Nuovi scontri e morti nella Repubblica Democratica del Congo
Torna la violenza nella Repubblica Democratica del Congo. Scontri a Kinshasa tra governativi
ed ex ribelli provocano almeno sette morti e decine di feriti. Il servizio di Giancarlo
La Vella.
********** Pochi mesi dopo le elezioni del novembre scorso,
che avevano visto la riconferma del presidente in carica Joseph Cabila, la situazione
è precipitata ieri a Kinshasa. Governativi e sostenitori dell'ex capo ribelle ed ex
vicepresidente, Jean-Pierre Bemba, si sono affrontati, causando almeno sette morti,
decine di feriti e danni ingenti a numerosi edifici. Evacuate oltre 600 persone, perlopiù
dipendenti dell'ONU e di ambasciate. Stamani le autorità del governo dell’ex Zaire
hanno emesso un mandato di arresto per “alto tradimento” nei confronti di Bemba, candidato
sconfitto alle presidenziali, il quale si è poi rifugiato nell'ambasciata sudafricana
a Kinshasa, secondo quanto confermato da un portavoce del ministero degli Esteri del
Sudafrica a Johannesburg. Ma quali sono i motivi all’origine dell’esplosione delle
proteste? Lo abbiamo chiesto al religioso dei Padri Bianchi, padre Italo Iotti,
dal 1970 missionario nelle Repubblica Democratica del Congo:
R. – Bemba
ha tantissimi soldati come guardie personali. Ha, quindi, una specie di milizia. Il
governo vuole che queste cose finiscano e ha dato un ultimatum: ha deciso di far rientrare
tutti i soldati in caserma. Il signor Bemba dice che non si sente sicuro con una piccola
guardia personale. La confusione, quindi, è nata così. Adesso è una prova di forza.
Questa notte c’è stato anche il tentativo riuscito di saccheggio da parte di ragazzi
di strada. Credo che la confusione si stia allargando anche in altri punti della città.
Il riflusso della gente che veniva dal centro ha creato un certo nervosismo anche
nelle nostre periferie.
D. – C’è il rischio che si
torni ai tempi drammatici della guerra civile?
R.
– No, non credo, perché le elezioni sono state accettate dalla grande maggioranza
della popolazione. C’è una parte, però, che non le accetta e spera che le cose vadano
male. Non credo saranno sommosse sufficienti per creare una specie di rivoluzione
o di guerra civile. Qui a Kinshasa evidentemente ci sono tanti giovani che non accettano
il presidente attuale. Ad ogni modo credo non ci sia pericolo di una guerra civile,
ma piuttosto di saccheggi anche nelle periferie.
D.
– Qual è la situazione della Chiesa locale e dei missionari dopo le ultime elezioni?
R.
– La situazione della Chiesa è una situazione di prudenza e di incoraggiamento, anche
ad una ripresa della vita sociale più organizzata di prima. Quindi, noi abbiamo speranza
nel nuovo governo. Vedremo, vedremo… **********