La Pontificia Accademia per la Vita risponde alle interpretazioni "fuorvianti" della
Dichiarazione finale della sua XIII Assemblea generale
In seguito ad alcune interpretazioni - palesemente parziali e fuorvianti - dei contenuti
della Dichiarazione finale della XIII Assemblea Generale, apparse in questi giorni
su alcuni organi d'informazione italiani, La Pontificia Accademia per la Vita (PAV)
desidera puntualizzare quanto segue:
1. la Dichiarazione finale è un breve
documento di sintesi che, ogni anno, viene pubblicato a conclusione dei lavori dell'Assemblea
Generale della PAV, in forma di messaggio, allo scopo di presentare al pubblico i
principali risultati delle sessioni di studio. Come è noto, quest'anno, il Congresso
internazionale organizzato in occasione dell'Assemblea ha riflettuto sul tema "La
coscienza cristiana a sostegno del diritto alla vita" ed ha registrato un'ampia presenza
di studiosi e partecipanti da tutto il mondo (oltre trenta Paesi dai cinque continenti).
Appare, pertanto, del tutto scontato ed inequivocabile il carattere d'indirizzo universale
di quanto riportato dalla suddetta Dichiarazione Finale, come peraltro risulta chiaramente
dal testo, che recita: "La Pontificia Accademia per la Vita desidera offrire alla
riflessione della comunità ecclesiale, alla comunità civile ed ad ogni persona di
buona volontà le seguenti considerazioni" (Dich. Fin. , 1), e come si addice di consuetudine
ad un organismo legato alla Santa Sede. Di conseguenza, ogni interpretazione che tenda
a considerare quanto proposto nel documento come se fosse rivolto ad una nazione in
particolare risulta del tutto errata e, talvolta, mostra il sapore di una forzatura
un po’ "provinciale".
2. La PAV è un organismo legato alla Santa Sede, che
ha finalità specifiche di studio e di ricerca sui temi della vita. Il valore dei suoi
testi e dei risultati dei suoi studi si basa sostanzialmente sulla correttezza scientifica
dei dati presentati e sull'argomentazione bioetica che in essi viene proposta. Inoltre,
la PAV ha il compito di diffondere, mettendoli a disposizione della comunità ecclesiale
e civile, i risultati del suo lavoro. Concretamente, questo significa mettere in evidenza,
accanto ai dati della scienza, anche i problemi bioetici connessi con le tematiche
fatte oggetto di studio. Tale prospettiva si è verificata anche nella Dichiarazione
di quest'anno, in particolare a proposito del delicato problema del ricorso all'obiezione
di coscienza nell'ambito della tutela della vita umana (Dich. Fin., n. 6). In essa,
è contenuta un'esortazione generale a sollevare un problema di coscienza di fronte
alla possibile cooperazione con quegli atti, privati o pubblici, che costituissero
un attentato all'integrità ed alla dignità della vita umana individuale e, laddove
non vi fossero alternative, a considerare il ricorso all'obiezione di coscienza. Interpretare
una tale esortazione, rivolta a tutti coloro che, nel mondo, hanno parte attiva nelle
decisioni ed azioni che riguardano la vita umana e la sua tutela, come un "attentato"
alla sovranità dello stato o addirittura come un'istigazione a commettere reato, francamente
risulta iperbolico, strumentale e, soprattutto, poco incline alla garanzia effettiva
di quella libertà di pensiero e di espressione che costituisce il requisito necessario
di ogni società autenticamente democratica.
3. Alla PAV, così come agli altri
organismi della Santa Sede, non appartengono in alcun modo finalità di intervento
politico o di interferenza con i processi democratici dello Stato, in nessun Paese
del mondo. Spetta ai laici cattolici ed ad ogni persona di buona volontà, secondo
le proprie responsabilità sociali, il compito di trovare le vie concrete e possibili
per tradurre in pratica le esigenze che scaturiscono dal riconoscimento della dignità
di ogni essere umano e del valore inviolabile della sua vita. Ma la PAV ritiene
di avere anch'essa il diritto (che peraltro essa considera come un dovere) di contribuire
a richiamare ed incoraggiare ciascuno ad esercitare la propria responsabilità in ordine
alla tutela della vita umana individuale, ben consapevole del fatto che, talvolta,
l'esercizio concreto di tale responsabilità ha dei costi personali anche pesanti.
4.
Alla luce di queste precisazioni, la PAV ribadisce il suo impegno per continuare a
contribuire, mediante i suoi studi e le sue ricerche, ad una più approfondita comprensione
del mistero della vita umana, in uno stile di dialogo costruttivo e fecondo con ogni
persona o istituzione che abbia a cuore la dignità dell'uomo e riconosca nella vita
umana un bene fondamentale. La ricerca comune della verità, perseguita con onestà
intellettuale e rettitudine morale, nel rispetto delle diverse visioni, sarà la strada
migliore per raggiungere mete comuni al servizio del bene autentico di ogni essere
umano. Città del Vaticano, 21 marzo 2007