Nella Giornata mondiale dell’acqua, il richiamo del Papa a garantire questo diritto
fondamentale all’intera famiglia umana
“L’acqua è un diritto inalienabile”: così il Papa in un messaggio, a firma del cardinale
Tarcisio Bertone segretario di Stato, per la Giornata mondiale dell’acqua, richiamando
“una responsabilità condivisa” per gestire “questa risorsa preziosa” in modo “tale
da permettere a tutti di accedervi, soprattutto a quelli che vivono in condizioni
di povertà”, “un imperativo morale e politico in un mondo che dispone di livelli di
conoscenza e di tecnologie capaci di porre fine alle situazioni di penuria d’acqua”.
“Tutti siamo chiamati a modificare il nostro modo di vivere in uno sforzo educativo
capace di restituire a questo bene comune dell’umanità il valore e il rispetto che
merita”. “Una sfida socio-economica, ambientale ed etica, che concerne non solo le
istituzioni, ma la società intera”. “Affrontare la penuria d’acqua” è stato il tema
al centro della Conferenza internazionale organizzata oggi a Roma dalla FAO, presente
mons. Renato Volante, osservatore permanente della Santa Sede, presso l’Organizzazione
delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione. Il servizio di Roberta
Gisotti: **********
“Ogni
Goccia d’acqua conta”, il motto di questa Giornata. Per questo è necessario rafforzare
il governo condiviso – secondo principi di equità – di questa risorsa, ha raccomandato
il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon, in un video-messaggio che ha aperto la
Conferenza dedicata alla “più grande sfida di questo secolo”, come Jacques Diouf,
direttore generale delle FAO ha definito la crisi idrica, che oggi colpisce 1 miliardo
e 100 milioni di persone, che non dispongono di almeno 20 litri d’acqua indispensabili
per bere, cucina e assicurare l’igiene quotidiana.
Una crisi idrica, ha sottolineato
Diouf, collegata innanzitutto con la povertà - sono ancora oggi 850 milioni gli affamati
nel mondo - e se è cresciuta la domanda di acqua per la pressione demografica – è
triplicata la popolazione globale nell’ultimo secolo – e a questo si è aggiunto il
grande sviluppo industriale nei Paesi più ricchi e non solo, la crescente urbanizzazione,
ed ancora il degrado ambientale e i cambiamenti climatici – manca però ancora una
gestione saggia di questa risorsa sia a livello internazionale per i tanti bacini
idrici condivisi tra più Paesi, che a livello nazionale dove si riscontrano sperequazioni
tra regioni, che anche a livello locale dove si consumano sprechi e perdite. “Regna
il caos – ha denunciato Diouf – e il potere del più forte s’impone”, mentre mancano
adeguati strumenti normativi.
Ma “l’acqua è un bene comune della famiglia umana
– ha ricordato mons. Renato Volante, latore del Messaggio di Benedetto XVI:
“l’acqua non può essere trattata come una semplice merce ed il suo uso deve essere
razionale e solidale”, ha ribadito il presule a nome del Papa:
R. - L’acqua
è uno dei diritti umani fondamentali, deve essere motivo di solidarietà e di compartecipazione,
di amicizia, di sforzi comuni, un aiuto per evitare conflitti, egoismi, un elemento
del quale tutti siamo responsabili, sia nei luoghi dove l’acqua è ancora abbondante
sia in quelli nei quali essa manca.
D. – E’ importante
ribadire che è un diritto fondamentale in tempi in cui sappiamo che ci sono molte
diatribe e pressioni per privatizzare invece questo bene...
R.
- Nel messaggio viene chiaramente detto quello che fa parte della dottrina sociale
della Chiesa, cioè che l’acqua è un bene comune, un diritto fondamentale, come è un
diritto fondamentale il diritto alla vita e senza acqua non ci può essere vita.
