Il Papa incontra Comunione e Liberazione: testimoniate “la bellezza di essere cristiani”
Attraverso don Luigi Giussani ”lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa … un Movimento
… che testimoniasse la bellezza di essere cristiani”. Ha ricordato così l’opera del
fondatore della Fraternità di Comunione e Liberazione, Benedetto XVI, stamani in Piazza
San Pietro, in occasione del XXV anniversario del riconoscimento pontificio del Movimento
diffuso oggi in 80 Paesi. All’incontro hanno preso parte almeno 70 mila persone. Il
servizio di Tiziana Campisi:
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Nei
giovani ha ridestato “l’amore verso Cristo ‘Via, Verità e Vita’, ripetendo che solo
Lui è la strada verso la realizzazione dei desideri del cuore dell’uomo”. È uno dei
frutti dell’originale intuizione pedagogica di don Luigi Giussani, il sacerdote che
ha riproposto “in modo affascinante e in sintonia con la cultura contemporanea, l’avvenimento
cristiano … come fonte di nuovi valori e capace di orientare l’intera esistenza”.
Benedetto XVI ha usato queste parole per sintetizzare quanto abbia dato alla Chiesa
il fondatore di Comunione e Liberazione, al quale, ha detto, è stato legato da amicizia:
“Lo
Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa, attraverso di lui, un Movimento, il vostro,
che testimoniasse la bellezza di essere cristiani in un'epoca in cui andava diffondendosi
l’opinione che il cristianesimo fosse qualcosa di faticoso e di opprimente da vivere”. Il
ricordo del Papa è andato poi al giorno del funerale di don Giussani, il 24 febbraio
di due anni fa, quando come cardinale Ratzinger ebbe a descrivere l’esperienza del
sacerdote lombardo, “cresciuto in una casa povera di pane, ma ricca di musica”: “Sin
dall'inizio fu toccato, anzi ferito, dal desiderio della bellezza, non di una bellezza
qualunque. Cercava la Bellezza stessa, la Bellezza infinita che trovò in Cristo”.
“L’avvenimento, che ha cambiato la vita del Fondatore - ha proseguito
il Santo Padre – ha ‘ferito’ anche quella dei moltissimi suoi figli spirituali”, e
ha originato “molteplici esperienze religiose ed ecclesiali”. Una ricca realtà fra
i diversi Movimenti ecclesiali che Benedetto XVI ha definito “segno della fecondità
dello Spirito del Signore perché si manifesti nel mondo la vittoria di Cristo risorto
e si compia il mandato missionario affidato a tutta la Chiesa”. E “nella Chiesa -
ha spiegato poi il Papa - non c’è contrasto o contrapposizione tra la dimensione istituzionale
e la dimensione carismatica di cui i Movimenti sono un’espressione significativa
perché entrambe - ha detto ancora il Santo Padre - sono coessenziali alla costituzione
divina del Popolo di Dio. Ambedue concorrono insieme a rendere presente il mistero
e l’opera salvifica di Cristo nel mondo”:
“Se il Signore ci dà nuovi
doni dobbiamo esserne grati, anche se talora sono scomodi. Al tempo stesso, poiché
la Chiesa è una, se i Movimenti sono realmente doni dello Spirito Santo, devono inserirsi
nella Comunità ecclesiale e servirla così che, nel dialogo paziente con i Pastori,
essi possano costituire elementi edificanti per la Chiesa di oggi e di domani”.
E
nel suo saluto rivolto a Benedetto XVI don Julian Carron, oggi alla guida del Movimento,
ha voluto evidenziare che per Comunione e Liberazione vivere la fede in Cristo coincide
con l’esaltazione dell’umano, quindi ha specificato cosa ha mosso don Giussani:
"Egli
era convinto che solo una proposta rivolta alla ragione e alla libertà e verificata
nell'esperienza, fosse in grado di interessare l'uomo. Così ci ha mostrato come è
possibile vivere la fede da uomini, nel pieno uso della ragione, della libertà e della
affezione".
“‘Andate in tutto il mondo a portare la verità, la bellezza
e la pace, che si incontrano in Cristo Redentore’”: queste le parole di Gesù che don
Giussani ha fatto diventare il programma di Comunione e Liberazione, ha concluso il
Papa che così ha esortato gli aderenti al Movimento:
“Quest’oggi, io
vi invito a continuare su questa strada, con una fede profonda, personalizzata e saldamente
radicata nel vivo Corpo di Cristo, la Chiesa, che garantisce la contemporaneità di
Gesù con noi”.
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Ma cosa vuol dire oggi essere parte
del movimento di Comunione e Liberazione ? Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte
da Marina Tomarro:
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R. – E’ un segno di appartenenza molto importante, di un ideale, di una
fede comune e di una forza che ti fa vivere meglio.
R.
– Per me è importante stare in una comunità che mi aiuta a crescere e a portarmi avanti
in un cammino di fede. Grazie a questi amici io riesco a ricordarmi tutti i giorni
di andare in una certa direzione, cosa che magari da solo non riuscirei a fare.
R.
– Io personalmente ho incontrato Comunione e Liberazione dopo che ero già sacerdote
in mezzo a delle difficoltà. Incontrare Comunione e Liberazione è stato rinnovare,
ringiovanire, rinfrescare proprio la mia vocazione.
R.
– Vuol dire far parte di una compagnia di amici che vogliono essere sempre di più
il sale della terra.
R. – E’ proprio un’amicizia
grande che ti accompagna per tutta la vita. E’ un’educazione che ti fa crescere bene.
D.
– Ma quanto è importante la figura di don Giussani?
R.
– La figura di don Giussani è una figura eccezionale, per quello che ha fatto, per
quello che sta continuando a fare anche da quando non c’è più. Per me don Giussani
rappresenta sicuramente un avvicinarmi a Cristo.
D.
– Cosa vuol dire essere qui oggi per incontrare il Santo Padre?
R.
– L’incontro con il Papa di oggi è il rinnovarsi e la conferma della nostra fedeltà
a lui, alla sua persona e al suo magistero.
R. –
E’ una grande emozione ed un senso di comunione anche con lui che è molto importante
per guidare il nostro cammino di fede.
R. – E’ come
incontrare un amico che ti aiuta, che ti indica la via. Io nel cuore ho questi sentimenti.
R.
– Siamo venuti qua per incontrare il successore di Pietro. E’ la prima volta, tra
l’altro, che vengo a Roma in un’occasione come questa e quindi per me l’emozione più
grande è proprio stare qui a sentire per capire cosa mi vuol dire.
R.
– Cristo c’è veramente ed è proprio presente nella mia vita. E l’incontro con il Papa
è la conferma e la certezza che Cristo c’è e la Chiesa vive ancora dopo duemila anni.