso esito. Il Papa
ha fatto quindi bene a ricordare che c’è la possibilità dell’Inferno, la possibilità
di scegliere da parte dell’uomo una via mortifera che lo porta a questa assenza di
Dio, perché l’Inferno è assenza di Dio, è assenza di vita, è assenza di amore. E’
triste che ci si stupisca di questo, il problema è che oggi non si predica più, purtroppo
il giudizio lo si ricorda poco all’interno delle nostre assemblee ecclesiali. Ma se
non c’è il giudizio finale, universale, come potrebbe esserci un senso alla nostra
vita con un esito uguale per chi è stato oppressore, per chi è stato violento, per
chi è stato assassino e per chi è stato vittima? Il Papa ha fatto molto bene a ricordare
questo. Ciò non toglie che come molti santi, molti mistici e soprattutto un ultimo
teologo carissimo a Benedetto XVI, von Balthasar, ci chiedono di sperare per tutti.
Non si tratta di negare l’Inferno, di negare questa condizione senza Dio perché è
nelle parole di Gesù, ma si tratta certamente di sperare, di chiedere a Dio che la
sua misericordia nel giudizio, operi quello che per noi è impossibile: la salvezza
di tutti. Questo non significa relativizzare l’Inferno o pensare che dunque c’è un
esito comune per tutti gli uomini. Ben vengano le parole di Benedetto XVI.
D.
– Quindi l’Inferno è legato alla libertà...
R. –
L’Inferno è legato alla libertà di ciascuno di noi perché anche se noi siamo attirati,
sedotti dal male, noi possiamo certamente resistervi ed in ogni caso chiedere la misericordia
di Dio. Ma se uno non resiste al male, anzi si dà in balia del male liberamente e
non pensa neanche di avere bisogno della misericordia di Dio, l’esito sarà una vita
senza Dio, senza vita, senza amore, cioè quello che all’interno delle Scritture viene
chiamato l’Inferno, dove regna la morte, non regna l’amore, non c’è la presenza di
Dio.