2007-03-24 13:01:56

Giornata mondiale per la lotta alla Tubercolosi: un milione e 600 mila i morti ogni anno


E’ la malattia della povertà per eccellenza ed è essa stessa causa di povertà, tanto che Benedetto XVI, in occasione della Giornata mondiale, che si celebra oggi, ha lanciato un appello “affinché si sostenga chi ne soffre”. Stiamo parlando della tubercolosi, patologia concentrata soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, che però non risparmia anche i Paesi industrializzati, tanto che lo slogan scelto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l'OMS, è: “Ovunque sia, la tubercolosi è dappertutto”. Nel suo messaggio per la Giornata, il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, ha ricordato che la Chiesa è in prima linea nella cura dei malati di tubercolosi con i suoi numerosi centri sanitari sparsi per il mondo; il porporato afferma inoltre che “la collaborazione tra lo Stato e la società civile deve avere sempre come proprio centro di gravità il bene della persona che soffre e necessita di scelte improntate alla sussidiarietà nel rapporto tra Stato, famiglia e persona”. Antonella Villani ha chiesto a Mario Raviglione, direttore del dipartimento dell’OMS per la lotta alla tubercolosi, quale sia la situazione della malattia nel mondo: RealAudioMP3
 
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R. – La tubercolosi colpisce tutti i Paesi, soprattutto i giovani adulti, cioè le fasce economicamente più importanti. E se poi andiamo a vedere il peso relativo, allora vedremo che nei Paesi in via di sviluppo abbiamo praticamente oltre il 90 per cento dei casi. Inoltre, noi stimiamo che vi siano ogni anno un milione e 600 mila morti da tubercolosi, malattia, tra l’altro, perfettamente guaribile.

 
D. – Quali sono i Paesi più a rischio?

 
R. – I Paesi in via di sviluppo sono tutti a rischio. I due terzi di tutti i casi di tubercolosi al mondo, su questi 8,8 milioni di nuovi casi all’anno, sono in Asia; un 28 per cento sono in Africa e il resto è distribuito tra Nord Africa, Medio Oriente, Europa ed America Latina. I tassi più elevati per cento mila abitanti sono di gran lunga quelli presenti in Africa.

 
D. – Ha accennato anche all’Europa, quindi la situazione nel nostro continente qual è?

 
R. – Nella Comunità Europea ci sono quasi centomila casi di tubercolosi ogni anno. La situazione più seria, però, è quella dell’Europa dell’Est, cioè i Paesi dell’ex Unione Sovietica, dove i tassi sono estremamente elevati e dove è comparsa una forma di tubercolosi ai massimi livelli al mondo e resistente ai farmaci di prima linea. Più recentemente, è comparsa una nuova forma di tubercolosi, multifarmaco resistente, che, in più, ha anche resistenza ai farmaci cosiddetti di seconda linea, e cioè a quelle che erano in pratica le ultime speranze per il trattamento dei malati multiresistenti.

 
D. – Altro problema è che AIDS e tubercolosi sono due malattie che spesso si associano nel mietere vittime…

 
R. – Questo è stato visto soprattutto nel continente africano, dove l’epidemia di AIDS è molto frequente e questo ha contribuito ad un aumento drastico dei casi in Africa, soprattutto negli ultimi 15-20 anni, cosa che probabilmente si sta livellando. Se questo avviene, allora ci sarà qualche speranza anche in Africa. L’epidemia africana è, dunque, trainata da quella dovuta all'HIV.

 
D. – A questo punto che fare per sconfiggere questa malattia?

 
R. – Esiste una strategia che l’OMS ha propagato a partire dall’anno scorso, che si chiama “Stop Tb”, che guarda anche all’interazione tubercolosi-AIDS, alla presenza della multifarmaco resistenza e la resistenza estrema, al coinvolgimento del settore privato, al coinvolgimento delle comunità affette da tubercolosi, e guarda pure alla ricerca. Il posto di messa a punto di questa strategia in tutti i Paesi è stato stimato come parte di un piano globale 2006-2015, il quale richiederà 5 miliardi di dollari all’anno, di cui oltre la metà sono quelli che, noi prevediamo, i Paesi in via di sviluppo soprattutto debbano mettere a disposizione. Il resto deve venire per forza di cose dalla comunità internazionale, perché questo è un problema globale.

 
D. – Il piano globale tubercolosi prevede l’eliminazione di questa malattia nel 2050, ce la faremo?

 
R. – Fino al 2015 il piano è preciso. In questo piano ci sono 9 miliardi di dollari che sono previsti per la ricerca in questo decennio. Se la ricerca produrrà nuovi mezzi diagnostici che permettano di diagnosticare la malattia molto più rapidamente di quello che si può fare attualmente, nuovi farmaci che permettano il trattamento anche delle forme resistenti, ma soprattutto l’accorciamento dei sei mesi di terapia attuali e soprattutto un nuovo vaccino, che permetta di vaccinare la popolazione mondiale, allora si potrà sperare di arrivare al 2050 con una situazione di tubercolosi molto meno importante di quella che abbiamo attualmente.

 
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