Concordi
tutti i relatori della Conferenza – tra cui anche il premio Nobel Rita Levi Montalcini
- che occorra passare dalle parole ai fatti, perché la politica può dare risposta
a questa crisi, ha ripetuto Louis Michel, Commissario Europeo per lo sviluppo e gli
aiuti umanitari: ma sono davvero alti i rischi che l’acqua venga asservita ad interessi
economici di pochi a danno ancora una volta della massa dei più bisognosi del Pianeta.
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Il tema della Giornata riguarda dunque la scarsità dell'acqua nel mondo. A
questo proposito Antonella Villani ha chiesto a Pasquale Speduto, presidente
di UN-Water, l’organismo dell’ONU che si occupa di monitorare le decisioni in materia
di risorse idriche, se queste stiano davvero finendo:
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R.
– Il problema è che a fronte di una quantità 'finita' di risorse idriche c’è un continuo
aumento di domanda dovuto all’aumento della popolazione, allo sviluppo, al cambio
della dieta, all’aumento dello standard di vita e, dall’altro lato, c’è il problema
dell’inquinamento di queste acque. Quindi, non sono solo 'finite' nella loro quantità
totale, ma sono in via di degrado.
D. – Quali sono
le regioni del mondo che soffrono maggiormente la mancanza cronica dell’acqua?
R.
– Le regioni del Nord Africa, del vicino Oriente, le zone aride del Mediterraneo,
ma anche alcune aree del Sud America, dove c’è una forte scarsità d’acqua da un punto
di vista fisico. Ci sono anche aree, come l’Africa subsahariana, dove ci sono alcune
risorse idriche, ma non ci sono abbastanza infrastrutture per poter raccogliere quest’acqua,
controllarla, utilizzarla per l’irrigazione e così via.
D.
– In quanti di questi Paesi si possono generare conflitti per la spartizione dell’acqua?
R.
– A livello mondiale ci sono 263 casi di bacini trasfrontalieri. L’acqua può diventare
fattore più di cooperazione che di conflitto. E’ chiaro, però, che se la scarsità
va continuamente aumentando, il rischio di conflittualità aumenta.
D.
– Acqua, siccità, ma anche uragani, inondazioni, inquinamento, come diceva lei prima.
Natura infausta o colpa dell’uomo?
R. – Queste estremizzazioni,
la siccità da un lato e le inondazioni dall’altro, vanno a peggiorare una situazione
di scarsità idrica. L’uomo senz’altro ha una sua responsabilità. Può, però, se ha
buon senso, entrare in un discorso di analisi, di capacità di cooperazione, in modo
da poter fronteggiare tutte queste condizioni disastrose.
D.
- In Europa, forse, si sente di nuovo molto il problema dell’acqua a livello di inquinamento
fluviale, basti pensare al bacino del Danubio…
R.
– Sì, bisogna ridurre il livello di inquinamento di queste acque, altrimenti non solo
si va incontro ad una scarsità, in questo caso dovuta alla bassissima qualità dell’acqua,
ma anche ad un impatto ambientale dell’ecosistema, che purtroppo è insostenibile.
D.
– A questo punto, che fare per conservare questo bene così prezioso? R.
– Tutte le nazioni, anche il singolo individuo, devono ridare il valore che questo
fattore ha in tutti i settori della vita. Dall’igiene alla sanità, alla produzione
del cibo, alla conservazione dell’ambiente, l’acqua rimane un fattore estremamente
importante. Allora, ci vuole, da un lato, una grossa consapevolezza dei rischi cui
si sta andando incontro. Dall’altro, ridurre gestioni non appropriate e ridurre il
livello di inquinamento delle acque stesse. C’è la tecnologia, ma ci vuole anche un
intervento politico. A pagare di più è la cooperazione, perché quando ci si mette
insieme e si valutano tutte le opportunità per fronteggiare la scarsità, si nota che
c'è un miglioramento dell’efficienza dell’uso dell’acqua nei vari settori e lo scambio
commerciale aiuta moltissimo ad importare prodotti piuttosto che produrli dove acqua
non ce n’è. Quindi, ci sono diverse occasioni. Lo si può fare, però, solo se si coopera.