Iraq: I cristiani costretti a pagare i musulmani per la propria fede
BAGHDAD, 20mar07 - “I sudditi non musulmani devono pagare il tributo al jihad se
vogliono avere il permesso di continuare a vivere e professare la loro fede in Iraq”.
Sono le direttive imposte dalle milizie islamiche ai cristiani di Baghdad e di Mosul,
che si vedono inoltre costretti a lasciare le loro case perché lettere minatorie ne
assegnano già la proprietà a cittadini musulmani. A darne notizia è il sito in arabo
Ankawa.com, che riporta le testimonianze di diversi iracheni fuggiti ad Erbil,
nella regione semi autonoma del Kurdistan. I cristiani iracheni, dunque, si vedono
costretti all’obbligo del pagamento della jizya, l'imposta di “compensazione” chiesta
dal Corano ai sudditi non-musulmani “protetti” tuttavia dalla umma islamica. La tassa
è stata riscossa dall’Impero ottomano fino al suo crollo nel 1918, ma ora dalle moschee
di Baghdad e di Mosul è partito l’ordine di introdurla di nuovo, “senza che le autorità
ne siano a conoscenza”. Come raccontano alcuni cristiani, si tratta di un tributo
alla guerra santa, che - secondo i jihadisti - protegge anche loro da aggressioni
esterne. Il denaro va consegnato alla moschea preposta, “con l’accortezza di non farsi
scoprire dal governo”. Altri racconti parlano poi di lettere lasciate nei giardini
di casa o all’ingresso delle abitazioni di cristiani in cui si avvertono le famiglie
di abbandonare le loro proprietà perché sono già state assegnate ad altri, di cui
nella missiva si riportano nomi e cognomi. (Asianews – MANCINI)